Al di là del senso comune che intende la memoria come la capacità di ricordare alcuni eventi del passato per trarne dati e conoscenza, gli studi sulla memoria corporea hanno profondamente modificato la concezione delle basi dell’esperienza del sé e dell’identità. Se le scoperte delle neuroscienze hanno saldato i meccanismi simbolici ed elaborativi della mente agli elementi psico-corporei, gli studi transgenerazionali e l’epigenetica evidenziano come le situazioni traumatiche vengano trasmesse di generazione in generazione. Di conseguenza la memoria periferica, quella corporea, porta tracce permanenti delle esperienze passate non solo relative all’individuo: la postura e i movimenti, ma anche le soglie percettive sono influenzate da situazioni di cui non necessariamente si ha esperienza diretta. Questo complesso sistema di risonanze e interconnessioni viene indagato da Camille de Toledo in Thésée, sa vie nouvelle (Verdier 2020; tr. it. di Alberto Folin: Da una vita all’altra, Neri Pozza 2021) in un testo denso che alterna paragrafi senza punti al verso libero, citazioni di documenti a immagini. La decisione del protagonista di lasciare la città dell’Ovest – Parigi – per la città dell’Est – Berlino – con tre scatoloni che racchiudono il suo passato familiare e i tre figli che rappresentano il futuro vorrebbe essere un nuovo inizio, una reinvenzione. Ma il suo corpo lo costringe a intraprendere un’indagine del passato e a “riaprire le finestre del tempo”, operazione che nell’opera corrisponde all’apertura degli scatoloni e alla disseminazione fisica dell’archivio sul pavimento. I documenti e soprattutto le fotografie divengono pieces of evidence che permettono di ricostruire la filiazione e di riconoscere come il corpo rappresenti un involucro e una cristallizzazione dei legami familiari. E proprio sul ruolo della foto nel testo e nel processo memoriale che ne è alla base si intende soffermarsi in questo articolo.
L'archivio rovesciato sul suolo tedesco. Memoria del corpo e memoria del testo in Camille de Toledo
Piva, Marika
2023
Abstract
Al di là del senso comune che intende la memoria come la capacità di ricordare alcuni eventi del passato per trarne dati e conoscenza, gli studi sulla memoria corporea hanno profondamente modificato la concezione delle basi dell’esperienza del sé e dell’identità. Se le scoperte delle neuroscienze hanno saldato i meccanismi simbolici ed elaborativi della mente agli elementi psico-corporei, gli studi transgenerazionali e l’epigenetica evidenziano come le situazioni traumatiche vengano trasmesse di generazione in generazione. Di conseguenza la memoria periferica, quella corporea, porta tracce permanenti delle esperienze passate non solo relative all’individuo: la postura e i movimenti, ma anche le soglie percettive sono influenzate da situazioni di cui non necessariamente si ha esperienza diretta. Questo complesso sistema di risonanze e interconnessioni viene indagato da Camille de Toledo in Thésée, sa vie nouvelle (Verdier 2020; tr. it. di Alberto Folin: Da una vita all’altra, Neri Pozza 2021) in un testo denso che alterna paragrafi senza punti al verso libero, citazioni di documenti a immagini. La decisione del protagonista di lasciare la città dell’Ovest – Parigi – per la città dell’Est – Berlino – con tre scatoloni che racchiudono il suo passato familiare e i tre figli che rappresentano il futuro vorrebbe essere un nuovo inizio, una reinvenzione. Ma il suo corpo lo costringe a intraprendere un’indagine del passato e a “riaprire le finestre del tempo”, operazione che nell’opera corrisponde all’apertura degli scatoloni e alla disseminazione fisica dell’archivio sul pavimento. I documenti e soprattutto le fotografie divengono pieces of evidence che permettono di ricostruire la filiazione e di riconoscere come il corpo rappresenti un involucro e una cristallizzazione dei legami familiari. E proprio sul ruolo della foto nel testo e nel processo memoriale che ne è alla base si intende soffermarsi in questo articolo.File | Dimensione | Formato | |
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