Nell'ultimo decennio, grazie al contributo della psicologia positiva, si è cominciato a porre maggiore attenzione agli aspetti positivi della crescita e deUo sviluppo e alla loro relazione con i diversi contesti di vita, spostando il focus, nel corso dello sviluppo del bambino, dai deficit e dai problemi alla valorizzazione di una serie di risorse e capacità che sembrano agire come fattori di protezione dei problemi di adattamento e benessere psico-sociale, come il coraggio, l'ottimismo, la speranza, la perseveranza e le capacità interpersonali (Catalano, Berglund, Ryan, Lonczak, & Hawkin, 2004; Roberts, Brown, Johnson, &. Reinke, 2002). A riguardo, è ampiamente sottolineato che tali capacità e risorse dovrebbero essere promosse e sviluppate il prima possibile, già dalla prima infanzia, al fine di poter formare adulti che siano in grado di far fronte ad una società complessa come quella attuale, caratterizzata dalla presenza di crisi sociali, economiche ed ambientali più massicce e preoccupanti di quelle proprie del secolo passato (Nota & Soresi, 2015a). Tra tali costrutti, il coraggio, sebbene sia considerato come una delle principali virtù umane e i primi contributi risalgono al '400 a.c., (Dahlsgaard, Peterson, & Seligman, 2005), ha finora ricevuto una sporadica attenzione nella letteratura psicologica (Lopez, O'Byrne, & Peterson, 2003), e l'elaborazione di una definizione operazionale del costrutto è ancora oggetto di studio (Rate, Clarke, Lindsay, & Sternberg, 2007). Sebbene non vi sia accordo su una definizione di coraggio, Rate et al. (2007) hanno individuato alcuni elementi comuni in molte delle definizioni presenti neUa letteratura internazionale: intenzionalità; presenza di un rischio aggettivo per chi esegue l'atto coraggioso; motivazione a perseguire uno scopo nobile; e presenza di un'emozione personale di paura (Ginevra & Capezza, 2015; Pury & Hensel, 2010). In relazione a ciò, alcune delle definizioni più frequentemente citate sono queUe proposte da Rachman (1990) che considera U coraggio come la volontà e la capacità di affrontare una situazione che spaventa nonostante la presenza di paura, e da Woodard (2004) secondo il quale il coraggio è l'abilità di agire per una causa significativa (nobile, buona o concreta), nonostante si sperimenti la paura per una minaccia percepita che è superiore alle risorse disponibili.

Coraggio ed età evolutiva

Ginevra Maria Cristina;Santilli Sara;
2016

Abstract

Nell'ultimo decennio, grazie al contributo della psicologia positiva, si è cominciato a porre maggiore attenzione agli aspetti positivi della crescita e deUo sviluppo e alla loro relazione con i diversi contesti di vita, spostando il focus, nel corso dello sviluppo del bambino, dai deficit e dai problemi alla valorizzazione di una serie di risorse e capacità che sembrano agire come fattori di protezione dei problemi di adattamento e benessere psico-sociale, come il coraggio, l'ottimismo, la speranza, la perseveranza e le capacità interpersonali (Catalano, Berglund, Ryan, Lonczak, & Hawkin, 2004; Roberts, Brown, Johnson, &. Reinke, 2002). A riguardo, è ampiamente sottolineato che tali capacità e risorse dovrebbero essere promosse e sviluppate il prima possibile, già dalla prima infanzia, al fine di poter formare adulti che siano in grado di far fronte ad una società complessa come quella attuale, caratterizzata dalla presenza di crisi sociali, economiche ed ambientali più massicce e preoccupanti di quelle proprie del secolo passato (Nota & Soresi, 2015a). Tra tali costrutti, il coraggio, sebbene sia considerato come una delle principali virtù umane e i primi contributi risalgono al '400 a.c., (Dahlsgaard, Peterson, & Seligman, 2005), ha finora ricevuto una sporadica attenzione nella letteratura psicologica (Lopez, O'Byrne, & Peterson, 2003), e l'elaborazione di una definizione operazionale del costrutto è ancora oggetto di studio (Rate, Clarke, Lindsay, & Sternberg, 2007). Sebbene non vi sia accordo su una definizione di coraggio, Rate et al. (2007) hanno individuato alcuni elementi comuni in molte delle definizioni presenti neUa letteratura internazionale: intenzionalità; presenza di un rischio aggettivo per chi esegue l'atto coraggioso; motivazione a perseguire uno scopo nobile; e presenza di un'emozione personale di paura (Ginevra & Capezza, 2015; Pury & Hensel, 2010). In relazione a ciò, alcune delle definizioni più frequentemente citate sono queUe proposte da Rachman (1990) che considera U coraggio come la volontà e la capacità di affrontare una situazione che spaventa nonostante la presenza di paura, e da Woodard (2004) secondo il quale il coraggio è l'abilità di agire per una causa significativa (nobile, buona o concreta), nonostante si sperimenti la paura per una minaccia percepita che è superiore alle risorse disponibili.
2016
Il counselling in Italia. Funzioni, criticità, prospettive e applicazioni
9788867876402
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3494620
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