I tentativi di definizione dei rapporti tra l’Unione europea e gli Stati membri hanno sovente preso le mosse, in modo più o meno espresso, dal concetto di sovranità. Sono tentativi che tuttavia appaiono inadeguati a descrivere un paesaggio giuridico sempre più simile a un pluriverso e sempre meno ricapitolabile nelle logiche della statualità vestfaliana. Invero, seguendo un itinerario che attraversa le opere di alcuni dei massimi giuristi degli ultimi due secoli (da Savigny a Gerber, da Heller a Schmitt), si può giungere sorprendentemente alla conclusione che il concetto di sovranità sia tutt’altro che inespugnabile: può essere destrutturato e – se si vuole – demitizzato con un certo agio. Rimuovendo il cono d’ombra della sovranità, può scorgersi un principio piuttosto negletto nei dibattiti intorno alla natura giuridica dell’Unione europea: quello di solidarietà. È una parola, solidarietà, spesso abusata e fraintesa, della quale è ancora messo in dubbio (o misconosciuto) il valore giuridico. Vale la pena, allora, che la scienza del diritto pubblico si soffermi con consapevolezza su questo principio e sulla sua lunga traiettoria storico-concettuale: che ne vede le origini quale istituto di diritto privato romano in materia debitoria, una più precisa formulazione pubblicistica nelle dottrine solidaristiche dell’Ottocento e, infine, l’accoglimento quale principio fondamentale in molte costituzioni europee del dopoguerra nonché negli stessi Trattati europei. Un approdo, questo, non privo di ambiguità e contrasti, che rende vieppiù necessario un tentativo di chiarificazione teorica.

La solidarietà necessaria. Metamorfosi di un principio nell’orizzonte costituzionale europeo

Giovanni Comazzetto
2023

Abstract

I tentativi di definizione dei rapporti tra l’Unione europea e gli Stati membri hanno sovente preso le mosse, in modo più o meno espresso, dal concetto di sovranità. Sono tentativi che tuttavia appaiono inadeguati a descrivere un paesaggio giuridico sempre più simile a un pluriverso e sempre meno ricapitolabile nelle logiche della statualità vestfaliana. Invero, seguendo un itinerario che attraversa le opere di alcuni dei massimi giuristi degli ultimi due secoli (da Savigny a Gerber, da Heller a Schmitt), si può giungere sorprendentemente alla conclusione che il concetto di sovranità sia tutt’altro che inespugnabile: può essere destrutturato e – se si vuole – demitizzato con un certo agio. Rimuovendo il cono d’ombra della sovranità, può scorgersi un principio piuttosto negletto nei dibattiti intorno alla natura giuridica dell’Unione europea: quello di solidarietà. È una parola, solidarietà, spesso abusata e fraintesa, della quale è ancora messo in dubbio (o misconosciuto) il valore giuridico. Vale la pena, allora, che la scienza del diritto pubblico si soffermi con consapevolezza su questo principio e sulla sua lunga traiettoria storico-concettuale: che ne vede le origini quale istituto di diritto privato romano in materia debitoria, una più precisa formulazione pubblicistica nelle dottrine solidaristiche dell’Ottocento e, infine, l’accoglimento quale principio fondamentale in molte costituzioni europee del dopoguerra nonché negli stessi Trattati europei. Un approdo, questo, non privo di ambiguità e contrasti, che rende vieppiù necessario un tentativo di chiarificazione teorica.
2023
978-88-243-2791-6
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