La traslocazione antropogenico-mediata delle specie animali e vegetali in regioni geografiche al di fuori del loro areale nativo è considerata una delle caratteristiche ecologiche più distintive dell'era antropocenica. Un mondo sempre più globalizzato e soggetto a cambiamenti ambientali ha portato ad una crescente diffusione di specie aliene con una riorganizzazione mondiale della distribuzione di molte specie animali e vegetali con crescenti impatti economici. Alcune di queste specie aliene si sono dimostrate anche invasive per la loro spiccata attitudine predatoria nei confronti delle specie indigene o la competizione alimentare nei loro confronti fino al ruolo come serbatoi di patogeni trasmissibili ad elevato impatto sanitario sulle popolazioni autoctone. Il granchio blu (Callinectes sapidus), segnalato per la prima volta nelle acque del Mediterraneo negli anni ‘30 solo recentemente e grazie ai cambiamenti climatici si è diffuso notevolmente diventando pressoché ubiquitario nelle acque costiere nazionali e rappresentando attualmente una delle specie aliene invasive più impattanti sulla biodiversità del nostro territorio. I dati relativi ai patogeni trasmissibili potenzialmente veicolati da questa specie, già ampiamente riportati per il continente americano, sono invece pressoché inesistenti per quanto riguarda il Mediterraneo. Alla luce di questa carenza di informazioni si è deciso di intraprendere una preliminare indagine parassitologica volta ad individuare i parassiti presenti nelle popolazioni di C. sapidus prelevati da alcune zone costiere di Emilia Romagna e Veneto (Punta Marina (RA), Marina Romea (RA), Codigoro (FE), Rosolina (RO) per iniziare a caratterizzare i parassiti in grado di avere un impatto sia in sanità animale che in sanità pubblica, quest’ultimo aspetto legato alla grande potenzialità che C sapidus presenta dal punto di vista del consumo umano. L’indagine è stata improntata principalmente sulla ricerca di Hematodinium spp., protozoo di particolare interesse per quanto riguarda lo stato di salute delle popolazioni autoctone di crostacei in quanto potenzialmente capace di causare pesanti mortalità, e sulla ricerca di metacercarie di digenei di interesse ispettivo veterinario in quanto a potenziale carattere zoonotico. In totale sono stati campionati 41 esemplari di C. sapidus, 20 da Punta Marina, 11 da Marina Romea, 6 da Rosolina e 4 da Codigoro. I soggetti pescati sono stati immediatamente posti in un frigorifero portatile e il giorno seguente tutti gli esemplari sono stati sottoposti alle misurazioni biometriche e alle indagini parassitologiche ed istopatologiche: sono stati eseguiti il prelievo dell’emolinfa, l’esecuzione di uno striscio colorato con Hemacolor® per l’esame citologico, un esame microscopico a fresco delle branchie e, previa compressione, della muscolatura. Porzioni di organo sono state inoltre fissate in formalina tamponata al 10% per l’esecuzione dell’esame istologico. L’esame microscopico a fresco e citologico degli strisci ha permesso di individuare in 6 esemplari di Punta Marina (RA) e 1 esemplare di Codigoro (FE) alcuni elementi cellulari riferibili a stadi ematici di Hematodinium spp., in concomitanza con un drastico calo della presenza di emociti, in similitudine con quanto descritto in letteratura. All’esame istologico delle branchie si è potuto evidenziare la presenza di alcuni quadri riconducibili ad infestazioni dal parassita in analogia con le descrizioni presenti in letteratura. La ricerca di metacercarie di trematodi digenei nella muscolatura di tutti gli esemplari esaminati ha avuto esito positivo in un unico granchio blu proveniente da Rosolina (RO) in cui sono state rilevate un totale di 55 metacercarie, tutte vitali e mobili, localizzate per la maggior parte (40) nella muscolatura delle chele e morfologicamente ascrivibili alla famiglia dei Microphallidae, di cui diverse specie - tutte prive di potenziale zoonotico - risultano già descritte in C. sapidus. In 3 individui inoltre sono state individuate formazioni cistiche contenenti spore di microsporidi, identificate mediante analisi molecolari come Unikaryon panopei, specie già descritta recentemente negli USA ma mai riportata nel Mediterraneo. Alla luce di questi risultati preliminari si rende necessario effettuare su un numero più esteso di individui approfondimenti diagnostici rivolti sia a parassiti che ad altri patogeni trasmissibili al fine di avere un quadro più completo dei rischi sanitari legati alla diffusione del granchio blu nei nostri ambienti costieri.

Indagine parassitologica su granchio blu (Callinectes sapidus) in alto adriatico.

Quaglio F.;
2023

Abstract

La traslocazione antropogenico-mediata delle specie animali e vegetali in regioni geografiche al di fuori del loro areale nativo è considerata una delle caratteristiche ecologiche più distintive dell'era antropocenica. Un mondo sempre più globalizzato e soggetto a cambiamenti ambientali ha portato ad una crescente diffusione di specie aliene con una riorganizzazione mondiale della distribuzione di molte specie animali e vegetali con crescenti impatti economici. Alcune di queste specie aliene si sono dimostrate anche invasive per la loro spiccata attitudine predatoria nei confronti delle specie indigene o la competizione alimentare nei loro confronti fino al ruolo come serbatoi di patogeni trasmissibili ad elevato impatto sanitario sulle popolazioni autoctone. Il granchio blu (Callinectes sapidus), segnalato per la prima volta nelle acque del Mediterraneo negli anni ‘30 solo recentemente e grazie ai cambiamenti climatici si è diffuso notevolmente diventando pressoché ubiquitario nelle acque costiere nazionali e rappresentando attualmente una delle specie aliene invasive più impattanti sulla biodiversità del nostro territorio. I dati relativi ai patogeni trasmissibili potenzialmente veicolati da questa specie, già ampiamente riportati per il continente americano, sono invece pressoché inesistenti per quanto riguarda il Mediterraneo. Alla luce di questa carenza di informazioni si è deciso di intraprendere una preliminare indagine parassitologica volta ad individuare i parassiti presenti nelle popolazioni di C. sapidus prelevati da alcune zone costiere di Emilia Romagna e Veneto (Punta Marina (RA), Marina Romea (RA), Codigoro (FE), Rosolina (RO) per iniziare a caratterizzare i parassiti in grado di avere un impatto sia in sanità animale che in sanità pubblica, quest’ultimo aspetto legato alla grande potenzialità che C sapidus presenta dal punto di vista del consumo umano. L’indagine è stata improntata principalmente sulla ricerca di Hematodinium spp., protozoo di particolare interesse per quanto riguarda lo stato di salute delle popolazioni autoctone di crostacei in quanto potenzialmente capace di causare pesanti mortalità, e sulla ricerca di metacercarie di digenei di interesse ispettivo veterinario in quanto a potenziale carattere zoonotico. In totale sono stati campionati 41 esemplari di C. sapidus, 20 da Punta Marina, 11 da Marina Romea, 6 da Rosolina e 4 da Codigoro. I soggetti pescati sono stati immediatamente posti in un frigorifero portatile e il giorno seguente tutti gli esemplari sono stati sottoposti alle misurazioni biometriche e alle indagini parassitologiche ed istopatologiche: sono stati eseguiti il prelievo dell’emolinfa, l’esecuzione di uno striscio colorato con Hemacolor® per l’esame citologico, un esame microscopico a fresco delle branchie e, previa compressione, della muscolatura. Porzioni di organo sono state inoltre fissate in formalina tamponata al 10% per l’esecuzione dell’esame istologico. L’esame microscopico a fresco e citologico degli strisci ha permesso di individuare in 6 esemplari di Punta Marina (RA) e 1 esemplare di Codigoro (FE) alcuni elementi cellulari riferibili a stadi ematici di Hematodinium spp., in concomitanza con un drastico calo della presenza di emociti, in similitudine con quanto descritto in letteratura. All’esame istologico delle branchie si è potuto evidenziare la presenza di alcuni quadri riconducibili ad infestazioni dal parassita in analogia con le descrizioni presenti in letteratura. La ricerca di metacercarie di trematodi digenei nella muscolatura di tutti gli esemplari esaminati ha avuto esito positivo in un unico granchio blu proveniente da Rosolina (RO) in cui sono state rilevate un totale di 55 metacercarie, tutte vitali e mobili, localizzate per la maggior parte (40) nella muscolatura delle chele e morfologicamente ascrivibili alla famiglia dei Microphallidae, di cui diverse specie - tutte prive di potenziale zoonotico - risultano già descritte in C. sapidus. In 3 individui inoltre sono state individuate formazioni cistiche contenenti spore di microsporidi, identificate mediante analisi molecolari come Unikaryon panopei, specie già descritta recentemente negli USA ma mai riportata nel Mediterraneo. Alla luce di questi risultati preliminari si rende necessario effettuare su un numero più esteso di individui approfondimenti diagnostici rivolti sia a parassiti che ad altri patogeni trasmissibili al fine di avere un quadro più completo dei rischi sanitari legati alla diffusione del granchio blu nei nostri ambienti costieri.
2023
XXVII CONVEGNO NAZIONALE S.I.P.I Società Italiana di Patologia Ittica. Genova, 22-24 giugno 2023. Atti del Convegno
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3506562
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