Il Novecento è stato un secolo fondamentale per la nascita dei gruppi artistici e, nella ricerca sperimentale legata all'arte visiva, quella del Gruppo Enne è stata un'esperienza d'avanguardia, che merita di essere debitamente indagata sotto diversi profili disciplinari. La gestazione iniziale del Gruppo padovano, incerta e instabile, troverà una formalizzazione definitiva grazie al lavoro collettivo di cinque artisti: Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi. Corre l'anno 1960. Il loro lavoro artistico avrà una significativa risonanza nazionale e sarà accolto con grande favore dalla critica italiana. Parteciperanno a mostre, esibizioni, eventi, premi con ottimi riscontri, anche oltre i confini nazionali. L’esperienza sarà intensa, fruttuosa, ma breve. Il Gruppo si scioglierà nel 1964, e, sebbene nel 1965 se ne tenti una nuova rifondazione (Gruppo Enne 65), l’esperienza artistica si esaurirà presto, nel 1967, in modo definitivo. Un settennato intenso, sicuramente, in cui questi disegnatori sperimentali – come si sono autodefiniti - feconderanno le loro sperimentazioni artistiche dedicate all’arte visiva e cinetica con i coevi studi della psicologia della percezione. Al proprio pubblico, potranno così offrire opere, oggetti ed ambienti capaci di agganciare lo sguardo degli spettatori, il loro apparato psicofisico percettivo, coinvolgendoli attivamente e dinamicamente nella fruizione delle loro creazioni artistiche. Lo studio e le riflessioni critiche sulla produzione del Gruppo Enne durante gli anni sessanta mi ha dato l’occasione, come studiosa di letteratura per l’infanzia e di storia dell’educazione, di riflettere sul clima culturale e su alcune assonanze che ho ritrovato inaspettatamente in un altro ambito disciplinare. Nell’aria, in quegli anni, veleggiava un sentire sperimentale che ha contagiato ovviamente l’arte e le direzioni di ricerca di diversi gruppi artistici ma ha anche toccato, per vie traverse, il mondo della scuola e dell’educazione. L’obiettivo del mio contributo è di mettere in relazione alcune possibili (e inaspettate) convergenze dell’agire artistico e degli intenti culturali del Gruppo Enne con il clima sperimentale che ha investito alcune esperienze didattico-educative condotte sul territorio veneto.

Inattese convergenze fra il Gruppo N e la sperimentazione didattica in Veneto

Marnie Campagnaro
2022

Abstract

Il Novecento è stato un secolo fondamentale per la nascita dei gruppi artistici e, nella ricerca sperimentale legata all'arte visiva, quella del Gruppo Enne è stata un'esperienza d'avanguardia, che merita di essere debitamente indagata sotto diversi profili disciplinari. La gestazione iniziale del Gruppo padovano, incerta e instabile, troverà una formalizzazione definitiva grazie al lavoro collettivo di cinque artisti: Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi. Corre l'anno 1960. Il loro lavoro artistico avrà una significativa risonanza nazionale e sarà accolto con grande favore dalla critica italiana. Parteciperanno a mostre, esibizioni, eventi, premi con ottimi riscontri, anche oltre i confini nazionali. L’esperienza sarà intensa, fruttuosa, ma breve. Il Gruppo si scioglierà nel 1964, e, sebbene nel 1965 se ne tenti una nuova rifondazione (Gruppo Enne 65), l’esperienza artistica si esaurirà presto, nel 1967, in modo definitivo. Un settennato intenso, sicuramente, in cui questi disegnatori sperimentali – come si sono autodefiniti - feconderanno le loro sperimentazioni artistiche dedicate all’arte visiva e cinetica con i coevi studi della psicologia della percezione. Al proprio pubblico, potranno così offrire opere, oggetti ed ambienti capaci di agganciare lo sguardo degli spettatori, il loro apparato psicofisico percettivo, coinvolgendoli attivamente e dinamicamente nella fruizione delle loro creazioni artistiche. Lo studio e le riflessioni critiche sulla produzione del Gruppo Enne durante gli anni sessanta mi ha dato l’occasione, come studiosa di letteratura per l’infanzia e di storia dell’educazione, di riflettere sul clima culturale e su alcune assonanze che ho ritrovato inaspettatamente in un altro ambito disciplinare. Nell’aria, in quegli anni, veleggiava un sentire sperimentale che ha contagiato ovviamente l’arte e le direzioni di ricerca di diversi gruppi artistici ma ha anche toccato, per vie traverse, il mondo della scuola e dell’educazione. L’obiettivo del mio contributo è di mettere in relazione alcune possibili (e inaspettate) convergenze dell’agire artistico e degli intenti culturali del Gruppo Enne con il clima sperimentale che ha investito alcune esperienze didattico-educative condotte sul territorio veneto.
2022
L’occhio in gioco. Il Gruppo N e la psicologia della percezione
9788836653256
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3511285
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