Educare è orientare e orientare è educare: l’orientamento fra cambiamenti e costruzione di reti.

La tendenza trasformativa dell’orientamento ha consentito di non essere solo pratica di accompagnamento alle transizioni scuola-formazione-lavoro, ma incarna una dimensione permanente e trasversale. L’orientamento è atto di cura rivolto all’individuo, durante l’interno corso di vita e in una pluralità di contesti, con sistematicità; protagonista del processo educativo e della costruzione del progetto di vita. L’orientamento lifelong diventa diritto inviolabile, oltre che valore strategico per la società in termini di occupazione attiva, crescita economica e inclusione sociale (MIUR,2014). L’orientamento è segnato da profondi cambiamenti strutturali e disciplinari, legati alle modifiche epistemologiche della materia: da approcci psicodiagnostici-consulenziali ad un approcci person-centered di respiro pedagogico, come l’approccio del Life Design. L’orientamento trae beneficio dalle professionalità pedagogiche, avendo quest’ultime un bagaglio di competenze tecniche, trasversali, progettuali, emotive e gestionali che consentono di attuare azioni permanenti volte al benessere dell’individuo. L’obiettivo del contributo è quello di consolidare il nesso fra formazione-orientamento, poiché entrambi operano nella direzione della costruzione del progetto di vita della persona. L’orientamento è processo-percorso formativo nel momento in cui la persona è posta al centro, valorizzata e inserita in un contesto favorevole per costruire il bagaglio di competenze volte alla gestione dell’incertezza e del cambiamento (Silvaggi,2022). Con il PNRR e la riorganizzazione dei servizi orientativi sono stati messi in luce alcuni elementi dell’attività degli orientatori: ingente quantità di tempo investito in azioni burocratiche- amministrative; aggiornamento di competenze e di esplicitazione delle pratiche tacite legate all’esperienza sul campo; difficoltà di essere connettori tra aziende e utenti; bisogno di collaborare tra enti della filiera dell’orientamento per promuovere una cultura di rete e diffondere buone pratiche (De Carlo,2022). La presenza di una pluralità di operatori, che costruiscono l’expertise professionale in vario modo, sottolinea il bisogno di armonizzare gli interventi affinché gli obiettivi perseguiti siano i medesimi, seppur raggiunti con modalità differenti. Ciò evidenzia le profonde lacune in merito alle competenze degli operatori: alcuni Paesi della rete EuroGuidance(25) hanno una ridotta proposta accademica per l’orientatore, solo il 20%; invece, sono molti i percorsi di specializzazione post-laurea(84%). Per sopperire a questo, sono stati stipulati codici deontologici sull’orientatore, dato il ruolo delicato nel sostenere il valore, la dignità, il potenziale e l’unicità delle persone. Ciò apre alla necessità di creare e condividere una professionalizzazione della pratica orientativa per promuovere forme di apprendimento in rete, sul lavoro e attraverso i cambiamenti professionali, oltre che a delineare il profilo formativo della figura (CE,2020).