Il saggio è il risultato di un'attività di ricerca congiunta con una serie di università straniere e di colleghi interessati alla descrizione, percezione e raffigurazione della paura nel mondo greco dall'antichità all'età moderna. Il contributo qui presente parte dalle molteplici parole con cui Nemesio di Emesa (V s.) si riferiva alla paura, distinguendone causa ed effetti. L'articolo dimostra che la più raffigurata in ambito artistico è quella riferita alla paura di fronte alla manifestazione delle realtà soprannaturali. Considerando l'iconografia della paura in chiave critica, non come una semplice carrellata di esempi, vengono mostrate da un lato la persistenza dei modelli classici (la paura come gesto codificato è ampiamente raffigurata nei sarcofagi tardoantici, probabili depositari dei modelli presi a prestito dall'arte tardoantica), dall'altra la loro elaborazione in contesti molto differenti da quelli originari. In particolare, l'espressione della paura è presente come gesto codificato già frequente nelle immagini che hanno a che vedere con i contesti martiriali, dagli avori tardo antichi alle miniature bizantine di epoca media (IX-XI s.). Mai presa in considerazione prima in senso sistematico, viene qui analizzata anche per chiarire il significato delle figure all'interno della composizione. Semplici testimoni, martiri della fede, le figure dipinte nell'arte medievale esprimono paura levando le mani all'altezza delle spalle. Viceversa, le figure non ostentano paura, qualora vogliano mostrare il fatto di essere già proiettate in una dimensione ultraterrena.
La peur et son absence dans l’art byzantin (Ve- XIe siècle)
V. Cantone
2023
Abstract
Il saggio è il risultato di un'attività di ricerca congiunta con una serie di università straniere e di colleghi interessati alla descrizione, percezione e raffigurazione della paura nel mondo greco dall'antichità all'età moderna. Il contributo qui presente parte dalle molteplici parole con cui Nemesio di Emesa (V s.) si riferiva alla paura, distinguendone causa ed effetti. L'articolo dimostra che la più raffigurata in ambito artistico è quella riferita alla paura di fronte alla manifestazione delle realtà soprannaturali. Considerando l'iconografia della paura in chiave critica, non come una semplice carrellata di esempi, vengono mostrate da un lato la persistenza dei modelli classici (la paura come gesto codificato è ampiamente raffigurata nei sarcofagi tardoantici, probabili depositari dei modelli presi a prestito dall'arte tardoantica), dall'altra la loro elaborazione in contesti molto differenti da quelli originari. In particolare, l'espressione della paura è presente come gesto codificato già frequente nelle immagini che hanno a che vedere con i contesti martiriali, dagli avori tardo antichi alle miniature bizantine di epoca media (IX-XI s.). Mai presa in considerazione prima in senso sistematico, viene qui analizzata anche per chiarire il significato delle figure all'interno della composizione. Semplici testimoni, martiri della fede, le figure dipinte nell'arte medievale esprimono paura levando le mani all'altezza delle spalle. Viceversa, le figure non ostentano paura, qualora vogliano mostrare il fatto di essere già proiettate in una dimensione ultraterrena.File | Dimensione | Formato | |
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