Partendo dalle suggestioni concettuali offerte dal Museo del Precinema di Padova, il saggio esplora la storia dell’occhio nella sua intersezione tra tecnologia e cultura, analizzando la sua trasformazione in relazione allo sviluppo degli strumenti ottici. Con la diffusione di specchi, lenti e giochi ottici, lo sguardo si moltiplica e si rielabora, modificando il rapporto tra realtà e immagine. Lanterne magiche, pantoscopi, zootropi e altri dispositivi esposti nel museo testimoniano il lungo percorso con cui l’umanità ha cercato di ampliare le potenzialità della visione, passando dall’osservazione diretta alla mediazione di immagini riprodotte e proiettate. Elemento emblematico di questo percorso è la camera oscura, paragonata da Leonardo da Vinci a un occhio, un dispositivo capace di trasformare la realtà in immagine. A partire da questa intuizione e dai successivi studi di Della Porta, Kircher, Plateau e altri studiosi e inventori, il saggio analizza l’affinamento delle tecniche di visione e la loro influenza sulla percezione. La proliferazione di dispositivi ottici ha reso l’esperienza visiva sempre più mediata, creando un linguaggio universale che ha preparato il terreno per il cinematografo dei fratelli Lumière. Il saggio restituisce questa evoluzione, mostrando come l’uomo abbia sempre cercato di ampliare i confini della propria visione, ridefinendo progressivamente il legame tra occhio, immagine e conoscenza.
Occhi sui lucernari dell’infinito. Il Museo del Precinema di Padova
Carlo Alberto Zotti Minici
2022
Abstract
Partendo dalle suggestioni concettuali offerte dal Museo del Precinema di Padova, il saggio esplora la storia dell’occhio nella sua intersezione tra tecnologia e cultura, analizzando la sua trasformazione in relazione allo sviluppo degli strumenti ottici. Con la diffusione di specchi, lenti e giochi ottici, lo sguardo si moltiplica e si rielabora, modificando il rapporto tra realtà e immagine. Lanterne magiche, pantoscopi, zootropi e altri dispositivi esposti nel museo testimoniano il lungo percorso con cui l’umanità ha cercato di ampliare le potenzialità della visione, passando dall’osservazione diretta alla mediazione di immagini riprodotte e proiettate. Elemento emblematico di questo percorso è la camera oscura, paragonata da Leonardo da Vinci a un occhio, un dispositivo capace di trasformare la realtà in immagine. A partire da questa intuizione e dai successivi studi di Della Porta, Kircher, Plateau e altri studiosi e inventori, il saggio analizza l’affinamento delle tecniche di visione e la loro influenza sulla percezione. La proliferazione di dispositivi ottici ha reso l’esperienza visiva sempre più mediata, creando un linguaggio universale che ha preparato il terreno per il cinematografo dei fratelli Lumière. Il saggio restituisce questa evoluzione, mostrando come l’uomo abbia sempre cercato di ampliare i confini della propria visione, ridefinendo progressivamente il legame tra occhio, immagine e conoscenza.File | Dimensione | Formato | |
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