Le pratiche di allevamento estensivo forniscono fondamentali servizi ecosistemici e contribuiscono in modo significativo alla conservazione del paesaggio e della biodiversità in ambiente montano. Il ritorno dei grandi predatori in quelle aree dalle quali erano stati precedentemente estirpati (incluse le zone montane) ha portato ad un aumento nel numero di interazioni negative con le pratiche zootecniche, prevalentemente sottoforma di attacchi al bestiame. Sebbene i grandi carnivori siano fondamentali per il mantenimento di un buon equilibrio ecosistemico, la loro presenza deve essere opportunamente gestita e monitorata al fine di minimizzare il rischio di conflitti. Per valutare l’impatto dei grandi carnivori sulle pratiche zootecniche presenti in Regione Friuli Venezia Giulia (Italia nord– orientale), sono stati casualmente selezionati 58 dei 162 alpeggi estivi presenti sul territorio. Il campionamento è stato realizzato da giugno a ottobre 2023, e i dati raccolti tramite interviste strutturate comprendevano informazioni riguardanti le caratteristiche degli alpeggi, il bestiame allevato, il sistema di pascolamento adottato e le opinioni/percezioni degli allevatori. Ovini e caprini sono emersi come la categoria zootecnica maggiormente colpita, probabilmente a causa delle loro ridotte dimensioni e scarse strategie anti–predatorie. Non è stato osservato alcun effetto significativo in merito al sistema di pascolamento adottato, probabilmente poiché quello libero viene prevalentemente utilizzato per il bestiame bovino, la categoria zootecnica meno colpita. Gli allevatori hanno espresso insoddisfazione in merito agli indennizzi per i danni da carnivori, in quanto i danni indiretti (es., aborti, riduzione del tempo dedicato al foraggiamento, stress) non sono inclusi all’interno dalla normativa vigente. Indipendentemente dal fatto di aver subito o meno predazioni, la maggior parte degli allevatori ha considerato impossibile il raggiungimento di una futura coesistenza tra grandi carnivori e pratiche zootecniche. Poiché il processo di ricolonizzazione del territorio da parte dei grandi predatori è dinamico e in continua evoluzione, la collaborazione tra enti preposti alla gestione della fauna e del territorio e gli istituti di ricerca assume importanza rilevante per determinare e ridurre efficacemente gli impatti dei carnivori sulle pratiche di allevamento estensivo, e così incoraggiare la futura coesistenza tra grandi carnivori e attività umane in ambiente montano.
Grandi carnivori e pratiche zootecniche estensive nelle Alpi nord-orientali italiane: sfide attuali e prospettive future
Cozzi G.Writing – Review & Editing
;
2024
Abstract
Le pratiche di allevamento estensivo forniscono fondamentali servizi ecosistemici e contribuiscono in modo significativo alla conservazione del paesaggio e della biodiversità in ambiente montano. Il ritorno dei grandi predatori in quelle aree dalle quali erano stati precedentemente estirpati (incluse le zone montane) ha portato ad un aumento nel numero di interazioni negative con le pratiche zootecniche, prevalentemente sottoforma di attacchi al bestiame. Sebbene i grandi carnivori siano fondamentali per il mantenimento di un buon equilibrio ecosistemico, la loro presenza deve essere opportunamente gestita e monitorata al fine di minimizzare il rischio di conflitti. Per valutare l’impatto dei grandi carnivori sulle pratiche zootecniche presenti in Regione Friuli Venezia Giulia (Italia nord– orientale), sono stati casualmente selezionati 58 dei 162 alpeggi estivi presenti sul territorio. Il campionamento è stato realizzato da giugno a ottobre 2023, e i dati raccolti tramite interviste strutturate comprendevano informazioni riguardanti le caratteristiche degli alpeggi, il bestiame allevato, il sistema di pascolamento adottato e le opinioni/percezioni degli allevatori. Ovini e caprini sono emersi come la categoria zootecnica maggiormente colpita, probabilmente a causa delle loro ridotte dimensioni e scarse strategie anti–predatorie. Non è stato osservato alcun effetto significativo in merito al sistema di pascolamento adottato, probabilmente poiché quello libero viene prevalentemente utilizzato per il bestiame bovino, la categoria zootecnica meno colpita. Gli allevatori hanno espresso insoddisfazione in merito agli indennizzi per i danni da carnivori, in quanto i danni indiretti (es., aborti, riduzione del tempo dedicato al foraggiamento, stress) non sono inclusi all’interno dalla normativa vigente. Indipendentemente dal fatto di aver subito o meno predazioni, la maggior parte degli allevatori ha considerato impossibile il raggiungimento di una futura coesistenza tra grandi carnivori e pratiche zootecniche. Poiché il processo di ricolonizzazione del territorio da parte dei grandi predatori è dinamico e in continua evoluzione, la collaborazione tra enti preposti alla gestione della fauna e del territorio e gli istituti di ricerca assume importanza rilevante per determinare e ridurre efficacemente gli impatti dei carnivori sulle pratiche di allevamento estensivo, e così incoraggiare la futura coesistenza tra grandi carnivori e attività umane in ambiente montano.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.