Il presente contributo si propone di problematizzare le categorie tradizionali della politica e del diritto internazionale alla luce dell’inedita morfologia del conflitto che si è delineata nel corso dell’ultimo ventennio, nel confronto asimmetrico tra gli Stati democratici e il terrorismo globale. L’obiettivo è quello di interrogare criticamente i presupposti concettuali che sorreggono l’ordine giuridico internazionale, esplorando le tensioni emergenti tra sovranità sta-tale, uso della forza e legittimazione giuridica dell’azione bellica in un contesto segnato dall’erosione delle distinzioni classiche tra guerra, pace e crimine. Il presente articolo intende interrogare criticamente le categorie giuridico-filosofiche che strutturano la comprensione della politica internazionale contemporanea, a partire da un dato empirico difficilmente eludibile: la trasforma-zione radicale del concetto di guerra operata dal confronto, tuttora in atto, tra gli Stati democratici e il terrorismo transnazionale. Tale mutamento, di natura tanto fattuale quanto concettuale, sembra produrre una torsione profonda nelle architetture teoriche del diritto internazionale, sollecitando una revisione dei paradigmi classici di legalità, legittimità e sovranità. L’assunto da cui muove questa riflessione è che l’irruzione del terrorismo globale – fenomeno né pienamente interno né propriamente esterno all’ordine statuale – abbia reso obsoleto il lessico tradizionale della politica inter-nazionale e imposto una riconcettualizzazione della guerra stessa. Il riferimento non è solo all’indeterminatezza semantica che oggi circonda il concetto di guerra, ma anche all’ambiguità strutturale di una prassi che sfugge alle griglie categoriali del diritto internazionale classico, mettendo in crisi la stessa normatività giuridica su scala globale.
L’aporia del «Partigiano Divino» e la lotta al terrorismo
TASSO, TORQUATO GIORDANO
2025
Abstract
Il presente contributo si propone di problematizzare le categorie tradizionali della politica e del diritto internazionale alla luce dell’inedita morfologia del conflitto che si è delineata nel corso dell’ultimo ventennio, nel confronto asimmetrico tra gli Stati democratici e il terrorismo globale. L’obiettivo è quello di interrogare criticamente i presupposti concettuali che sorreggono l’ordine giuridico internazionale, esplorando le tensioni emergenti tra sovranità sta-tale, uso della forza e legittimazione giuridica dell’azione bellica in un contesto segnato dall’erosione delle distinzioni classiche tra guerra, pace e crimine. Il presente articolo intende interrogare criticamente le categorie giuridico-filosofiche che strutturano la comprensione della politica internazionale contemporanea, a partire da un dato empirico difficilmente eludibile: la trasforma-zione radicale del concetto di guerra operata dal confronto, tuttora in atto, tra gli Stati democratici e il terrorismo transnazionale. Tale mutamento, di natura tanto fattuale quanto concettuale, sembra produrre una torsione profonda nelle architetture teoriche del diritto internazionale, sollecitando una revisione dei paradigmi classici di legalità, legittimità e sovranità. L’assunto da cui muove questa riflessione è che l’irruzione del terrorismo globale – fenomeno né pienamente interno né propriamente esterno all’ordine statuale – abbia reso obsoleto il lessico tradizionale della politica inter-nazionale e imposto una riconcettualizzazione della guerra stessa. Il riferimento non è solo all’indeterminatezza semantica che oggi circonda il concetto di guerra, ma anche all’ambiguità strutturale di una prassi che sfugge alle griglie categoriali del diritto internazionale classico, mettendo in crisi la stessa normatività giuridica su scala globale.Pubblicazioni consigliate
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