In presenza di quotidiane divergenze interpretative che hanno risvolti immediati sulla comunità, sorgono una serie di domande. Si impone in modo ineludibile l’interrogativo circa la natura della giustizia. È, infatti, lecito domandarsi se un processo possa davvero essere lo strumento attraverso cui si realizza la giustizia, oppure se quest’ultima debba essere pensata come un’istanza ideale, strutturalmente irriducibile alla prassi giudiziaria, destinata a rimanere estranea, se non addirittura contrapposta, alle concrete dinamiche degli organi giudicanti. La disomogeneità delle pronunce giurisprudenziali – spesso non solo discordanti, ma perfino antinomiche – contribuisce a incrinare ulteriormente la fiducia nel sistema giuridico, evocando l’immagine di una giustizia frantumata, dispersa in una molteplicità di decisioni non armonizzabili. Tali interrogativi, che probabilmente continuano ad ac-compagnare i primi passi professionali di numerosi giovani laureati, evocano un percorso già tracciato in sede dottrinale da alcuni autori riconducibili alla corrente del realismo giuridico, in particolare nella sua espressione statunitense. Sebbene non sia stato il primo movimento a tematizzare la distanza tra diritto e giustizia, il giusrealismo americano ha avuto certamente il merito di porre con radicalità e chiarezza metodologica la questione dell’effettività del diritto, legando in maniera strutturale il momento dell’applicazione a quello della produzione normativa
Diritto e processo. Per un recupero del realismo giuridico
Tasso, Torquato Giordano
2025
Abstract
In presenza di quotidiane divergenze interpretative che hanno risvolti immediati sulla comunità, sorgono una serie di domande. Si impone in modo ineludibile l’interrogativo circa la natura della giustizia. È, infatti, lecito domandarsi se un processo possa davvero essere lo strumento attraverso cui si realizza la giustizia, oppure se quest’ultima debba essere pensata come un’istanza ideale, strutturalmente irriducibile alla prassi giudiziaria, destinata a rimanere estranea, se non addirittura contrapposta, alle concrete dinamiche degli organi giudicanti. La disomogeneità delle pronunce giurisprudenziali – spesso non solo discordanti, ma perfino antinomiche – contribuisce a incrinare ulteriormente la fiducia nel sistema giuridico, evocando l’immagine di una giustizia frantumata, dispersa in una molteplicità di decisioni non armonizzabili. Tali interrogativi, che probabilmente continuano ad ac-compagnare i primi passi professionali di numerosi giovani laureati, evocano un percorso già tracciato in sede dottrinale da alcuni autori riconducibili alla corrente del realismo giuridico, in particolare nella sua espressione statunitense. Sebbene non sia stato il primo movimento a tematizzare la distanza tra diritto e giustizia, il giusrealismo americano ha avuto certamente il merito di porre con radicalità e chiarezza metodologica la questione dell’effettività del diritto, legando in maniera strutturale il momento dell’applicazione a quello della produzione normativaPubblicazioni consigliate
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