Per Edith Bruck il cinema ha costituito una sorta di ‘laboratorio di possibilità’ in cui raccontare il mondo degli ultimi, di coloro che non hanno voce, di coloro a cui è stata tolta la dignità. Senza dimenticare la tragicità degli eventi vissuti nei campi di concentramento e facendo anzi leva su tali esperienze, all’interno delle forme espressive del cinema Edith Bruck ricrea il proprio modo di raccontare volgendo il suo sguardo verso nuovi aspetti storici e sociali. Partendo dall’omonimo adattamento del suo racconto Andremo in città (1962) realizzato per mano di Nelo Risi nel 1966, in questo intervento verrà osservato come il valore testimoniale della scrittura di Edith Bruck si rinnovi attraverso la pratica filmica, rimarcando l’originalità di sguardo dell’autrice nei suoi due lungometraggi Improvviso (1979) e Un altare per la madre (1986), nonché nei documentari realizzati per la RAI.
La parola si fa immagine. Il lavoro di Edith Bruck per il cinema
Denis Brotto
2025
Abstract
Per Edith Bruck il cinema ha costituito una sorta di ‘laboratorio di possibilità’ in cui raccontare il mondo degli ultimi, di coloro che non hanno voce, di coloro a cui è stata tolta la dignità. Senza dimenticare la tragicità degli eventi vissuti nei campi di concentramento e facendo anzi leva su tali esperienze, all’interno delle forme espressive del cinema Edith Bruck ricrea il proprio modo di raccontare volgendo il suo sguardo verso nuovi aspetti storici e sociali. Partendo dall’omonimo adattamento del suo racconto Andremo in città (1962) realizzato per mano di Nelo Risi nel 1966, in questo intervento verrà osservato come il valore testimoniale della scrittura di Edith Bruck si rinnovi attraverso la pratica filmica, rimarcando l’originalità di sguardo dell’autrice nei suoi due lungometraggi Improvviso (1979) e Un altare per la madre (1986), nonché nei documentari realizzati per la RAI.Pubblicazioni consigliate
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