L’articolo esamina la prassi dei tribunali italiani nella redazione dei decreti di nomina dell’amministratore di sostegno, mettendo in luce la distanza tra il principio – sancito dalla l. 6/2004 – della massima conservazione della capacità di agire del beneficiario e la realtà applicativa, caratterizzata da modelli standardizzati e ripetitivi. Calabrese evidenzia come il carico eccessivo di procedimenti e la carenza di risorse impediscano ai giudici di adattare la misura al best interest del singolo, trasformando l’amministrazione di sostegno in un meccanismo burocratico più che personalizzato. Dopo un’analisi dei limiti e poteri dell’amministratore (atti personalissimi, donazioni, testamento), l’autore approfondisce la nozione di fragilità psichica come condizione intermedia tra capacità e incapacità, proponendo un dialogo tra diritto e scienze umane per una valutazione più accurata dell’autonomia residua. In conclusione, invoca un rafforzamento delle risorse e una maggiore flessibilità organizzativa del sistema giudiziario, per restituire effettività e umanità alla tutela delle persone fragili.
Il decreto di nomina dell'amministratore di sostegno: una riflessione sulla prassi applicativa
Giovanni Calabrese
2025
Abstract
L’articolo esamina la prassi dei tribunali italiani nella redazione dei decreti di nomina dell’amministratore di sostegno, mettendo in luce la distanza tra il principio – sancito dalla l. 6/2004 – della massima conservazione della capacità di agire del beneficiario e la realtà applicativa, caratterizzata da modelli standardizzati e ripetitivi. Calabrese evidenzia come il carico eccessivo di procedimenti e la carenza di risorse impediscano ai giudici di adattare la misura al best interest del singolo, trasformando l’amministrazione di sostegno in un meccanismo burocratico più che personalizzato. Dopo un’analisi dei limiti e poteri dell’amministratore (atti personalissimi, donazioni, testamento), l’autore approfondisce la nozione di fragilità psichica come condizione intermedia tra capacità e incapacità, proponendo un dialogo tra diritto e scienze umane per una valutazione più accurata dell’autonomia residua. In conclusione, invoca un rafforzamento delle risorse e una maggiore flessibilità organizzativa del sistema giudiziario, per restituire effettività e umanità alla tutela delle persone fragili.Pubblicazioni consigliate
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