2024-03-29T15:10:47Zhttps://www.research.unipd.it/oai/requestoai:www.research.unipd.it:11577/34813402023-05-30T21:12:51Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
SEISMIC VULNERABILITY OF INDUSTRIAL STEEL PALLET RACKS: DEVELOPMENT OF FRAGILITY CURVES FOR EXISTING AND RETROFITTED CONFIGURATIONS
Alberto Zonta
Zonta, Alberto
pallet racking system, vulnerability, fragility curves, time-history analysis, load-level isolation system, base isolation system
La globalizzazione e l'ascesa dell’e-commerce hanno aumentato in modo significativo la produzione e l'utilizzo dei sistemi di stoccaggio. Questi tipi di strutture sono elementi fondamentali per lo stoccaggio delle merci e svolgono un ruolo importante nella società. Tuttavia, i recenti terremoti italiani (Emilia-Romagna 2012 e Centro Italia 2016) hanno dimostrato in modo drammatico l'elevata vulnerabilità sismica dei sistemi di scaffalatura porta pallet, originariamente concepiti e progettati solo per carichi statici. Sebbene le attuali normative sulle scaffalature contengano chiari requisiti per tenere in conto le azioni sismiche, la maggior parte delle scaffalature industriali ancora in uso non risulta conforme a tali normative. L'obiettivo di questa tesi è quindi quello di valutare la fragilità sismica di queste strutture, cercando di individuare le principali caratteristiche che le influenzano negativamente soprattutto durante le azioni sismiche.
Innanzitutto, si cerca di definire, attraverso uno studio tassonomico, quali caratteristiche hanno le strutture presenti sul territorio italiano. A tal fine, è stato creato un database contenente circa 120 casi di strutture di scaffalature portapallet distribuite dal Nord al Sud Italia. Dopo averle suddivise in base all'altezza, al numero di livelli e alla presenza o meno di controventature, sono stati scelti 9 casi studio per contribuire alla definizione della vulnerabilità sismica. Per poter analizzare in modo parametrico tutti i casi studio definiti, è stato sviluppato un codice specifico attraverso il software OpenSees, che definisce una modellazione 3D della scaffalatura e implementa le principali non-linearità strutturali dei montanti e delle connessioni, oltre a un modello di attrito per simulare lo scorrimento del pallet. Le scaffalature sono state poi sottoposte a un'analisi non lineare (NLTHA) con 268 accelerogrammi bidirezionali con terreno rigido e soffice. Dopo aver modellato la struttura vengono definiti i parametri di domanda ingegneristica (EDP) utili per determinare le curve di fragilità.
Nell'ultima parte della tesi, vengono effettuate analisi di retrofit sismico su strutture esistenti eseguendo modifiche migliorative alla struttura attraverso tecniche classiche (aggiunta di controventi verticali, miglioramento delle prestazioni di alcuni elementi della struttura) o attraverso tecniche innovative come l'isolamento alla base o il sistema di isolamento di piano.
2023
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3481340
eng
numberofpages:183
oai:www.research.unipd.it:11577/34625612023-06-06T00:18:45Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569oai:www.research.unipd.it:11577/35002662024-01-09T03:58:42Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Adjusting for nuisance parameters when all parameters are of interest
Michele Lambardi di San Miniato
Nicola Sartori
LAMBARDI DI SAN MINIATO, Michele
Sartori, Nicola
I metodi standard di stima parametrica vacillano quando i parametri sono in numero confrontabile con la taglia campionaria. Qui proponiamo un modo di migliorare la stima a mezzo di una modifica additiva alle funzioni di stima. Il nostro metodo è alquanto generale, in quanto coinvolge solo derivate della funzione di stima, loro prodotti e valori attesi. Si evidenziano inoltre somiglianze implicate con il metodo di riduzione della distorsione in media. Tuttavia, in opposizione alla riduzione della distorsione, il nostro metodo attacca la distorsione della funzione score profilo e delle sue generalizzazioni (non la distorsione degli stimatori), un problema che è indotto dalla pratica di rimpiazzare parametri sconosciuti con stime disponibili. Allo scopo, richiamiamo la metodologia introdotta da McCullagh and Tibshirani (1990) e la generalizziamo sulla falsa-riga di Kosmidis and Lunardon (2020). Inoltre ci riconduciamo a un approccio generale seguendo un ragionamento analogo a Kenne Pagui et al. (2020), cosı̀ da migliorare la stima di tutti i parametri simultaneamente, senza far esplodere i costi computazionali. La riduzione della distorsione in media dipende dalla parametrizzazione, mentre il nostro metodo non ne è affetto, a condizione di considerare riparametrizzazioni che non mischiano parametri afferenti a "blocchi" distinti. Questi blocchi sono scelti dall’analista secondo le proprie necessità, il che rende il grado di invarianza una proprietà modulabile, che può essere barattata con l’accuratezza dell’inferenza. Trattiamo alcuni esempi sia basati su modelli completamente specificati che parzialmente specificati, anche in situazioni in cui il numero di parametri da stimare non è trascurabile rispetto alla taglia campionaria. In generale, la funzione di stima viene cosı̀ informata in merito alla propagazione dell’incertezza, il che potrebbe spiegare le somiglianze con la riduzione della distorsione e la loro superiorità rispetto alla stima classica, la quale non è altrettanto "informata".
2021
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3500266
eng
eng
numberofpages:205
oai:www.research.unipd.it:11577/35088652024-03-03T08:10:36Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Advanced cable robots for upper and lower limb rehabilitation
Giacomo Zuccon
Zuccon, Giacomo
rehabilitation robot, upper limb, lower limb, neurorehabilitation, cable-driven device
2024
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3508865
eng
eng
numberofpages:227
oai:www.research.unipd.it:11577/34697832024-03-24T08:09:02Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Post-Development in Permanently Temporary Urban Spaces: Networks of Care in Lebanon’s Palestinian Refugee Camps
Yafa El Masri
EL MASRI, Yafa
Campo profughi, rifugiati palestinesi, reti, assemblaggi, post-sviluppo, Libano,
Refugee camp, Palestinian refugees, networks, assemblages, post-development, Lebanon
I campi profughi sono prevalentemente etichettati come spazi di eccezione, di espropriazione e di attesa (Agamben, 1998; Agier, 2011), eppure gli studi critici hanno chiesto di discostarsi dai discorsi coloniali che mostrano i rifugiati unicamente come destinatari di aiuti esterni (Al-Hardan, 2014; Zein-Elabdin & Charusheela, 2004). La letteratura recente ha fatto riferimento ai campi profughi come spazi urbani (Doraï, 2010; Jansen, 2018), offrendo, tuttavia, poche riflessioni teoriche su come un campo profughi operi come spazio urbano quando non ha accesso alle alle strutture pubbliche di sostegno di sostentamento (spazio, infrastrutture, mercato del lavoro o servizi pubblici) che normalmente caratterizzano una zona urbana. Questa tesi rivisita i campi profughi di lunga durata come costellazioni di intrecci sociali attraverso la definizione di luogo di Massey (1991). Partire dallo spazio come luogo permette di osservare i campi profughi come reti di cura (Latour, 2007) e degli assemblaggi (Deleuze & Parnet, 1987) come strumenti analitici che ci permettono di comprendere l'agency dei rifugiati nell ́ordinare in strutture di senso entità eterogenee all'interno e all'esterno del campo orientate al raggiungimento di obiettivi comunitari. Questi approcci comportano un esame approfondito di relazionalità e world-making nella comunità di rifugiati; pertanto, questa tesi presta un'attenzione specifica alle cosmologie e alle ontologie politiche nei campi profughi. La ricerca si basa su letteratura geografica e del post-sviluppo, in quanto promuove movimenti di base localizzati e pluralistici (Cerdán, 2013; Kothari et al., 2019; Matthews, 2004; Mercier, 2019; Schöneberg et al., 2022; Ziai, 2017), oltre a metodi e reti alternative per la costruzione del benessere locale, privilegiando obiettivi sociali che vanno al di là della definizione di sviluppo normalmente promossa da studiosi mainstream e codificata negli obiettivi di sviluppo sostenibile. In particolare, la tesi esplora le modalità attraverso cui una popolazione di rifugiati in crescita demografica plasma gli spazi per produrre luoghi di residenza, di sussistenza, e di senso identitario, all ́interno di uno spazio limitato a 0,2 km2. L’osservazione si concentra sui campi profughi palestinesi permanenti e temporanei di Beirut, in Libano, sulle reti e assemblaggi umani e più-che-umani tra elementi specifici del campo (memoria, invisibilità, apolidia, spazio congestionato, terra, cibo, e altri) come categorie ontologiche attraverso le quali i rifugiati danno senso alla propria posizionalità esistenziale e politica, e negoziano gli spazi quotidiani per la casa, la sicurezza alimentare, l'istruzione equa, l'accesso alla salute e alla cultura. La ricerca si basa su una metodologia qualitativa basata su auto-etnografie (in quanto la scrivente è parte della comunità di rifugiati del campo osservato), etnografie, interviste in profondità e analisi spaziale. I risultati mostrano come le comunità di rifugiati osservati siano in continua negoziazione dello spazio tramite espansione verticale, allo stesso tempo cercando di riprodurre le memorie ancestrali della Palestina, visibili anche nelle strettissime vie interne al campo. In assenza di servizi pubblici nel campo, la comunità auto-organizza servizi per l ́istruzione, l ́accesso al cibo e all ́assistenza sanitaria, attraverso progetti comunitari sostenuti da sisterhood e crowdfunding. La tesi mostra come la cooperazione di base ha permesso di costruire beni comuni, ridistribuire le risorse e persino curare altri rifugiati della città durante la pandemia e, allo stesso tempo, decolonizzando le conoscenze sulla Palestina,. Lo studio conclude che gli assemblaggi e le solidarietà negli spazi per rifugiati prolungati permettono ai rifugiati di trasformare il campo da spazio confinato a luogo, di espandersi oltre la scala del confinamento spaziale, e di rivendicare spazio nella città. Malgrado le limitazioni legali e socio-economiche dello spazio del campo, il campo si espande geograficamente: si espande fisicamente (espansione verticale degli edifici), socialmente (comunicazione con il mondo esterno attraverso la produzione di materiale audiovisivo) e culturalmente (produzione di programmi educativi decoloniali) e tramite il cibo e la cura sanitaria, anche verso migranti non-palestinesi presenti a Beirut. In conclusione, i campi profughi non sono semplicemente spazi confinati e fissi, con una mobilità controllata e regolata da uno sviluppo assistito dagli stati occidentali - che, tra l ́altro, hanno progressivamente ridotto il suo impegno. Mobilità e modalità alternative di (post)sviluppo esistono nelle zone di attesa e sono guidate dai rifugiati stessi. Pertanto, le politiche che si rivolgono alle comunità di rifugiati devono riconoscere la varietà di agencies e relazioni spaziali che si trovano all'interno delle comunità di rifugiati e che modellano lo spazio che i rifugiati occupano nella città.
2023
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3469783
eng
numberofpages:189
oai:www.research.unipd.it:11577/34843612024-01-31T01:15:49Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
3D Nonlinear MHD modelling studies: Plasma Flow and Realistic Magnetic Boundary Impact on Magnetic self-organisation in Fusion Plasmas
Luca Spinicci
Spinicci, Luca
MHD, kink modes, tearing modes, nonlinear modelling, verification of codes, plasma flow, magnetic confinement, tokamak, RFP
Il Reversed-Field Pinch (RFP) è una macchina sperimentale a simmetria toroidale per il confinamento magnetico di plasmi fusionistici, analogo al tokamak, fatta salva una corrente di plasma relativamente più intensa. I plasmi RFP sono soggetti a numerosi fenomeni di rilassamento, i più macroscopici e violenti dei quali - denominati modo kink e modo tearing - sono efficacemente descritti con un approccio fluidodinamico chiamato magneto-idrodinamica (MHD).
Negli ultimi due decenni un nuovo scenario è stato sperimentalmente dimostrato per l'RFP, caratterizzato da un migliore confinamento e noto come stato di "Quasi-Singola Elicità" (QSH): definito dalla preponderanza di una singola componente di Fourier sul resto dello spettro magnetico, è associato alla produzione di un contributo significativo al campo magnetico di confinamento tramite un effetto noto come dinamo elettrostatica auto-organizzata. Gli stati QSH posso essere stimolati da perturbazioni magnetiche al bordo, oppure emergere come una spontanea auto-organizzazione qualora la corrente di plasma ecceda un valore di soglia, diverso per ogni reattore (1 MA per RFX-mod).
Strumenti avanzati per il modelling numerico hanno tradizionalmente giocato un ruolo centrale nello studio di questi fenomeni e stati elicoidali spontanei per l'RFP sono stati riprodotti in simulazioni numeriche MHD prima ancora della loro osservazione sperimentale. Tuttavia alcune peculiarità della spontanea e sistematica osservazione sperimentale di stati QSH con una definita periodicità preferenziale nell'angolo toroidale difettano ancora di una completa e autoconsistente predicibilità. Alcuni studi condotti con il codice MHD tridimensionale e non lineare SpeCyl suggeriscono che un ruolo chiave sia giocato da un'interazione tra il plasma ed il suo boundary magnetico.
Per questo motivo gli ultimi dieci anni sono stati segnati da un continuo sforzo nella direzione dell'implentazione di condizioni al contorno (CC) più realistiche in SpeCyl: inizialmente, stati QSH qualitativamente fedeli all'esperimento poterono essere riprodotti modellizzando al bordo del plasma una perturbazione magnetica costante nel tempo, in aggiunta alla tradizionale formulazione delle condizioni al contorno che prevedeva un conduttore ideale in diretto contatto col plasma. All'inizio del mio dottorato un tentativo di modellizzare le CC con una parete sottile resistiva era stato compiuto, in attesa di essere completato e attentamente validato.
L'obiettivo principale del mio dottorato è stata la formulazione, l'implementazione in SpeCyl e la verifica di CC realistiche, nella forma di una parete resistiva sottile a contatto col plasma, circondata da una regione di vuoto e da una parete ideale a distanza finita e variabile, il tutto accompagnato da una descrizione realistica della velocità fluida a bordo plasma. Il risultato è un set-up molto generale, di rilievo per diverse configurazioni magnetiche, capace di riprodurre un ampio spettro di condizioni sperimentali: a partire dal precedente limite di parete ideale, fino ad arrivare a un'interfaccia libera tra plasma e vuoto.
Il mio lavoro si è articolato in alcuni passaggi principali: 1) studio approfondito della teoria lineare MHD riguardante instabilità prodotte dalla corrente, con l'implementazione di un tool numerico di stabilità lineare finalizzato a produrre un benchmark affidabile delle performance di SpeCyl; 2) analisi attenta del sorgente di SpeCyl e delle CC preesistenti (parete ideale e parete resistiva sottile), comprensiva di una caratterizzazione di entrambe le CC sui risultati di teoria lineare MHD. Questo studio ha permesso di individuare inconsistenze critiche nelle CC di parete resistiva sottile, motivando una sostanziale rivisitazione del modelling della velocità fluida a bordo plasma; 3) formulazione e implementazione delle nuove CC (parete resistiva sottile, circondata da vuoto e conduttore ideale, modelling realistico di velocità fluida tridimensionale a bordo plasma). Ciò ha richiesto l'implementazione di un'originale tecnica di deconvoluzione per affrontare le CC fluide tridimensionali nell'approccio spettrale di SpeCyl; 4) verifica non lineare delle nuove CC contro il codice indipendente 3D MHD non lineare Pixie3D e benchmark finale sui risultati di teoria MHD lineare dei modi kink esterni.
I risultati eccellenti in entrambe le verifiche dimostrano chiaramente la correttezza dell'implementazione delle nuove CC in SpeCyl e motivano futuri lavori di validazione su risultati sperimentali provenienti da RFX-mod e dal suo prossimo upgrade RFX-mod2
2023
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3484361
eng
numberofpages:312
oai:www.research.unipd.it:11577/35035542024-03-22T05:51:15Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
The influence of mathematical expertise on number processing
Mariagrazia Ranzini
Ranzini, Mariagrazia
Numerical Cognition, Mathematical Expertise, Number Processing, Mental Number Line
2010
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3503554
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/34698362024-03-17T01:30:23Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Extraterrestrial Diamonds in Ureilites
Oliver Christ
Christ, Oliver
Meteorites, ureilites, diamonds, graphite
In questo progetto, aggregati di carbonio provenienti da ureiliti sono stati estratti e analizzati attraverso un approccio multimetodologico al fine di comprendere la formazione dei diamanti ureilitici. Le ureiliti rappresentano il secondo gruppo più grande di achondriti e contengono significative quantità di carbonio, in particolare come grafite e diamante. La formazione di questi diamanti rappresenta uno degli aspetti più discussi. Nel corso degli ultimi decenni, sono state proposte e pubblicate tre principali ipotesi: (i) loro formazione allinterno di corpi planetari, (ii) la trasformazione diretta da grafite a diamante a seguito di eventi di shock, (iii) la formazione a seguito di deposizione chimica da vapore. In generale, la trasformazione diretta da grafite in diamante durante eventi di shock, ovvero un impatto che ha distrutto l’ureilite genitore, é ritenuta lipotesi più accreditata. Tuttavia, studi recenti sostengono di aver identificato diamanti in ureiliti la cui formazione è avvenuta allinterno di corpi planetari di dimensioni comprese tra quelle di Mercurio e Marte. Questi studi sono alla base del presente lavoro di tesi. Altri diamanti di dimensioni relevanti in ureiliti sono stati caratterizzati. L’approccio multimetodologico utilizzato nel presente lavoro di tesi comprende microscopia ottica, diffrazione a raggi X, spettroscopia Raman, FEG-SEM, spettrometria di massa e un primo test di micro-raggi-X tomografia computerizzata. Sulla base delle caratteristiche cristallografiche e isotopiche, é ipotizzabile che i microdiamanti studiati in questo lavoro di tesi si sono formati da grafite, la quale era presente nellureilite genitore e trasformata in diamante a seguito alle alte temperature e pressioni raggiunte durante un evento di shock. Di conseguenza, non sussiste la necessità di invocare un progenitore ureilitico di grandi dimensioni per la formazione di micro diamanti.
2023
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3469836
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/34634622022-12-16T00:38:49Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569oai:www.research.unipd.it:11577/34894202023-09-02T23:00:14Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Uno studio di Tjažëlye sny : F. Sologub e il ‘romanzo di transizione’
torresin linda
Torresin, Linda
simbolismo russo, sologub, romanzo simbolista, tyazhelye sny
Tjažëlye sny fu il frutto di undici anni di lavoro. Scritto tra il 1883 e il 1894 e pubblicato nel 1895, fu l’opera che diede a Sologub la fama di scrittore decadente. Il romanzo narra le vicende di Login, insegnante di liceo trentenne che deve fare i conti con la pošlost’ della provincia russa. Oppresso da “sogni grevi”, il protagonista sfugge all’immobilismo e alla trivialità della società uccidendo il malvagio per antonomasia, il preside Motovilov. Grazie all’amore salvifico della bella e pura Anna, Login ritrova se stesso e ricompone la propria identità divisa. Al centro dell’opera, assai debitrice al bytovoj realizm di Čechov, Gogol’, Saltykov-Ščedrin, c’è la “ricerca della verità” da parte dell’uomo fin-de-siècle. È lo stesso Sologub a descrivere il suo protagonista e alter ego, Login, come un uomo che “cerca la verità e la presentisce, la cerca coscientemente”. Fitto di citazioni e reminiscenze filosofico-letterarie, da Vl. Solov’ëv a Merežkovskij, da Nietzsche a Schopenhauer, da Poe a Baudelaire, da Turgenev a Dostoevskij, il romanzo accoglie ispirazioni, fonti, modelli eclettici ed eterogenei. In Tjažëlye sny trovano espressione tematiche che si svilupperanno successivamente in testi più tardi. La sua originalità sta nel collocarsi al crocevia tra realismo e decadentismo, naturalismo e simbolismo, prosa e poesia, romanzo e metaromanzo. “Posseduto”, “maniaco”, “sadico”, “malato”, “anormale”, “decadente” – questi sono solo alcuni degli epiteti dati dalla stampa all’autore di Tjažëlye sny, lo scrittore “più originale ed enigmatico” (per Vl. Bocjanovskij) dei tempi moderni. Nonostante la cattiva accoglienza dei contemporanei e i giudizi sfavorevoli della critica, questo romanzo costituisce tuttavia un punto nodale nella storia del simbolismo russo, del quale è la prima manifestazione letteraria, seppure ancora intrisa di atmosfere e motivi riconducibili all’estetica decadente.
2016
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3489420
http://dspace.unive.it/handle/10579/8279
ita
numberofpages:234
oai:www.research.unipd.it:11577/34516122024-03-17T12:55:18Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
BACTERIAL PROTEASES FROM PATHOGENIC AND NON-PATHOGENIC BACTERIA: A NOVEL RISK FACTOR FOR THROMBOTIC DISEASES
Ilaria Artusi
Artusi, Ilaria
thrombosis, infectious diseases, staphylococcus aureus
2021
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3451612
eng
numberofpages:131
info:eu-repo/semantics/closedAccess
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Gli studi classici a Padova nel XVII e XVIII secolo: Ottavio Ferrari e Jacopo Facciolati
Guglielmo Monetti
Monetti, Guglielmo
2021
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3481406
ita
numberofpages:413
oai:www.research.unipd.it:11577/35031182024-01-05T00:23:42Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
USE AND CONSUMPTION OF PLASTICS IN INDUSTRIAL PROCESSES.
NEW MODEL FOR THE STRATEGIC MANAGEMENT OF ENVIRONMENTAL IMPACTS.
Alessandro Marson
Marson, Alessandro
I materiali plastici sono onnipresenti nel settore produttivo e nella vita quotidiana, inoltre le più recenti stime prevedono una significativa crescita della domanda nei prossimi anni. Anche a causa dei grandi volumi di produzione (e quindi di rifiuti generati), al ciclo di vita dei materiali plastici sono associati gravi problemi ambientali. Negli ultimi trent’anni sono state numerose le prese di posizione istituzionali volte a limitare gli impatti ambientali associati al settore. In risposta il comparto produttivo ha indagato e intrapreso azioni per efficientare l’utilizzo delle plastiche oppure per valutare materiali o feedstock alternativi. Questa transizione, se non supportata da robuste valutazioni sull’effettiva sostenibilità ambientale delle alternative, rischia di portare ad effetti opposti a quelli desiderati. Per questa ragione anche le più recenti direttive e strategie europee riconoscono il ruolo chiave delle metriche e dei tool di sostenibilità ambientale. Tra questi, l’analisi del ciclo di vita (LCA) è di gran lunga lo strumento più utilizzato e riconosciuto. L’applicazione dell’LCA mostra però delle criticità che rischiano di minare la sua capacità come strumento a supporto del processo decisionale, in primis la soggettività di alcune scelte metodologiche. Alla luce di questo contesto, l’obiettivo della presente ricerca è di sviluppare un nuovo framework integrato con la struttura del LCA (così come descritta dallo standard ISO 14044) in grado di supportare il processo decisionale in condizioni di incertezza metodologica. Per sviluppare la proposta metodologica è stata condotta un’analisi degli studi LCA comparativi relativi ai materiali plastici e alle principali alternative, che ha permesso di dettagliare gli aspetti più critici della definizione del campo di applicazione e nella fase di interpretazione dei risultati. Sono stati quindi definiti i requisiti del nuovo framework metodologico, che è stato testato in tre casi studi. I casi studio sono stati selezionati in modo tale da coprire i due settori a più alta domanda di plastiche (imballaggi e materiali da costruzione) e le principali tipologie di materiale (plastiche vergini, riciclate, fossili e bio-based, nonché materiali cellulosici). Il framework si è dimostrato efficace ed in grado di supportare il processo decisionale. Le principali prospettive di ricerche future riguardano la generalizzazione del framework ad altri settori e produttivi ed altri ambiti di valutazione, come l’integrazione in studi LCA ex-ante.
La tesi è strutturata in sette capitoli. Il Capitolo 1 definisce il contesto della ricerca e ne definisce gli obiettivi. Il Capitolo 2 presenta l’approccio metodologico con il quale è stata condotta la literature review e i risultati ottenuti, evidenziando le criticità riscontrate negli studi LCA comparativi analizzati. Il Capitolo 3 introduce la struttura computazionale dell’LCA, così da poter formalizzare in maniera rigorosa il problema che si intende affrontare. Viene quindi descritto nel dettaglio il nuovo framework metodologico proposto e i criteri di scelta dei casi studio. I Capitoli 4-5 presentano l’applicazione del framework nei tre casi studio. In ogni capitolo sono descritte tutte le fasi dello studio LCA (goal and scope definition, life cycle inventory, life cycle impact assessment e interpretazione dei risultati) utilizzando la struttura raccomandata dallo standard ISO 14044. Il Capitolo 4 presenta i due casi studio nell’ambito degli imballaggi, mentre il Capitolo 5 descrive l’applicazione nel settore dei materiali da costruzione. Il Capitolo 6 presenta la discussione dei risultati ottenuti, suddivisa per sottoobiettivi della ricerca, infine il Capitolo 7 contiene le conclusioni finali e le indicazioni per futuri sviluppi della ricerca.
2023
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3503118
eng
numberofpages:328
oai:www.research.unipd.it:11577/34634812022-12-16T00:38:56Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569oai:www.research.unipd.it:11577/35019122024-02-08T00:40:43Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
General Average in the Free Port of Livorno, 1600-1700
JACOB ARTHUR DYBLE
Dyble, JACOB ARTHUR
2021
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3501912
eng
info:eu-repo/semantics/embargoedAccess
oai:www.research.unipd.it:11577/35018802024-02-03T01:59:47Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Understanding Plant Movement: From Kinematics to Machine Learning
QIURAN WANG
Wang, Qiuran
plant movements, motor cognition, motor intention, goal-directed, plant behavior, kinematics, machine learning
2023
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3501880
eng
numberofpages:242
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Rigorous and Efficient Algorithms for Significant and Approximate Pattern Mining
Leonardo Pellegrina
Pellegrina, Leonardo
2021
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3471458
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/34694092023-12-26T01:32:28Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
IDENTIFICATION OF NEW PHARMACOLOGICAL TARGETS IN CHEMOTHERAPY RESISTANCE: FOCUS ON METABOLIC REPROGRAMMING
Isabella Giacomini
Giacomini, Isabella
cancer, drug resistance, chemotherapy, metabolic reprogramming, mitochondrial metabolism, combined therapy
La chemioterapia è uno degli standard di cura per diversi tipi di tumori solidi. Sebbene i benefici dell’impiego clinico dei chemioterapici siano stati ampiamente riconosciuti, la loro efficacia terapeutica è limitata dall'insorgenza della resistenza farmacologica, che causa la recidiva del tumore, il fallimento dei trattamenti successivi e l'eventuale morte dei pazienti. La farmacoresistenza è un fenomeno multifattoriale, i cui meccanismi molecolari non sono stati ancora completamente compresi. Negli ultimi decenni, l’alterazione del metabolismo energetico cellulare è stata introdotta come segno distintivo della chemio-resistenza in aggiunta ai meccanismi più comunemente descritti, come ad esempio l'aumento dell'ingresso o la diminuzione dell’efflusso del farmaco, il potenziamento dei sistemi di riparazione del DNA e l'aumento dei sistemi antiossidanti. Numerosi studi hanno dimostrato una correlazione tra le alterazioni del metabolismo mitocondriale e il cancro, e successivamente anche con la resistenza ai farmaci, evidenziando così il ruolo fondamentale dei mitocondri nella progressione e nell'aggressività tumorale. Nonostante le ricerche recenti, il ruolo dei mitocondri nell'insorgenza della resistenza al cisplatino e alla doxorubicina non è ancora del tutto chiaro.
Lo scopo di questo progetto è stato quello di caratterizzare il profilo mitocondriale di cellule tumorali sensibili e resistenti sia al cisplatino che alla doxorubicina. Inizialmente, abbiamo valutato alcuni aspetti relativi allo stato e alla funzione del mitocondrio, come la morfologia mitocondriale, il potenziale di membrana e la massa. I nostri risultati hanno evidenziato diversi profili mitocondriali tra le cellule tumorali sensibili e resistenti. In particolare, le cellule tumorali resistenti al cisplatino hanno mostrato alterazioni nei livelli proteici del complesso OXPHOS, mentre i cloni resistenti alla doxorubicina hanno evidenziato dei cambiamenti nei processi di dinamica mitocondriale, ed in particolare una ridotta biogenesi mitocondriale. Le alterazioni identificate attraverso la fenotipizzazione mitocondriale rappresentano il punto di partenza per colpire le cellule tumorali resistenti con approcci farmacologici selettivi per superare la resistenza alla chemioterapia. Successivamente, l’obiettivo della mia tesi si è focalizzato sulla valutazione di strategie di terapie combinate tra modulatori mitocondriali ed agenti chemioterapici per ripristinare l'effetto dei farmaci nei cloni resistenti. Gli approcci hanno coinvolto l’utilizzo di plumbagina, che è un modulatore mitocondriale, e di quercetina, che è un induttore della biogenesi mitocondriale, in associazione rispettivamente con il cisplatino e la doxorubicina, dimostrando così che la terapia combinata è in grado di sensibilizzare nuovamente i cloni resistenti al chemioterapico. La seconda parte del mio progetto è stata orientata sull’identificazione di altri approcci farmacologici per ripristinare l'efficacia delle terapie endocrine nelle cellule umane di tumore al seno. I nostri risultati hanno evidenziato che la combinazione di Olaparib con Fulvestrant e Tamoxifene ha sensibilizzato le cellule di tumore al seno al trattamento endocrino. Inoltre, l'associazione di Olaparib, anti-PDL1 e anti-CXCR2 ha contrastato l'effetto pro-tumorigenico indotto dalle cellule mieloidi immature umane.
I risultati emersi in questo lavoro pongono nuove basi per l'identificazione di approcci farmacologici innovativi per colpire selettivamente le alterazioni delle cellule tumorali resistenti, con l'obiettivo finale di superare la farmacoresistenza.
2023
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3469409
eng
numberofpages:136
oai:www.research.unipd.it:11577/34640612024-03-10T07:54:06Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Characterisation and modelling of the fatigue damage and failure in woven composites
Federico Lamon
Lamon, Federico
2022
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3464061
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/34559652024-01-14T01:54:17Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Pavimentazioni con leganti polimerici per impalcati di ponte in calcestruzzo
Giovanni Giacomello
Giacomello, Giovanni
Leganti sintetici, resine epossidiche, impalcati di ponte in calcestruzzo, impermeabilizzazione, rivestimenti sottili.
I ponti sono manufatti che consentono il superamento di depressioni e discontinuità della superficie terrestre (fiumi, colline, ecc.). A causa della peculiarità della loro struttura rispetto all’usuale corpo stradale, essi necessitano di una finitura carrabile specifica. In-fatti l’impalcato del ponte è costituito solitamente da una soletta in calcestruzzo che possiede una rigidezza molto elevata rispetto ad un normale sottofondo realizzato in terra, le cui caratteristiche portanti sono molto inferiori. Le pavimentazioni sugli impalcati dei ponti, di solito, sono costituite da: una membrana bituminosa (o altro materiale sintetico), che impermeabilizza la superficie di appoggio; uno strato di malta bituminosa (di 1 o 2 centimetri di spessore) per garantire una buona adesione; uno strato di collegamento e uno strato di usura in conglomerato bituminoso. Questo tipo di pavimentazione, però, presenta non pochi problemi, a causa dei danni che può subire la sovrastruttura a causa dell’esercizio veicolare; danni che possono cagionare degradi all’impalcato del ponte (e che successivamente divengono maggiori ammaloramenti per la pavimentazione). I danni maggiori si riscontrano principalmente a causa di azioni derivanti da: traffico, clima e agenti chimici, che possono determinare un eccessivo affaticamento dei materiali, un accumulo di deformazioni permanenti, una scarsa adesione tra la soletta del ponte e la pavimentazione, un degrado fisico-chimico dei materiali dovuto alla presenza di sali disgelanti con contemporanea azione di cicli di gelo/disgelo, ecc. Questo elaborato presenta lo studio di pavimentazioni per impalcati di ponte confezionate con leganti di tipo sintetico ed inerte, che possiedono la capacità di rendere la sovrastruttura direttamente carrabile e al tempo stesso impermeabile. Sono stati studiati tre metodi di stesa, in modo da poterne confrontare le caratteristiche prestazionali con quelle di una tradizionale pavimentazione in conglomerato bituminoso. Sono state indagate inoltre le proprietà superficiali (macrotessitura, resistenza allo scivolamento e permeabilità) e le caratteristiche meccaniche (resistenza a fatica, resistenza alle deformazioni permanenti, resistenza allo strappo, dilatazione termica dei materiali, ecc.). I risultati hanno dimostrato che le soluzioni proposte, a seconda del metodo di stesa, han-no buone caratteristiche superficiali e buone proprietà meccaniche, resistendo in modo soddisfacente anche all’azione di agenti chimici e di cicli di gelo/disgelo.
2015
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3455965
ita
numberofpages:307
oai:www.research.unipd.it:11577/34698442024-03-23T02:57:59Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Former melt inclusions in garnet from UHP gneisses of the Seve Nappe Complex, Scandinavian Caledonides
Pawel Slupski
Slupski, PAWEL MICHAL
anatexis, nanogranitoids, melt inclusions, UHP metamorphism,
Il metamorfismo ad altissima pressione (UHP) è stato recentemente riportato negli gneiss del complesso Seve Nappe (SNC) dei Caledonidi scandinavi. Questo studio è incentrato sulle inclusioni fuse cristallizzate - noti come nanogranitoidi - e sulle informazioni che esse conservano sui processi anatettici che si verificano durante la subduzione ultraprofonda. I nanogranitoidi (NG) sono piccole gocce (< 20 μm) completamente cristallizzate di fusione anatettica intrappolate in fasi peritettiche. I paragneiss del Monte Åreskutan che rappresentano il SNC fanno parte del margine più esterno del Baltica, che è stato subdotto, metamorfosato e fuso durante la chiusura dell'Oceano Iapeto, che ha causato la collisione tra la Baltica e la Laurentia nel periodo del primo Devoniano.
L'insieme dei minerali del paragneiss è costituito da K-feldspato, granato, quarzo, plagioclasio, biotite, mica bianca, cianite, sillimanite e rutilo. Gli ammassi di inclusioni sono composti da piccole (< 5 μm) inclusioni multifase (MPI). Le MPI rappresentano precedenti inclusioni fluide e sono costituite da carbonati, micas, pirofillite, caolinite ± quarzo, grafite, rutilo e da un residuo liquido composto da CO2, CH4 e N2. Nei cluster MPI sono presenti inclusioni NG più grandi (5 - 20 μm) e più rare, composte da quarzo, biotite, K-feldspato, plagioclasio e raramente da carbonati.
Sono stati condotti sette esperimenti di riomogenizzazione a diverse condizioni di P-T attraverso un apparato multi-anvil per rifondere i nanogranitoidi e determinare la composizione del fuso anatettico. L'omogeneizzazione migliore è stata acquisita a 850 - 900 ̊C e 4 - 4,5 GPa. La composizione del fuso intrappolato è prevalentemente riolitica, con un elevato contenuto di alcali (∼10 wt% N2O+K2O). I contenuti di H2O e CO2 dei nanogranitoidi rifusi, analizzati mediante NanoSIMS, sono rispettivamente ~ 4,6 wt% (3,3 - 6,6 wt%) e ∼0,88 wt% (0,12 - 2,11 wt%). La composizione chimica della fusione anatettica proveniente dai paragneiss della SNC è coerente con gli studi sperimentali sui fusi UHP. Sono stati riconosciuti due eventi di fusione parziale nel Monte Åreskutan, SNC, uno in condizioni di eclogite-facies e il secondo in condizioni di granulite-facies (441 Ma).
2023
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3469844
eng
numberofpages:119
oai:www.research.unipd.it:11577/34698322024-03-23T02:43:32Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Classical and alternative cement binders: new approaches to investigate the reaction kinetics
Ludovico Mascarin
Mascarin, Ludovico
Cement hydration, Alkali-activated materials, Metakaolin, Calcined clays, Dissolution
2023
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/3469832
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/34545622022-09-02T23:15:56Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569oai:www.research.unipd.it:11577/1867142024-01-09T02:12:53Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Modellizzazione e simulazione dei sistemi di conversione dell’energia
STOPPATO, ANNA
Stoppato, Anna
1996
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/186714
ita
oai:www.research.unipd.it:11577/15585472024-01-09T02:08:41Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Ars monastica. Le fonti dell'iconografia teofanica nella mistica monastica del mediterraneo altomedievale
CANTONE, VALENTINA
Cantone, Valentina
Studi bizantini, Storia dell'arte bizantina, Iconografia paleocristiana, Iconografia bizantina
2006
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/1558547
ita
numberofpages:281
oai:www.research.unipd.it:11577/26700562024-03-09T03:55:40Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Carlo Naya fotografo veneziano: il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano.
E. Roncaglia
Alberto Zotti Minici
Roncaglia, E.
Zotti Minici, Alberto
La tesi di dottorato Carlo Naya, fotografo a Venezia. Il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano, si è proposta di delineare l’evoluzione dei modi e delle forme della fotografia vedutista veneziana tra seconda metà dell’Ottocento e primi decenni del Novecento.
A questo scopo, è stato catalogato e studiato il fondo della celebre ditta fotografica di Carlo Naya (1857-1918), ora proprietà degli eredi di un altro importante fotografo della città, Osvaldo Böhm: circa 5000 negativi di vetro al collodio e alla gelatina di bromuro databili a partire dalla metà del XIX secolo fino al secondo decennio del XX secolo, dei quali più di 1800 riguardano proprio la rappresentazione del paesaggio della città, della laguna, avvenimenti storici, scene di genere.
2009
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2670056
ita
numberofpages:319
oai:www.research.unipd.it:11577/26816792024-03-09T03:56:20Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
La Rassegna Internazionale del film scientifico-didattico dell'Università di Padova (1956-1975)
BUZZO, ERICA
Buzzo, Erica
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2681679
ita
oai:www.research.unipd.it:11577/34052182023-06-05T11:05:17Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Probabilistic Active Sensing in Multi-Sensor Applications
Luca Varotto
Varotto, Luca
Active Sensing, Multi-Sensor systems
Negli ultimi anni, i numerosi progressi nel campo dei sistemi embedded ad alte prestazioni, l’ottimizzazione delle tecniche di elaborazione dei segnali, e la maggiore affidabilità nei
sistemi di comunicazione, hanno portato allo sviluppo di tecnologie di sensoristica pervasiva. Tramite l’acquisizione di dati spazialmente distribuiti e ricchi di informazioni,
la sensoristica pervasiva è diventata fondamentale in diverse applicazioni. In ambito industriale viene utilizzata per prevedere guasti, ridurre i rallentamenti e migliorare
la sicurezza dei lavoratori e l’efficienza energetica; negli scenari urbani la sensoristica pervasiva individua potenziali minacce alla sicurezza, mentre in ambienti critici con-
sente il monitoraggio continuo in luoghi precedentemente inaccessibili. Nella robotica l’aggregazione di informazioni provenienti da più fonti spazialmente distribuite, consente
ai robot di apprendere più velocemente e di pianificare strategie di movimento più robuste e più adattive, anche all’interno di ambienti variabili e poco noti. Recentemente, la
ricerca nel settore del machine learning e dei controlli automatici ha favorito lo sviluppo di una nuova generazione di sistemi di sensoristica intelligenti, in cui i sensori, oltre ad
essere connessi tra di loro, diventano autonomi. Essi possono infatti prendere decisioni sul processo di raccolta dati, nel rispetto delle risorse a disposizione. Per questo motivo, le
tecnologie di sensoristica intelligente rappresentano oggi una nuova frontiera per i sistemi di acquisizione dati in numerose applicazioni tra cui l’agricoltura, la videosorveglianza, il
monitoraggio in ambienti critici, e nel campo manifatturiero. Questa Tesi è dedicata alle tecniche di sensoristica attiva probabilistica e multi-sensoriale. La percezione attiva si occupa di generare strategie di controllo e di ottimizzazione nei confronti del processo di raccolta dati e sulla base delle risorse a disposizione; per questo motivo, essa è fondamentale nel processo decisionale dei sistemi di sensoristica intelligente. Allo stesso tempo, gli approcci probabilistici possono operare in presenza di sensori rumorosi e ambienti sconosciuti, mentre le soluzioni multi-sensore introducono maggiore precisione, reattività e robustezza in fase di pianificazione ed apprendimento. Inoltre, le architetture multi-sensore consentono di catturare proprietà ambientali che le controparti a sensore singolo non riescono a cogliere. Il contributo principale di questa Tesi risiede nello sviluppo di un framework matematico per la percezione attiva probabilistica e multi-sensore; lo schema proposto è modulare e applicabile in diversi ambiti legati alla sensoristica attiva. La formulazione viene dapprima proposta nel contesto della stima di posizione attiva, e viene poi convalidata in quattro applicazioni distinte: localizzazione attiva, tracciamento attivo, videosorveglianza con vincoli di energia, e veicoli connessi. Al fine di valutare gli approcci proposti, sono stati condotti ampi studi sia numerici che sperimentali; in particolare, le performance sono state confrontate con delle baseline di riferimento. I risultati principali mostrano che la percezione attiva, quando viene integrata con sistemi di inferenza Bayesiana e con tecniche di sensor fusion, consente di progettare metodi di apprendimento auto-supervisionato, di modellare le incertezze tipiche dei sistemi di percezione reali, e di introdurre maggiore rapidità, accuratezza e robustezza nei processi di stima.
In Press
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3405218
eng
numberofpages:201
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Coinvolgimento della proteinchinasi CK2 nella resistenza all’imatinib in cellule di leucemia mieloide cronica
BORGO, CHRISTIAN
Borgo, Christian
La leucemia mieloide cronica (CML) è una malattia mieloproliferativa delle cellule ematopoietiche staminali, caratterizzata da un’espansione clonale di cellule staminali pluripotenti progenitrici con il conseguente incremento dei granulociti nel sangue. Un marcatore della CML è il cromosoma Philadelphia (Ph+), originato dalla traslocazione reciproca t(9;22)(q34;q11), che dà origine al gene di fusione BCR/ABL1, codificante per l’oncoproteina Bcr/Abl, una tirosin-chinasi costitutivamente attiva.
L’imatinib (STI-571) colpisce selettivamente l’oncoproteina Bcr/Abl e rappresenta la terapia standard d’inizio per questa patologia. Nonostante la sua grande efficacia, la resistenza all’imatinib è emersa come un significativo problema clinico. La linea cellulare LAMA84 è un modello della CML. In questa tesi, abbiamo usato due varianti di cellule LAMA84: una è incapace di sopravvivere e crescere in presenza di imatinib (LAMA84-S), mentre l’altra può crescere in presenza di 1,5 μM imatinib (LAMA84-R).
Lo scopo di questo lavoro è stato l’analisi della proteinchinasi CK2 nelle cellule LAMA84-S/R. La proteinchinasi CK2 è un Ser/Thr-chinasi ubiquitaria e costitutivamente attiva, che fosforila svariati substrati implicati in processi chiave della vita cellulare. CK2 presenta generalmente una struttura eterotetramerica composta da due subunità catalitiche (44 kDa) e/o (38 kDa) e due subunità regolatrici (25 kDa).
L’analisi mediante western blot dei livelli proteici di Bcr/Abl in diversi lisati cellulari di cellule LAMA84-S e LAMA84-R mostra che la resistenza all’imatinib in queste cellule è associata all’amplificazione del gene BCR/ABL1 e alla sovraespressione di Bcr/Abl. Inoltre, l’analisi dei livelli proteici intracellulari di CK2 evidenzia, inaspettatamente, un’espressione della chinasi di circa due volte maggiore nelle cellule resistenti all’imatinib rispetto a quelle sensibili. Entrambe le subunità CK2 e CK2, ma non CK2’, sono sovraespresse.
L’attività dell’oloenzima CK2 è stata saggiata sul substrato -caseina o sul peptide specifico sintetico R3AD2SD5, mentre quella di CK2 monomerica è stata rilevata mediante un in-gel kinase assay. Coerentemente con il livello proteico di CK2, l’attività sia dell’oloenzima che di CK2 monomerica è maggiore nelle cellule LAMA84-R rispetto alle cellule LAMA84-S.
L’immunoprecipitazione di Bcr/Abl da lisati cellulari di cellule LAMA84-S/R mostra che CK2 immunoprecipita con Bcr/abl solo nelle cellule resistenti all’imatinib. Questo dato è supportato anche dalla presenza di Bcr/Abl negli immunoprecipitati di CK2 ottenuti dai medesimi lisati e analizzati mediante western blot e spettrometria di massa.
Dato che la relazione fra CK2e Bcr/Abl suggerisce una potenziale fosforilazione di CK2 da parte della tirosin-chinasi, si è realizzata un’immunoprecipitazione con l’anticorpo anti-fosfo-tirosina (p-Tyr) da lisati di cellule LAMA84-S/R e l’analisi tramite western blot degli immunoprecipitati rileva la presenza di CK2 solo nei campioni delle LAMA84-R. La Tyr-fosforilazione di CK2aumenta se le cellule sono trattate con l’inibitore delle tirosin-fosfatasi, pervanadato.
Per provare se la Tyr-fosforilazione di CK2 è mediata dall’autofosforilazione di CK2, come descritto altrove, o è catalizzata da Bcr/Abl, le cellule LAMA84-R sono state trattate per 24 h con inibitori specifici per CK2 o Bcr/Abl. CK2è stata immunoprecipitata dalle cellule trattate ed è stata analizzato il suo stato di Tyr-fosforilazione mediante western blot. Mentre il CX-4945, un inibitore selettivo per CK2, ora in fase I degli studi clinici su pazienti con tumori solidi, non ha effetto sulla p-Tyr-CK2l’imatinib riduce la Tyr-fosforilazione di CK2, suggerendo che Bcr/Abl è maggiormente coinvolto nella fosforilazione tirosinica di CK2nelle cellule LAMA84-R.
Per esaminare il potenziale effetto di CK2 e Bcr/Abl nell’interazione delle due chinasi, le cellule LAMA84-R sono state trattate con il CX-4945, l’imatinib, l’inibitore allosterico di Abl GNF-2, e il potente inibitore chinasico non-specifico staurosporina. Solo il trattamento con l’inibitore di CK2, CX-4945, riduce l’interazione fra le due chinasi.
Per sottolineare il ruolo di CK2 durante la proliferazione cellulare, le cellule LAMA84-S/R sono state trattate per 48 h con differenti concentrazioni di CX-4945 e la vitalità cellulare di entrambe le cellule LAMA84-S e LAMA84-R è stata misurata mediante il saggio MTT. I dati suggeriscono che la viabilità di entrambe le linee cellulari decresce all’aumentare della concentrazione del CX-4945, con un maggior effetto dell’inibitore nelle cellule LAMA84-R. Esperimenti effettuati mediante la combinazione di CX-4945 e imatinib, dimostrano che mentre la vitalità delle cellule LAMA84-S trattate con l’imatinib da solo o in combinazione con il CX-4945 è ridotta in modo simile, l’inibizione dell’attività di CK2 da parte del CX-4945 sensibilizza le cellule LAMA84-R a basse concentrazioni di imatinib.
Infine, la possibile interazione fra CK2 e altre proteine è stata analizzata nelle cellule resistenti all’imatinib. A questo proposito, CK2 è stata immunoprecipitata da lisati di cellule LAMA84-R e la sua attività CK2 negli immunocomplessi è stata valutata mediante un saggio chinasico in presenza di [33P]ATP. L’analisi mediante SDS/PAGE dei campioni reattivi evidenzia una banda, di circa 35-38 kDa, 33P-fosforilata in modo comparabile alla banda corrispondente alla subunità CK2 autofosforilata. L’analisi di spettrometria di massa ha dimostrato che la banda corrisponde alla subunità j del fattore eucariotico 3 d’inizio della traduzione (eIF3j) e il sito di fosforilazione è stato identificato nella Ser127 (Q-E-E-S-D-L-E).
L’analisi di spettrometria di massa degli immunoprecipitati di CK2 ha messo in evidenza la presenza di altre subunità di eIF3: b, f, l, g, h, k. Gli immunoprecipitati di eIF3b ottenuti da lisati di cellule LAMA84-R contengono sia CK2cheCK2 e la fosforilazione in vitro degli immunoprecipitati di eIF3b in presenza di [33P]ATP ha dimostrato che anche eIF3b è un substrato di CK2.
2011
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3104123
ita
oai:www.research.unipd.it:11577/1797392024-03-09T03:56:27Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Interdipendenze tecnologiche nella produzione agricola e rilfessi sull'uso delle risorse naturali: il caso dell'agricoltura veneta
ROSSETTO, LUCA
Rossetto, Luca
azienda multiprodotto
specializzazione
congiunzione
agroambiente
ordinamenti produttivi
Nella tesi vengono affrontate le problematiche relative alla diffusione dell'agricoltura specializzata e intensiva rispetto a tipologie produttive diversificate con una particolare enfasi allo studio degli aspetti tecnologici della produzione agricola ma senza trascurare la questione ambientale. L’ipotesi di lavoro è costituita dall’azienda agricola multiprodotto ove si stabiliscono delle relazioni di congiunzione tecnologica ed economica che coinvolgono la produzione agricola tradizionale e, per riflesso, anche quella ambientale.
I risultati della stima hanno confermato l’esistenza di una tecnologia differenziata in rapporto alla tipologia produttiva. Prevalgono, infatti, dei rapporti di interdipendenza tecnologica nelle tipologie diversificate le cui attività produttive si dimostrano, tra l’altro, meno pericolose è più integrate con l’ambiente. Viceversa, non sono stati rilevati motivi a favore della congiunzione tecnologica nella tipologia specializzata ipotesi che, comunque, non può essere rifiutata sulla base dei risultati della stima. Vengono, altresì, confermati gli effetti pervasivi della tecnologia relativamente alla domanda di fattori produttivi ove si riscontra un’elevata flessibilità nonostante la variabilità della loro rilevanza economica in funzione delle produzioni o degli ordinamenti adottati nelle diverse tipologie produttive.
1998
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/179739
ita
numberofpages:225
oai:www.research.unipd.it:11577/1850132024-03-09T03:55:51Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Stato e confine. Affermazione e crisi dell’identità territoriale dello Stato moderno. Il caso Sudan
PASE, ANDREA
Pase, Andrea
Africa
Modern State
Colonialism
Anglo-Egyptian Sudan
1995
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/185013
ita
numberofpages:276
oai:www.research.unipd.it:11577/14236992024-03-17T09:03:59Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Giving credit where credit is due: the case of acknowledgments in PhD dissertations
GESUATO, SARA
Gesuato, Sara
acknowledgement
thanking
PhD dissertation
genre
text analysi
local grammar
This PhD dissertation presents a textual analysis of 40 US PhD dissertation acknowledgment sections (PhDASs), defined as macro speech acts of thanking consisting of multiple and variously realized component functional units.
Chapter 1 outlines the objectives of the research and identifies its relevant theoretical background; it also points out the contribution that the study offers to linguistics, describes the corpus to be analyzed, and presents a synopsis of the following chapters.
Chapter 2 defines PhDASs from both a functional and a formal point of view, specifies what recurrent themes make up their subject matter, explains the reasons for their communicative complexity, indicates what properties qualify them as a genre, and characterizes their typical context of situation.
Chapter 3 focuses on the speech act nature of PhDASs. It discusses the comparability between speech acts and genre exemplars; it offers a motivated description of PhDASs as elaborate acts of thanking; it reviews relevant literature on the speech act of thanking and acknowledgment sections; it shows what components and features of acts of thanking are also relevant to PhDASs; and it outlines the method of analysis applied to the corpus.
Chapter 4 examines the corpus from both a macro and a micro perspective. It explores the global structure and characteristics of the PhDASs and the specific wording of the most salient notions and of the acknowledgment moves occurring in them. It includes a qualitative analysis of selected texts and text excerpts, which reveals the variety of lexico-grammatical patterns available for the encoding of written acknowledgments and also shows the partly ambiguous nature of given textual phenomena. It also comprises a quantitative summary of the encoding patterns identified in the corpus (i.e. the strategies for the expression of acknowledgments and the structural arrangement of the PhDASs), whose occurrence is accounted for with reference to the relevant context of situation.
Chapter 5 derives the conclusion from the findings of Chapter 4 and evaluates the study as a whole. It points out the main problems encountered in analyzing the texts, it signals the limitations of the study, and offers suggestions for further research on PhDASs.
2004
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/1423699
eng
numberofpages:690
oai:www.research.unipd.it:11577/22766582024-03-17T09:04:29Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Dynamic models for competing risks and relative survival.
CORTESE, GIULIANA
Cortese, Giuliana
event history analysi
survival regression model
competing risks model
La tesi riguarda modelli di regressione per rischi concorrenti in analisi di sopravvivenza, e tratta sia il caso in cui le cause specifiche di un evento sono note sia il caso in cui tali cause sono sconosciute, pur se esistenti.
La prima parte della tesi, relativa alle cause specifiche note, presenta un’applicazione del modello di regressione per rischi concorrenti per lo studio sul cancro della mammella. Nell’ambito di questa applicazione, sono affrontati alcuni aspetti dinamici del modello, come per esempio le variabili esplicative dipendenti dal tempo. Lo scopo dell’applicazione è consistito nell’individuare un dosaggio chemioterapico ottimale per diverse tipologie di pazienti con cancro della mammella, al fine di tenere sotto controllo il rischio di cardiotossicità. L’attenzione si è concentrata sulla probabilità d’incidenza cumulata di sviluppare la cardiotossicità in un predeterminato periodo temporale, condizionatamente a determinati fattori di rischio d’interesse. Questa probabilità è stata stimata come una funzione della variabile esplicativa dipendente dal tempo, ‘dosaggio’. Alcuni problemi sulla bontà di adattamento del modello, in relazione alle variabili esplicative dipendenti dal tempo, sono discussi nell’ambito dell’applicazione. Inoltre l’applicazione ha fornito uno spunto nell’esaminare il ruolo delle variabili dipendenti dal tempo nei modelli di regressione per rischi concorrenti. In particolare, nell’ambito dei modelli multi-stato, viene presentato un’ampliamento del modello per rischi concorrenti che permette di includere al suo interno una varia- bile casuale binaria dipendente dal tempo. La tesi tratta anche l’inclusione del tempo di permanenza in un certo stato del modello come variabile esplicativa dipendente dal tempo.
La seconda parte della tesi, riguardante eventi le cui cause specifiche son sono disponi- bili, discute i modelli di regressione per la sopravvivenza relativa. Viene studiato il modello non parametrico per i rischi additivi in eccesso, nel caso in cui anche il ri- schio in eccesso sia in forma additiva. Viene mostrato come alcuni recenti sviluppi possono essere usati per fare inferenza relativamente a tale modello e, in particolare, per verificare che l’effetto di una certa variabile sul rischio in eccesso sia costante, piuttosto che dipendente dal tempo. La tesi presenta anche un modello semiparametrico per i rischi additivi in eccesso. I suddetti modelli, non parametrico e semiparametrico, hanno stimatori in forma esplicita ed i test d’ipotesi sulla costanza degli effetti nel tempo possono essere basati su uno schema di ricampionamento. Un insieme di dati reali è stato studiato usando diversi modelli statistici al fine di evidenziare la necessità di modelli flessibili nell’ambito della sopravvivenza relativa.
In conclusione, viene discusso un suggerimento per valutare la bontà di adattamento dei modelli per la sopravvivenza relativa. Tale proposta consiste in test statistici e metodi grafici basati sui residui di martingala cumulati, e non presenta alcuni degli svantaggi osservati nei recenti metodi offerti dalla letteratura. La proposta è illustrata tramite la verifica dell’assunzione di proporzionalità dei rischi nell’ambito del modello semiparametrico per i rischi proporzionali in eccesso.
2008
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2276658
http://paduaresearch.cab.unipd.it/1015/
eng
numberofpages:130
oai:www.research.unipd.it:11577/23819722024-03-17T08:41:47Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Correlation models for paired comparison data
CATTELAN, MANUELA
Cattelan, Manuela
2009
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2381972
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/23832732024-03-09T05:23:05Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Lâ€TMacquisizione della grammatica come complesso sistema cognitivo-linguistico: studi sperimentali sulla produzione e comprensione della morfologia in bambini con sviluppo tipico del linguaggio.
DISPALDRO, MARCO
Dispaldro, Marco
2009
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2383273
ita
oai:www.research.unipd.it:11577/24909802024-03-15T10:22:42Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Metodo per il Progetto Preliminare di Turbomacchine Assiali Basato sulla Teoria del Potenziale
MASI, MASSIMO
Masi, Massimo
hydraulic axial turbomachinery preliminary design
blade to blade conformal mapping
meridional flow potential model
Questa tesi presenta un metodo di progetto preliminare di turbomacchine assiali fondato su un metodo a potenziale.
Il lavoro si articola su due diversi aspetti del problema, dapprima la costruzione di un modello teorico capace di simulare il campo di moto fluido in una turbomacchina, quindi la determinazione di una serie di relazioni tra parametri analitici e grandezze fisiche che permettano di applicare il modello alla progettazione.
L’approccio è non viscoso, irrotazionale e bidimensionale, quindi studia separatamente le superficie meridiane ed interpalari, i cui campi di moto sono interconnessi esclusivamente da vincoli di tipo geometrico e di continuità. Il modello riesce quindi a prevedere l’influenza sul deflusso di tutti quegli elementi che la teoria monodimensionale non può contemplare, cioè ripercussioni su velocità e gradienti di pressione dovute alla geometria meridiana, ed effetti sul deflusso interpalare legati a spessore, calettamento, incidenza, curvatura e solidità dei profili palari. La parte successiva dello studio, più strettamente ingegneristica, consente di pervenire al disegno preliminare di una macchina di prestazioni desiderate a partire dalla sola conoscenza dei numeri caratteristici, attraverso la scelta da parte del progettista di opportuni vincoli sulle geometrie possibili. Il lavoro presenta anche alcune applicazioni progettuali a titolo di esempio.
1999
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2490980
ita
oai:www.research.unipd.it:11577/24960892024-03-15T10:25:25Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Progetto, sviluppo e validazione di un modulo software per il timing di presse automatiche multistazione integrato in un sistema CAD/CAE per la tecnologia dello stampaggio a freddo
BERTI, GUIDO
Berti, Guido
Il presente lavoro verte sulla progettazione, sviluppo e validazione di un modulo CAD/CAE per il timing di presse automatiche multistazione e si inserisce all'interno di un progetto europeo B.R.I.T.E. di più ampio respiro che tocca tutti gli aspetti fondamentali del process planning nella tecnologia della forma tura a freddo.
In esso viene presentata un'analisi delle differenti tipologie di presse presenti nel mercato, accompagnata da un'indagine sulle procedure di tirning e set-up estesa sia ai costruttori che agli utilizzatori di tali presse.
E' stato così possibile definire sia l'architettura funzionale del modulo, sia l'algoritmo per la simulazione dei movimenti, algoritmo che può essere utilizzato per tutte le tipologie di presse che sono state classificate.
Nello sviluppo del modulo come applicazione interattiva all'interno del sistema CAD Euc1id-IS (Matra-Datavìsion) é stata posta particolare attenzione sia alle problematiche di portabilità su altri sistemi CAD, che all'integrazione del modulo di timing con gli altri moduli che costituiscono il sistema CAD/CAE per la tecnologia dello stampaggio a freddo.
La validazione, infine, del software si é focalizzata su aÌcune presse multistazione tra quelle utilizzate dai partners industriali del progetto e che presentavano tipologie di funzionamento e caratteristiche di regolazione assai differenti.
1992
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
https://hdl.handle.net/11577/2496089
ita
numberofpages:135
STAMPA
oai:www.research.unipd.it:11577/25318342024-03-15T10:22:36Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Le città di fondazione nel Novecento
MITTNER, DUNIA
Mittner, Dunia
2000
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2531834
ita
numberofpages:350
STAMPA
oai:www.research.unipd.it:11577/26670542023-01-18T00:40:31Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569oai:www.research.unipd.it:11577/26666622023-01-18T00:40:32Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569oai:www.research.unipd.it:11577/26684022024-03-15T10:22:41Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Quantitative and qualitative fuzzy temporal networks
FALDA, MARCO
Falda, Marco
2005
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2668402
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/26686602024-03-15T10:25:19Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Female elegiac characters in the "Exeter Book". A critical edition, with a critical history and a variorum commentary of "Wulf and Eadwacer", "The Wife's Lament" and "The Husband's Message"
PASTORELLO, ELISA GIANNA
Pastorello, ELISA GIANNA
2011
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2668660
eng
numberofpages:247
oai:www.research.unipd.it:11577/26752552024-03-15T10:22:29Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Investigating the effects of SOC on soil structure: three-dimensional visualisation and modelling
DAL FERRO, NICOLA
DAL FERRO, Nicola
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2675255
oai:www.research.unipd.it:11577/26684122024-03-15T10:24:56Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Analisi e ottimizzazione della configurazione di un macrosistema di conversione di energia
RECH, SERGIO
Rech, Sergio
Ottimizzazione/Optimization
modellazione Macro-Sistema/Macro-System modelling
Programmazione Dinamica/Dynamic Programming
TSO-STO(Two-Step Optimization of Storage)/TSO-STO(Two-StepOptimization of Storage)
MILP(Mixed-Integer Linear Programming)/MILP(Mixed-Integer Linear Programming)
La consapevolezza di vivere in un mondo di dimensioni finite in cui le risorse di energia sono limitate ha portato alla ricerca di configurazioni di sistemi per la conversione dell’energia sempre più complesse. Infatti, l’aumento dell’efficienza di questi sistemi è spesso raggiunto grazie a una maggiore integrazione tra i processi che avvengono al loro interno. È quindi sempre
più rilevante la necessità di adottare strumenti che permettano di valutare il comportamento dei sistemi (simulazione) in modo accurato, ma che siano allo stesso tempo semplici. In questo contesto, inoltre, il progettista si può trovare di fronte a diverse opzioni nel progetto delle nuove configurazioni, e
può contestualmente aver bisogno di strumenti che diano indicazioni su quali siano le scelte migliori nella loro gestione (ottimizzazione). In questa tesi viene prima presentato un approccio generale per la simulazione e l’ottimizzazione del progetto e del funzionamento di sistemi energetici, che utilizza gli stessi principi e la stessa terminologia indipendentemente dalle dimensioni, complessità e dettaglio del sistema. Successivamente si pone l’attenzione sui Macro-Sistemi, che consistono in
un insieme integrato di impianti energetici che converte le fonti energetiche primarie disponibili nelle forme richieste dalle utenze. Sia le fonti che le richieste presentano in generale una certa variabilità. La variabilità lato fonti primarie è legata alla disponibilità nello spazio e nel tempo, che a volte è anche difficilmente prevedibile (come ad esempio nel caso di fonti rinnovabili); la variabilità lato richiesta è legata a regole di mercato e a caratteristiche degli utenti. Per descrivere adeguatamente il comportamento dei Macro-Sistemi
vengono costruiti appositi modelli che prevedono l’impiego di variabili binarie, che in problemi di ottimizzazione del progetto consentono di considerare l’inclusione o l’esclusione di un impianto nel Macro-Sistema stesso, e in problemi di ottimizzazione del funzionamento la sua accensione o il suo spegnimento in relazione all’obiettivo considerato. Contestualmente
vengono costruiti modelli dettagliati dei singoli impianti che si prevede possano far parte del Macro-Sistema al fine di ricavare relazioni caratteristiche fuel-prodotto/i affidabili da includere nel modello del Macro-Sistema. Queste relazioni risultano in generale ben approssimabili da funzioni lineari. Vengono inoltre inclusi i vincoli sull’andamento delle variazioni temporali di carico degli impianti stessi per rappresentare situazioni più realistiche possibili.
L’ottimizzazione del progetto e del funzionamento di Macro-Sistemi
rappresentati dai modelli così definiti rientra nel problema più ampio dell’ottimizzazione dinamica MILP (Mixed-Integer Linear Programming), che viene trattato nella prima parte di questa tesi, descrivendo in particolare la tecnica di “programmazione dinamica” che è impiegata per semplificare la
ricerca della soluzione. Viene poi presentato e applicato un approccio originale per la decomposizione del problema dinamico in due sottoproblemi più semplici. Ciò rende molto più agevole la soluzione del problema originario, riducendo molto la sforzo computazionale senza perdita significativa di accuratezza.
Vengono infine impostati e applicati due problemi di ottimizzazione di complessità crescente. Il primo ha come oggetto impianti a vapore e a ciclo combinato per la generazione di energia elettrica inseriti nel Macro-Sistema elettrico tedesco operante in regime di mercato libero. Sfruttando dati reali di prezzo e consumo in un arco temporale di quattro anni, viene valutata la
riduzione dei profitti prodotti da questi impianti tradizionali conseguente alla priorità di generazione assegnata agli impianti che usano fonti rinnovabili. Il secondo problema riguarda un Macro-Sistema complesso per la produzione combinata di energia elettrica e termica che serve una domanda variabile
nel tempo. Il volume di un sistema di accumulo termico che rende la generazione di energia elettrica indipendente dalla domanda termica viene ottimizzato in funzione del massimo profitto ottenuto dal Macro-Sistema nel suo complesso in un anno tipo di funzionamento.
2013
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2668412
ita
numberofpages:267
oai:www.research.unipd.it:11577/26666712023-01-18T00:40:37Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569oai:www.research.unipd.it:11577/26970792024-03-10T10:18:15Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Water slippage over micro and nano structured surfaces
BRIGO, LAURA
Brigo, Laura
2008
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2697079
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/26945282024-03-17T08:47:21Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
University and business: quale distanza per un dialogo formativo? La ricerca-intervento per la promozione della competenza epistemica
FRISON, DANIELA
Frison, Daniela
La vocazione dell’Università alla ricerca scientifica e le sue relazioni con il mondo extra-accademico sono al centro, fin dalle origini di questa istituzione, di un articolato e controverso dibattito percorso da esperienze e contributi ispirati a molteplici e differenti idee d’università (Newman, 1852). Entro questa variabilità, le facoltà scientifiche hanno sviluppato, ormai da tempo, partenariati fruttuosi di ricerca con il mondo economico e produttivo mentre assai meno diffusi appaiono gli esempi di dialogo tra facoltà umanistiche e mondo aziendale, come dimostra anche un’accurata mappatura dei progetti di University-Business Dialogue (CEC, 2009) sovvenzionati da Fondi Europei. L’occasionalità di queste esperienze ha condotto il lavoro dottorale verso i seguenti interrogativi: in quali termini il University-Business Dialogue e, in particolare, il dialogo tra scienze umane e mondo economico-produttivo possono dirsi formativi? E come dovrebbe essere allestita un’esperienza di University-Business Dialogue per diventare esperienza formativa?
Per rispondere ai quesiti la presente indagine si è riferita al Progetto PARIMUN - Partenariato Attivo di Ricerca IMprese-UNiversità, un’iniziativa proposta dalla Facoltà di Scienze della Formazione che incoraggia proprio il partenariato tra mondo accademico da un lato, e imprese e organizzazioni del territorio dall’altro. PARIMUN, infatti, promuove e sostiene la progettazione e la realizzazione di ricerche-intervento presso organizzazioni e imprese del territorio: ricerche condotte da specializzandi dei Corsi di Laurea Magistrale della Facoltà, a partire da questioni e problematiche rilevate e proposte dalle stesse organizzazioni.
L’indagine si è ispirata alla Reflective Practice di Donald Schön (1993) oltre che all’Epistemologia Operativa di Donata Fabbri e Alberto Munari (1985-2005): contributi capaci di sollecitare una lettura del University-Business Dialogue che intenda riconoscere e valorizzare insieme conoscenza e azione, teoria e pratica, verso una esplorazione delle ricadute, per l’appunto formative, promosse dall’elaborazione della Tesi di Laurea Magistrale secondo i criteri e le modalità previste dal Progetto PARIMUN. A tal fine, il lavoro dottorale ha interessato i laureandi implicati nel progetto, i rispettivi direttori di tesi (Università) e i referenti aziendali (Impresa): tutti attori coinvolti nella realizzazione di ricerche-intervento e tutti, seppur con tempi e modalità differenti, coinvolti nell’indagine e interessati dai suoi strumenti ispirati all’analyse des pratiques professionnelles di matrice francofona e volti alla sollecitazione di una postura riflessiva sulle pratiche stesse. Gli strumenti scelti e le strategie di analisi e di interpretazione dei risultati adottate hanno condotto alla “mappatura” di quattro ordini di ricadute che possiamo così definire: ricadute di ordine didattico-accademica; ricadute di ordine epistemologico-metodologico; ricadute relative alla postura epistemologica dello studente nei confronti della ricerca e delle organizzazioni; infine, ricadute relative alla postura epistemologico-istituzionale dell’organizzazione nei confronti della ricerca e di questa nuova figura di studente-ricercatore, convenzionalmente definito “ricercatore PARIMUN”.
Il lavoro si conclude evidenziando riflessioni e prospettive in merito al possibile rapporto tra Università e Imprese e, più precisamente, tra scienze umane e imprese: quale, dunque, la distanza auspicabile per un dialogo formativo?
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2694528
ita
numberofpages:379
oai:www.research.unipd.it:11577/27506832024-03-17T09:15:55Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Procedura integrata di analisi e correzione delle osservazioni radar per la stima di precipitazioni intense in ambiente alpino.
MARRA, FRANCESCO
Marra, Francesco
weather radar
debris flows
2013
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2750683
ita
oai:www.research.unipd.it:11577/27514782024-03-15T10:25:10Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Il ms. 603 della Biblioteca del Musée Condé (Chantilly).Storia del manoscritto, edizione critica e analisi metrico-stilistica /Le ms. 603 de la Bibliothèque du Musée Condé (Chantilly). Histoire du manuscrit, édition critique, étude de la métrique et du style
ZANON, TOBIA
Zanon, Tobia
2008
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2751478
ita
oai:www.research.unipd.it:11577/27408782024-03-15T10:22:38Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Noun Incorporation: A New Theoretical Perspective
MURO, ALESSIO
Muro, Alessio
Questa tesi discute un processo morfosintattico detto incorporazione nominale, consistente nella fusione di un componente nominale e di un componente verbale e risultante nella formazione di un tema verbale complesso. Attenzione particolare viene dedicata a tre distinzioni poco osservate nella letteratura teorica: l‘alternanza di direzionalità (cioè la posizione pre- o postverbale dell‘elemento nominale), l‘alternanza di adiacenza (cioè il fatto che i nomi incorporati preverbali occupino differenti posizioni nel complesso verbale, diverse nella distanza dalla radice verbale), e la dicotomia libero/legato (per cui gli elementi composti possono o no mostrare suppletivismo rispetto alle corrispondenti forme libere). Seguendo l‘Antisimmetria di Kayne (1994), sebbene con una diversa cartografia, la prima alternanza è derivata da una distinzione tra nomi incorporati XP (preverbali) e X° (postverbali): l‘ordine lineare deriva dal fatto che il movimento della radice verbale (che si ritiene consistere in XP complesso) viene bloccato da un XP, ma non da un X°. Le altre due distinzioni vengono colte grazie ad un corollario dell‘ipotesi secondo cui la derivazione viene ad essere divisa in tre aree da me denominate Fasi Morfologiche: diverse configurazioni della fase più bassa (corrispondente ad una radice) determinano lo stato libero o legato di un componente, mentre quelle più alte (vP e il campo di IP) possono generare due gradi di incorporazione non-adiacente se il componente nominale è un XP (cioè se è preverbale).
2009
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2740878
http://paduaresearch.cab.unipd.it/2113/1/Muro_NI.pdf
tur
eng
mis
sal
nai
moh
wak
map
sio
ita
hun
cad
kal
numberofpages:198
oai:www.research.unipd.it:11577/27488842024-03-19T02:44:28Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Strategies for seismic assessment of common existing reinforced concrete bridges typologies
MORBIN, RICCARDO
Morbin, Riccardo
Questo studio riguarda una nuova procedura probabilistica per valutare ponti esistenti stradali/ferroviari dopo un evento sismico per mezzo di curve di fragilità analitiche e ispezioni sulla struttura. In particolare, la valutazione riguarda ponti esistenti in calcestruzzo armato aventi uno schema strutturale comune in Italia (ponti multicampata in semplice appoggio). La procedura è composta di 6 fasi e ciascuna fase è stata approfondita. Le fasi 1 e 2 sono una sorta di lavoro preliminare da eseguire prima che l’evento sismico accada: l’impostazione di un database per raccogliere tutte le informazioni riguardo i ponti di una specifica rete stradale/ferroviaria (fase 1) e la costruzione delle curve di fragilità per ciascun ponte (fase 2): le curve di fragilità sono grafici che esprimono la probabilità condizionata di un manufatto di eguagliare o eccedere un certo livello di danno per diverse intensità dell’azione sismica. Poiché la fase 2 è una fase importante per i risultati finali dell’intera procedura probabilistica, è presentato un ampio studio sulla costruzione delle curve di fragilità, considerando alcuni ponti localizzati in posizioni strategiche della rete stradale della regione Veneto (Italia nord orientale) e differenti modellazioni numeriche, al fine di valutare la modellazione più conveniente per la stima della vulnerabilità sismica. Inoltre, particolare attenzione è posta sugli interventi di adeguamento con materiali FRP e il loro effetto sulla riduzione della vulnerabilità sismica del manufatto. Le altre fasi riguardano le attività da svolgere dopo un evento simico, utili per le fasi di emergenza e post- emergenza. La fase 3 riguarda un metodo per decidere se iniziare o meno le ispezioni su un ponte in relazione all’intensità sismica del terremoto accaduto; se l’intensità sismica raggiunge o supera una certa soglia, la fase 4 indica come effettuare le ispezioni visive sui manufatti, a livello probabilistico, e come generare le curve di fragilità dei ponti eventualmente danneggiati. Infine, le ultime due fasi cercano di fornire informazioni utili agli enti che gestiscono la rete stradale per ottenere un’organizzazione ottimale della rete stradale/ferroviaria nelle fasi dopo il terremoto. La fase 5 riguarda una veloce procedura per decidere se permettere o meno il traffico sui ponti che hanno subito l’evento sismico, mentre la fase 6 fornisce informazioni riguardo possibili vantaggi economici, che derivano da un confronto tra costi di ricostruzione e costi di riparazione (considerando interventi con materiali FRP) dei ponti danneggiati. Per chiarire la procedura qui descritta, si è svolto un esempio esplicativo per ogni fase.
2013
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2748884
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/27595502024-03-17T08:38:55Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Il federalismo fiscale in Italia. Dal paradigma costituzionale ai tentativi per la sua realizzazione.
VIGATO, ELISABETTA
Vigato, Elisabetta
federalismo fiscale
Art. 119 Cost.
Autonomia finanziaria regionale, art. 119 Cost.
federalismo municipale
federalismo fiscale e regioni speciali
Il presente lavoro si propone di analizzare il processo evolutivo del federalismo fiscale in Italia.
La trattazione è articolata in sei momenti, allo scopo di verificare lo stato di attuazione del federalizing process, dando conto degli interventi legislativi in materia, dell'attività interpretativa della Corte costituzionale e delle principali acquisizioni dottrinali maturate nel dibattito scientifico.
Il capitolo I ripercorre l'evoluzione della finanza locale in Italia, dal Risorgimento italiano, culla delle prime teorie federaliste, alle riforme a Costituzione invariata poste in essere negli anni Novanta.
All'interno di questa ampia cornice storica, si approfondiscono le declinazioni del rapporto tra finanza statale e locale, passando attraverso l'unità d'Italia, l'età giolittiana, la Grande guerra ed il ventennio fascista. Si illustrano, inoltre, i lavori dell'Assemblea costituente relativi all'art. 119 Cost., per poi analizzare gli elementi distintivi della fase di «autoderminazione tributaria» che caratterizza gli anni Cinquanta e Sessanta. Si approfondiscono, quindi, i contenuti delle riforme degli anni Settanta, dando particolare rilievo al criterio della spesa storica, nonché i principali interventi di politica fiscale degli anni Ottanta e Novanta.
Il capitolo II riguarda il fondamento costituzionale del federalismo fiscale.
Muovendo dalla disciplina costituzionale in materia di decentramento, ad opera della l. cost. n. 3/20001, il lavoro si concentra sul parametro di riferimento del federalismo fiscale, l'art. 119 Cost. Dopo aver descritto le principali posizioni elaborate nel panorama dottrinario italiano, si offrono riflessioni in punto di autonomia impositiva, si verificano le connessioni con l'art. 117 Cost., si analizzano le principali problematiche relative al fondo perequativo, alle risorse aggiuntive, agli interventi speciali e alla c.d. golden rule.
Una parte considerevole del capitolo sviluppa inoltre i percorsi tracciati dall'attività interpretativa del Giudice delle Leggi durante il periodo di inattuazione del rinnovato dettato costituzionale. Quale criterio per la disamina, si distinguono le pronunce relative all'autonomia di entrata da quelle afferenti all'autonomia di spesa.
Il capitolo III focalizza i primi tentativi legislativi di attuazione del federalismo fiscale.
Metodologicamente, si sceglie di considerare gli interventi legislativi precedenti alla riforma costituzionale del 2001 (l. n. 133/1999 e d.lgs. n. 56/2000) e quelli successivi (c.d. bozza lombarda e disegno di legge Prodi del 2007). Tali provvedimenti sono esaminati tenendo in adeguata considerazione i principali contenuti, gli elementi di novità nonché i profili problematici e verificando il tutto alla luce delle diverse opinioni maturate nel dibattito scientifico.
Il capitolo IV è esclusivamente dedicato alla legge 5 maggio 2009, n. 42 recante Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione.
L'incipit della disamina è costituito dai lavori preparatori alla legge, in relazione ai quali si espongono le principali reazioni del sistema istituzionale e della dottrina che ne hanno accompagnato l'iter di formazione.
In prosieguo, si analizzano i contenuti della legge, muovendo dall'ambito di intervento alla portata innovativa delle finalità.
Si dedica, quindi, un focus specifico ai trentuno principi e criteri direttivi in essa contenuti, nonché alle interazioni tra gli organi di governance del federalismo fiscale istituiti dalla stessa delega (la Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica).
Si descrive la struttura della nuova finanza regionale e locale e il sistema perequativo, specificando, infine, le scelte operate dalla legge in materia di interventi speciali e perequazione infrastrutturale.
Il capitolo V tratta le innovazioni poste in essere ad opera degli otto decreti legislativi di attuazione.
Il legislatore delegato ha elaborato, nei due anni previsti per l'esercizio della delega, otto provvedimenti di attuazione: il d.lgs. n. 85/2010, in materia di federalismo demaniale; il d.lgs. n. 156/2010 recante l'ordinamento transitorio di Roma capitale; il d.lgs. n. 216/2010 sui fabbisogni standard di Comuni, Città metropolitane e Province; il d.lgs. n. 23/2011 in materia di autonomia finanziaria dei Comuni; il d.lgs. n. 68/2011 sull'autonomia tributaria di Regioni e Province e costi standard in sanità; il d.lgs. n. 88/2011 in materia di risorse aggiuntive e interventi speciali; il d.lgs. n. 118/2011 recante armonizzazione dei sistemi contabili e dei bilanci di Regioni ed enti locali e, infine, il d.lgs. n. 149/2011 sui meccanismi sanzionatori e premiali per Regioni, Province e Comuni.
Il capitolo VI approfondisce, infine, il tema dell'attuazione del federalismo fiscale nelle Regioni a statuto speciale. Si analizzano, anche alla luce dei rilievi evidenziati in ambito scientifico, le disposizioni della l. n. 42/2009 direttamente e indirettamente applicabili alle Regioni speciali, e quelle che, nei decreti legislativi di attuazione, riguardano precipuamente le autonomie speciali. Si dedica quindi un approfondimento ai protocolli d'intesa siglati da alcune Regioni speciali con il Governo, posti in essere nel 2009 e nel 2010, ai fini di modificare gli statuti speciali nella loro parte finanziaria.
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2759550
http://paduaresearch.cab.unipd.it/4944/
ita
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Statistical Methods for Semiconductor Manufacturing
SUSTO, GIAN ANTONIO
Susto, GIAN ANTONIO
2013
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2714291
http://paduaresearch.cab.unipd.it/5450/1/susto_gianantonio_tesi.pdf
eng
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Tutto nello Stato. L'itinerario politico e culturale di Alfredo Rocco
SIMONE, GIULIA
Simone, Giulia
Alfredo Rocco
storia dell'Italia contemporanea
fascismo
nazionalismo
La tesi ripercorre la biografia di Alfredo Rocco, mettendone in luce la versatilità intellettuale nello svolgimento delle sue molteplici attività: legislatore, pensatore politico e docente universitario. La ricerca è basata sullo studio di numerosissimi documenti inediti, della più diversa natura, rinvenuti sia in archivi nazionali che esteri. In mancanza del suo archivio privato, la figura del giurista emerge grazie all’indagine dei rapporti che legano Rocco alle persone che lo circondano: parenti, colleghi, studenti, politici, giornalisti.
Largo spazio è dato al periodo in cui Rocco vive a Padova, dove opera nella triplice veste di docente presso la facoltà di Giurisprudenza, militante politico nazionalista e direttore del giornale «Il Dovere Nazionale». Nominato ministro, Rocco mette in pratica, attraverso la creazione della legislazione fascista, il proprio pensiero politico, strutturato attorno alla formulazione del principio organicistico già elaborato nel corso degli anni patavini, influenzando profondamente la stessa ideologia fascista.
Il percorso politico di Rocco appare tortuoso, tuttavia la logica che ispira il suo pensiero è chiara: dalla militanza radicale, passando per l’attività legislativa, fino agli interventi presso la Società delle Nazioni, la preoccupazione di Rocco è sempre quella di tutelare l’autorità dello Stato, al di sopra di tutto, anche a costo di sacrificare le libertà del singolo
cittadino.
2011
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2686271
ita
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Topics in Statistical Models for Network Analysis.
SORIANI, NICOLA
Soriani, Nicola
Social Network Analysi
Exponential Random Graph model
Latent Space model
p2 model
Goodness of fit
La Network Analysis è un insieme di tecniche statistiche e matematiche per lo studio di dati relazionali per un sistema di entità interconnesse. Molti dei risultati per i dati di rete provengono dalla Social Network Analysis (SNA), incentrata principalmente sullo studio delle relazioni tra un insieme di individui e organizzazioni. La tesi tratta alcuni argomenti riguardanti la modellazione statistica per dati di rete, con particolare attenzione ai modelli utilizzati in SNA. Il nucleo centrale della tesi è rappresentato dai Capitoli 3, 4 e 5. Nel Capitolo 3, viene proposto un approccio alternativo per la stima dei modelli esponenziali per grafi casuali (Exponential Random Graph Models - ERGMs). Nel capitolo 4, l'approccio di modellazione ERGM e quello a Spazio Latente vengono confrontati in termini di bontà di adattamento. Nel capitolo 5, vengono proposti metodi alternativi per la stima della classe di modelli p2.
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2697077
http://paduaresearch.cab.unipd.it/4682/
eng
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Catalogo della 'pittura di cassone' a Verona dal Tardogotico al Rinascimento
VINCO, MATTIA
Vinco, Mattia
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2695133
ita
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PLANT FOOD ALLERGENS: PURIFICATION AND CHARACTERISATION OF THE Ses I 2 MAJOR ALLERGEN FROM SESAMUM INDICUM; STRUCTURE-STABILITY-ALLERGENICITY RELATIONSHIPS OF NATIVE AND METHIONINE-OXIDISED SPECIES
GALLA, DANIELA
Galla, Daniela
In questo lavoro, abbiamo purificato in quantità sufficiente (10-30 mg) l’allergene maggiore da semi di sesamo (S. indicum) Ses i 2 per successivi studi strutturali e conformazionali. Ses i 2 rappresenta un modello adeguato per investigare le caratteristiche strutturali e conformazionali associate agli allergeni alimentari. Sulla base dei dati ottenuti è stato possibile ricavare un modello per omologia di Ses i 2 che mostra la tipica struttura delle 2S albumine con quattro segmenti alpha-elicoidali a formare un core idrofobico compatto organizzato in una architettura up-and-down. La struttura globulare di Ses i 2 è stabilizzata da cinque ponti disolfuro, in particolare otto residui di Cys sono conservati nella famiglia delle prolamine. Ses i 2 mostra, inoltre una straordinaria stabilità verso la denaturazione chimica e termica, associata a una forte resistenza alla proteolisi dei principali enzimi gastrointestinali, lisosomiali, di matrice e della coagulazione. Queste osservazioni permettono di ipotizzare un assorbimento della proteina in forma intatta a livello intestinale. Alla luce di queste considerazioni la derivatizzazione chimica di Ses i 2 con un label fluorescente come la fluoresceina isotiocianato è stata eseguita con l’intento di esplorare l’internalizzazione cellulare dell’allergene mediante analisi di immunofluorescenza. Per evidenziare l’internalizzazione cellulare, il coniugato Ses i 2-[F] è stato incubato con cellule Caco-2, che in specifiche condizioni formano un mostrato simile all’epitelio intestinale. I dati ottenuti dimostrano che Ses i 2 viene assorbito attraverso un processo endocitotico e questa informazione associata alla resistenza agli enzimi lisosomiali permette di ipotizzare una interazione di Ses i 2 in forma intatta con le cellule dendritiche nella lamina propria. In questo lavoro abbiamo anche studiato l’effetto dell’ossidazione dei 9 residui di metionina presenti nella sequenza di Ses-i-2 sulla sua conformazione, stabilità e proprietà antigeniche, dove l’osidazione è stata indotta con mieloperossidasi leucocitaria. I nostri risultati indicano che l’ossidazione selettiva delle metionine induce un’alterazione della conformazione di Ses-i-2 ed una drammatica diminuzione della stabilità conformazionale. Sorprendentemente, Ses i 2 induce un forte produzione di IL-10 con una diminuzione nell’espressione di Il-12p70, la più importante citochina nello sviluppo della risposta leucocitaria di tipo Th1. Al contrario, Ses i 2-ox non è in grado di aumentare l’espressione di IL-10 e questo è correlato con la forte induzione nella produzione di IL-12p70 da parte delle DCs. Ses i 2 e Ses i 2-ox hanno dimostrato un scarsa capacità di stimolare l’espressione delle molecole co-stimolatorie CD80 e CD86, mentre HLA è aumentato in presenza di Ses i 2-ox. Nell’insieme questi dati suggeriscono che Ses i 2 non è in grado di indurre una risposta Th1, mentre Ses i 2-ox, stimolando la produzione di IL-12p70 e l’espressione di HLA è capace di indurre una risposta Th1-self. Questi risultati sostengono l’ipotesi che il danno ossidativo e la processazione proteolitica di una antigene siano fortemente correlati nel determinarne l’immunogenicità.
2010
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2688214
eng
numberofpages:212
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Gli avverbi idiomatici dell'italiano e del francese. Materiali per la costruzione di un dizionario bilingue
DE GIOIA, MICHELE
DE GIOIA, Michele
1997
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2682271
fre
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Livestock systems and farming styles: grassland management, landscape and biodiversity, Veneto Region, NE Italy
MRAD, MERIEM
Mrad, Meriem
I sistemi agricoli tradizionali sono stati abbandonati a favore di pratiche agricole più intensive, per motivi ambientali, strutturali, economici e socio-politici. Di conseguenza, il paesaggio montano e la sua biodiversità sono stati gravemente colpiti. Gli obiettivi di questa tesi di dottorato sono stati di studiare la diffusione del fenomeno di abbandono, in particolare nella zona alpina, al fine di comprenderne le cause. Il primo capitolo era relativo all’abbandono dell’agricoltura e in particolare della zootecnia nelle aree montane e marginali Europee, considerando i principali fattori, conseguenze e possibili soluzioni. Un interesse particolare era dedicato al cambiamento del paesaggio e della biodiversità. Il secondo contributo riguardava gli aspetti strutturali e produttivi della zootecnia tradizionale nella provincia di Belluno, dove abbiamo identificato i principali sistemi produttivi così come gli stili aziendali più importanti. Il nostro interesse era principalmente mirato verso il paesaggio e il mantenimento delle aree aperte. Il terzo capitolo aveva come scopo di identificare i sistemi di gestione delle malghe della regione del Veneto e la loro sostenibilità economica tramite lo sviluppo di un indice economico di vantaggio/svantaggio. In fine, il quarto contributo riguardava i diversi stili di gestione delle malghe del Veneto. I dati sono stati raccolti per mezzo di questionari con visita diretta, riguardando le caratteristiche tecniche, produttive e non produttive delle aziende/malghe. Per l'analisi statistica, abbiamo utilizzato un approccio multivariato attraverso la tecnica di clustering K-means non-gerarchico, per classificare sia i sistemi di allevamento che i stili. Un X2 è stato utilizzato per confrontare tra i sistemi di allevamento all'interno delle aree di studio. Nella provincia di Belluno, 65 aziende sono state considerate per lo studio, e siamo stati in grado di raggruppare i sistemi di allevamento in 6 diversi gruppi: 1- Bovini da carne intensivo; 2- Bovini da carne estensivo; 3- Ovicaprini grandi, 4- Ovicaprini piccoli, 5- Vacche da latte intensivo, 6- Vacche da latte estensivo. I sistemi zootecnici intensivi sono orientati verso la produzione, con mandrie di grandi dimensioni, strutture ed attrezzature moderne, mentre quelli tradizionali sono stati gestiti in modo estensivo a causa di strutture obsolete ed attrezzature inadeguate, ma diversificano la loro produzione attraverso la produzione di formaggio ed allevamenti misti. Questi ultimi hanno dimostrato di mantenere di più i prati e pascoli rispetto ai sistemi intensivi, soprattutto quando le condizioni topografiche diventano dure e difficili. Nell'area alpina e sub-alpina della regione Veneto, tuttavia, sulla base di 485 malghe, abbiamo individuato 7 diversi sistemi di gestione: 1- Malghe con produzione di latte, 2- Malghe con produzione di formaggio, 3- Agriturismi, 4- Malghe svantaggiate; 5- Malghe di vacche in asciutta o da rimonta; 6- Malghe di vacche in asciutta e piccoli ruminanti, 7- Malghe di lunga monticazione. I sistemi produttivi (cluster 1, 2 e 3) mirano la produzione, trasformazione e vendita al dettaglio dei prodotti, tuttavia, quelli non produttivi (cluster 4, 5, 6 e 7), erano principalmente malghe che caricano animali in asciutta e quindi non sono interessate alla produzione o trasformazione. Questi diversi sistemi hanno dimostrato una concentrazione spaziale nelle diverse parti del territorio, mostrando il legame tra sistemi di gestione delle malghe e territorio. Per quanto riguarda gli stili di allevamento, in provincia di Belluno, abbiamo individuato 4 stili diversi: 1- Agricoltore forzato; 2- Agricoltore innovativo/biologico, 3- Innovativo; 4- Tradizionalista. Gli stili di allevamento sono stati distribuiti in tutti i sistemi zootecnici, che indica la mancanza di un collegamento tra l'assegnazione di un’azienda appartenendo ad un sistema di allevamento e il modo in cui l'azienda è gestita. Nella zona alpina della regione Veneto, tuttavia, abbiamo individuato altri 4 stili diversi di allevamento: 1- Tradizionalista giovane; 2- Tradizionalista maturo, 3- Imprenditore giovane, 4- Imprenditore maturo. Gli imprenditori sono stati quelli che miravano la diversificazione della loro produzione per aumentare il reddito aziendale, tuttavia, i tradizionalisti sono stati quelli che hanno mantenuto i sistemi di allevamento tradizionali e che hanno una bassa motivazione economica e verso la trasformazione e la vendita dei prodotti.
In generale, la variabilità dei sistemi zootecnici di produzione è alta nelle zone di montagna, essi differiscono non solo nelle tecniche di produzione, ma anche nella capacità di mantenere il paesaggio e le aree aperte. Inoltre, all'interno di un determinato sistema di allevamento, le aziende potrebbero essere gestite con stili diversi, il che implica che il sostegno pubblico, nonché le decisioni politiche dovrebbero prendere in considerazione queste caratteristiche e integrare la definizione dei sistemi di gestione con la valutazione degli stili di allevamento, al fine di definire meglio le strategie di sostegno di tutto il settore agricolo montano.
2010
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2832500
http://paduaresearch.cab.unipd.it/2579/
eng
numberofpages:142
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Livestock systems and farming styles: grassland management, landscape and biodiversity, Veneto Region, NE Italy
MRAD, MERIEM
Mrad, Meriem
I sistemi agricoli tradizionali sono stati abbandonati a favore di pratiche agricole più intensive, per motivi ambientali, strutturali, economici e socio-politici. Di conseguenza, il paesaggio montano e la sua biodiversità sono stati gravemente colpiti. Gli obiettivi di questa tesi di dottorato sono stati di studiare la diffusione del fenomeno di abbandono, in particolare nella zona alpina, al fine di comprenderne le cause.
2010
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2832510
http://paduaresearch.cab.unipd.it/2579/
eng
numberofpages:142
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Ottimizzazione elettromagnetica di sistemi di trasporto ad alta velocità MagLev di tipo EMS
TORTELLA, ANDREA
Tortella, Andrea
EMS Maglev
Motori lineari
1998
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2836181
ita
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Le reti che orientano:casi di studio delle reti di orientamento per giovani della Regione del Veneto
MANIERO, SABRINA
Maniero, Sabrina
orientamento
lavoro di rete
networking
Nell’attuale quadro storico-sociale, caratterizzato da elevata complessità, da un ritmo crescente di trasformazioni, da uno stato di incertezza circa le sue linee evolutive e quindi di disorientamento generale, la formazione scolastica può giocare un ruolo di grande rilievo per accompagnare i giovani a sviluppare capacità di adattabilità e di progettualità a medio e lungo termine.
L’orientamento dei giovani costituisce in questo momento uno dei fattori strategici del processo di sviluppo del paese e rappresenta un dispositivo di sostegno al rinnovamento del sistema dell’istruzione a livello locale e nazionale. L’obiettivo dell’orientamento a scuola è quello di stimolare un processo di crescita e di responsabilizzazione, aiutando i giovani a trovare dentro di sé le risposte ad alcune domande di fondo (quali sono gli interessi, le motivazioni, il progetto di vita, le possibilità concrete di realizzarlo), rendendoli capaci di compiere scelte autonome, che tengano opportunamente conto del contesto sociale. Ciò richiede di rivedere modelli e metodi di intervento dell’orientamento realizzato nelle scuole, al fine di supportare i giovani nelle innumerevoli fasi di scelta e transizioni che caratterizzeranno tutta la loro vita.
Essendo un processo multidimensionale (con componenti di tipo pedagogico, psicologico, sociologico, economico), richiede la collaborazione di una squadra di professionisti, che insieme ai docenti, garantiscano la presa in carico globale dello studente. Ciò richiede un raccordo tra sistemi (scuola, formazione professionale, servizi per l’orientamento, università, ecc.) che presuppone l’esistenza di una rete di relazioni tra organizzazioni che hanno mission specifiche rispetto all’ orientamento.
Il tema dell’orientamento è trattato nella ricerca in stretta connessione con il costrutto di rete sociale, intesa come organizzazione-rete. Quest’ultima è costituita da un sistema di riconoscibili e multiple connessioni e strutture entro cui operano nodi ad alto livello di autoregolazione, capaci di cooperare tra loro in vista di fini comuni e di risultati condivisi.
La ricerca parte dall’esperienza decennale delle reti territoriali di orientamento per i giovani della Regione del Veneto, composte da partner di varia tipologia (attori del sistema dell’istruzione, formazione, lavoro e del sociale) che collaborano nella realizzazione di una ampia gamma di azioni di orientamento rivolte agli studenti. Il problema dal quale il lavoro ha preso avvio è la presenza di eterogeneità nelle tipologie di reti, distribuite in un continuum bipolare da “reti di informazione e collaborazione” che presentano un basso grado di coordinamento, a “reti cooperative” che presentano un alto grado di coordinamento. Lo scopo è stato quello di approfondire lo studio delle reti cooperative, considerate buone pratiche di orientamento.
La ricerca empirica si è focalizzata sull’indagine approfondita di sette “reti di tipo cooperativo”, adottando una metodologia quali-quantitativa. La raccolta dei dati si è svolta in due fasi: interviste semi-strutturate ai coordinatori delle sette reti e l’elaborazione dei questionari compilati dai referenti scolastici dei progetti di orientamento di rete. Le interviste ai coordinatori di rete hanno permesso di esplicitare la storia delle reti, le caratteristiche del sistema di governance e di coordinamento, di comunicazione ed il ruolo svolto dal coordinatore.
Le analisi dei dati sui questionari compilati dai referenti scolastici di progetto, hanno permesso di evidenziare le tendenze dei diversi tipi di scuola, rispetto alle seguenti tematiche: riconoscimento e applicazione del progetto di orientamento nelle singole scuole; atteggiamento dei colleghi e del dirigente rispetto alle attività del progetto di orientamento; i bisogni e le modalità di formazione ed autoformazione degli stessi sui temi dell’orientamento; la loro rappresentazione sul tema.
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2837381
http://www.paduaresearch.cab.unipd.it
ita
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Electrical modeling and experimental studies of sensing systems for biological and biomedical applications
SCARAMUZZA, MATTEO
Scaramuzza, Matteo
biosensor
electrical modeling
Electrochemical impedance spectroscopy
L’argomento principale dell’attività di ricerca che ho svolto durante il mio periodo di Dottorando in Scienza e Tecnologia dell’Informazione è stato la rilevazione di fenomeni di interazione biologica tramite trasduttori elettrici, ovverosia lo studio di dispositivi elettronici per applicazioni biosensoristiche.
Ho studiato diversi aspetti del processo di trasduzione elettrica allo scopo di ottimizzare la rilevazione delle interazioni biologiche e migliorare le caratteristiche dei biosensori, quali ad esempio la selettività e la risposta in frequenza. Ho iniziato il mio lavoro di Tesi studiando le classiche teorie delle interfacce elettrochimiche fra elettrodi metallici e campioni liquidi, ad esempio la teoria del doppio strato di Helmholtz e la dispersione in frequenza di Warburg, per approfondire i meccanismi di trasferimento di carica elettrica in ambienti eterogenei.
La modellizzazione elettrica a parametri equivalenti dei dati elettrochimici sperimentali è fondamentale per giungere a una loro interpretazione attendibile: il flusso di cariche elettriche attraverso un’interfaccia elettrochimica è il risultato di numerosi contributi, ciascuno dei quali può essere modellizzato utilizzando circuiti elettrici equivalenti con specifiche impedenze. Collegando questi circuiti equivalenti secondo appropriate topologie è possibile simulare la risposta in frequenza di complesse celle elettrochimiche.
Durante il mio periodo di Tesi ho continuato a sviluppare il sistema di simulazione che avevo iniziato a implementare durante il mio periodo di Tesi di Laurea Specialistica: con questo sistema è possibile simulare la risposta elettrica di un sistema elettrodo/elettrolita utilizzando un metodo a elementi pseudo-distribuiti, cioè un’interconnessione finita di circuiti elettrici equivalenti locali la cui topologia viene determinata a partire dalla mesh della geometria della cella elettrochimica. Ciascun circuito elettrico locale può essere formato da diversi elementi elettrici, sia attivi che passivi, con una propria topologia. Il valore di ciascun elemento elettrico locale è determinato con funzioni matematiche ricavate da misure elettrochimiche sperimentali. Questo approccio di simulazione basato sulla mesh consente di preservare le informazioni geometriche legate alla forma degli elettrodi e della cella elettrochimica, che risultano particolarmente importanti quando è necessario simulare elettrodi in flusso oppure biosensori con componenti microfluidiche.
Le simulazioni e le tecniche di modellizzazione elettrica risultano importanti anche qualora sia necessario progettare il layout di un biosensore. Durante la mia attività di Dottorato ho utilizzato sia biosensori disponibili commercialmente che dispositivi custom: in entrambi i casi, l’interpretazione dei dati sperimentali ottenuti da biosensori con layout differenti è stata eseguite con tecniche di modellizzazione elettrica equivalente, al fine di valutare la distribuzione del campo elettromagnetico fra gli elettrodi e l’influenza degli elementi parassiti del sistema di misura e del dispositivo, quali ad esempio le capacità di cross-talk e le impedenze elettriche dei contatti elettrici.
Durante il mio periodo di Dottorato ho contribuito a sviluppare, in collaborazione con lo spin off dell’Università di Padova Next Step Engineering, un innovativo processo di produzione industriale che consente di creare dispositivi ibridi microelettronici/microfluidici idonei ad applicazioni biologiche all’interno di una singola linea produttiva automatizzata. Con questo processo ho prodotto i dispositivi custom che ho utilizzato per la mia attività sperimentale. Il processo di produzione è oggetto di un brevetto italiano attualmente in fase di deposito, di cui sono uno degli inventori, che ho scritto e sottomesso durante i sei mesi di proroga della discussione finale della Tesi che ho richiesto.
La possibilità di utilizzare i biosensori elettrochimici custom per applicazioni biomediche e biologiche è stata verificata utilizzando misurazioni di spettroscopia di impedenza elettrochimica, tecniche voltammetriche e amperometriche: le curve di calibrazione dei vari dispositivi sono state ottenute utilizzando elettroliti standard per le varie applicazioni, cioè soluzioni con conducibilità elettrica e potenziali ossido-riduttivi noti, e l’influenza di interferenti in soluzione è stata valutata misurando matrici più complesse composte da vari elettroliti con sostanze disciolte.
Le applicazioni biologiche dei biosensori custom sono state sviluppate in collaborazione con altri Dipartimenti dell’Università degli Studi di Padova e con centri di ricerca:
• un biosensore per il monitoraggio dell’ibridazione di sequenze di DNA è stato sviluppato in collaborazione con l’Ospedale San Bortolo (Vicenza, Italia);
• un biosensore enzimatico per la rilevazione di acido lattico è stato studiato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biomediche (Università di Padova, Italia) e con il Dipartimento di Scienze Anatomiche e Istologiche (Università Sapienza, Roma, Italia);
• un biosensore per monitorare la crescita cellulare e studiare il fenomeno di elettropermeabilizzazione della membrana cellulare è stato sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biomediche (Università di Padova, Italia).
Nell’ultimo periodo della mia attività di Dottorato ho studiato un’altra applicazione della trasduzione elettrica di segnali biometrici. In collaborazione con lo spin off dell’Università di Padova Wetware Concepts e con il Dr. Marco Quarta dell’Università di Stanford, ho contribuito a sviluppare un prototipo di guanto sensorizzato per la trasduzione elettrica della forza esercitata da mani umane. Questo prototipo permette di monitorare il processo di riabilitazione funzionale di pazienti con deficit sia lievi che severi, permettendo la valutazione quantitativa dell’efficacia dei protocolli di riabilitazione.
Inoltre, ho contribuito a sviluppare ulteriormente il prototipo, in collaborazione con l’I.R.C.C.S. Ospedale San Camillo (Venezia, Italia) e con l’Ospedale San Bortolo (Vicenza, Italia), in un sistema basato su biofeedback in grado di misurare la forza esercitata da un paziente e di correlarla con dati provenienti da altri strumenti medici, quali elettroencefalografi ed elettromiografi.
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2821698
eng
numberofpages:181
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Data reduction, radial velocities and stellar parameters from spectra in the very low signal-to-noise domain
MALAVOLTA, LUCA
Malavolta, Luca
2013
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2827150
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/28276462024-03-15T10:24:52Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Roads and Verticality. Strategies and design in mountain landscape
SIVIERO, LUIGI
Siviero, Luigi
Infrastrutture e paesaggio
Strada
architettura
trentino alto adige
Questa tesi di dottorato fornisce strategie di progetto finalizzate a controllare le trasformazioni prodotte in luoghi e paesaggi di montagna in seguito alla realizzazione di strade. Tali strategie sono basate sull’attivazione di potenzialità inespresse dai luoghi, pur compromessi, caratterizzati dalla presenza di strade. Con l’espressione potenzialità inespresse si intendono funzioni, attitudini, usi che durante il processo di realizzazione della strada non trovano o non hanno trovato una corrispondente soluzione progettuale. E’ convinzione argomentata nella tesi che questi vuoti progettuali possano essere utilmente risolti da un progetto di architettura, ottenendo così due risultati: creare un legame tra luoghi, paesaggio e strada e consolidare la partecipazione della disciplina architettonica in un campo che la vede oggi meno integrata di altre. In paesaggi di montagna le trasformazioni sono caratterizzate e condizionate dalla morfologia e dall’orografia del territorio attraversato: il fattore dimensionale che più influisce in tal senso è la verticalità degli spazi. Tale specificità è discussa nella tesi attraverso l’analisi di tratti di strada, nodi o altre situazioni infrastrutturali, classificate in base alla condizione orografica in cui si trovano: alta montagna, pendenza o fondo valle. Le specificità che caratterizzano queste tre condizioni sono evidenziate attraverso l’analisi della sezione trasversale, evidenziando le potenzialità dello spazio in relazione alle sue dimensioni verticali. La maggior parte dei casi studio sono ricavati dall’area geografica del Trentino Alto Adige, regione italiana caratterizzata da paesaggi di montagna. Altri casi studio sono ricavati da altre regioni italiane o esperienze in contesto internazionale. Le strategie proposte sono basate sull’interpretazione della dimensione verticale (dislivello, sovrapposizione, pendenza) degli spazi riproponibili in casi di strade di montagna. Tali strategie possono essere applicate in qualsiasi fase della produzione di una strada, dalla ideazione alla progettazione alla realizzazione. Inoltre, e si suppone che questo sia il caso più frequente, possono essere applicate ex post, quando la strada è costruita, intervenendo a modificare una situazione già in essere. E’ forse questo ultimo aspetto a costituire una base per estendere la ricerca a contesti diversi da quello montano: a partire dall’interpretazione delle dimensioni caratteristiche degli spazi lungo le strade, il ruolo dell’architetto nella progettazione di strade appare fondamentale soprattutto nella loro fase di post-produzione.
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2827646
eng
numberofpages:182
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CONTROLLO SIMULTANEO DI VIBRAZIONI E MOTO RIGIDO IN MECCANISMI ARTICOLATI A MEMBRI DEFORMABILI
TREVISANI, ALBERTO
Trevisani, Alberto
Il presente lavoro approfondisce tematiche connesse alla modellazione ed al controllo di manipolatori leggeri nei quali si manifestano fenomeni vibratori indesiderati. In particolare, un originale schema per il controllo del moto e delle vibrazioni di sistemi articolati piani viene presentato e testato, numericamente e sperimentalmente, con riferimento ad un quadrilatero articolato piano con tutti i membri deformabili.
Lo schema è progettato per consentire un controllo il più possibile disaccoppiato del moto rigido, opportunamente definito, e dei fenomeni vibratori che si generano in un meccanismo a causa della deformabilità dei membri. A tal fine vengono utilizzati regolatori derivati da quelli standard della teoria dei controlli, che operano in parallelo su un sistema ridotto di variabili facilmente misurabili sperimentalmente. I fenomeni di accoppiamento dinamico tra le variabili controllate, che necessariamente si vengono a manifestare, sono attenuati adottando accorgimenti per la rielaborazione dei segnali. Inoltre, per rendere più efficace lo schema di controllo, gli effetti gravitazionali sono compensati separatamente sulla base di un modello a membri rigidi del meccanismo.
Per la messa a punto e la verifica delle prestazioni dello schema di controllo viene sviluppato un accurato simulatore dinamico. Esso riproduce il comportamento del sistema controllato utilizzando un modello dinamico ad elementi finiti in grado di evidenziare gli effetti di mutuo accoppiamento inerziale tra moto rigido e vibrazioni. Lo schema di controllo è implementato ed integrato con il simulatore del meccanismo utilizzando un software che semplifica significativamente anche le operazioni per la verifica sperimentale delle prestazioni del controllo.
I risultati ottenuti in simulazione, relativi alla risposta del sistema in catena chiusa ad un ingresso a gradino applicato a partire da una configurazione di equilibrio statico, dimostrano l’efficacia dello schema sintetizzato. Le prove sperimentali, condotte su un prototipo strumentato del meccanismo senza apportare alcuna modifica allo schema di controllo ed al valore dei parametri in esso presenti, hanno confermato la validità delle prestazioni dello schema e sono in buona corrispondenza con i risultati numerici a dimostrazione dell’accuratezza del modello dinamico.
2001
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2975699
ita
numberofpages:197
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NUOVE POLARITÀ TERRITORIALI NEL CONTESTO DELL’AREA CENTRALE VENETA
BOVE, ALESSANDRO
Bove, Alessandro
Pianificazione territoriale
Veneto
Scenari territoriali
La ricerca indaga le dinamiche socio – economiche in atto ed il loro rapporto con le trasformazioni territoriali e valuta in quale misura la pianificazione territoriale ed urbanistica siano in grado di soddisfare le rinnovate esigenze nella gestione del territorio urbanizzato e non. La riflessione parte infatti dalla necessità di capire come un territorio possa conservare vitalità nel momento in cui si ritrova all’interno di un sistema di dinamiche che non si rivolge più ad ambiti di riferimento vicini (fino ad una decina d’anni fa la competitività veniva misurata, generalmente, tra regioni contermini, con riferimento anche ai trend nazionali), ma che necessita di confrontarsi per lo meno con le realtà regionali europee, se non, per certi versi, con la scala mondiale, globale appunto. La generalità della tematica ha imposto, di conseguenza, l’individuazione di un case book al quale riferirsi, per approfondire attraverso una conoscenza diretta di precisi casi territoriali. È stato perciò scelto, quale esemplificazione del caso generale, il territorio della regione Veneto, con particolare riferimento all’area centrale. La motivazione di tale scelta è da individuarsi, oltre che in motivi meramente funzionali, nel fatto che il Veneto, tra le regioni italiane, ha rappresentato e tuttora si configura come un territorio soggetto a forti trasformazioni indotte dalle dinamiche socio – economiche. Infatti, ripensando all’evoluzione della regione dalla prima industrializzazione, avvenuta tra fine Ottocento ed inizi Novecento, fino ai giorni nostri, è facile osservare come si sia passati, sotto la spinta del settore secondario, da forme insediative legate ad una struttura policentrica con centri di diversa dimensione formanti una sorta di magma produttivo ed insediativo, il cosiddetto diffuso, al quale sono interconnessi problemi quali, ad esempio, il consumo del suolo, la congestione del traffico, l’infrastrutturazione, ecc.. Infatti, dai molteplici casi di strutture urbane associate alla presenza della grande fabbrica, sostentamento unico di molti centri divenuti nel tempo poli territoriali, attraverso le diverse crisi economiche che si sono susseguite ed alle quali ha fatto eco un cambiamento della struttura produttiva, ci si trova in una fase in cui le attività precedentemente delocalizzate potrebbe ritornare ad insediarsi all’interno del territorio, richiedendo quindi un adeguamento dello stesso alle rinnovate necessità insediative. Si tratta perciò di comprendere quali siano i caratteri che queste polarità dovrebbero assumere al fine di svolgere il ruolo di motore trainante di un territorio che fino ad oggi è stato connotato quale modello produttivo caratterizzato da forti specificità.
La definizione del case book ha quindi imposto delle specifiche riflessioni sullo spazio, al fine di delimitarne l’area di riferimento ad ambiti omogenei e confrontabili. L’approccio ritenuto più produttivo a fronte degli obiettivi che si volevano perseguire è quello dello schema reticolare, il cui elemento cardine può essere individuato nella città, intesa come nodo o carrefour complesso, caratterizzato al proprio interno da relazioni tra le attività che determinano la discontinuità tra i diversi elementi insediativi, qualificano la complessità, identificano la posizione e quantificano la capacità del nodo di avere relazioni con l’esterno e, quindi, di connotarsi come elemento complesso di strutturazione dello spaziale. Inoltre il paradigma reticolare consente di affrontare l’idea dello sviluppo territoriale in termini di scenari di sviluppo in cui sia possibile evidenziare tra i diversi assetti alternativi (scenari altenativi di sviluppo) quello che si delinea quale scenario d’avanguardia, contenente il valore aggiunto rispetto alle tendenze già individuate dalle diverse azioni di pianificazione in atto sul territorio. Avanguardia ed innovazione della struttura territoriale ed urbana che possono essere riferite all’individuazione dei metodi di governance che, attraverso un processo di visioning, siano in grado di individuare le priorità, gli operatori, di definire l’intensità d’uso e la vocazione dei luoghi. Avanguardia ed innovazione che possano favorire l’integrazione tra i valori della storia e della cultura territoriale con i nuovi modi del nuovo fare (nuove tecnologie). Avanguardia ed innovazione in termini di coesione economica, sociale e territoriale per scongiurare quei rischi di disgregazione legati alla globalizzazione.
La tesi dunque si concretizza attraverso un approccio euristico alla problematica delle trasformazioni territoriali, in cui il tema della scala di riferimento tanto con la realtà locale, intesa a scala nazionale, che con il quadro di riferimento europeo, consente di valutare progetti, tecniche ed esperienze volte al raggiungimento di livelli di sviluppo territoriale ed urbano sostenibili e di valutare il limite di sopportazione territoriale. Il problema della valutazione delle diverse scelte prospettate dagli scenari di sviluppo costruiti impone la costruzione di un modello valutativo (griglia di valutazione) che consenta di comprendere quale sia il livello di rispondenza tra gli scenari costruiti e le aspettative legate alla specifica armatura territoriale (localizzazioni, nuovi insediamenti, razionalizzazione della struttura urbana, aree produttive, piattaforme logistiche, ecc.). La costruzione di questo modello (a cui si richiede di valutare lo stato di fatto e le progressive trasformazioni) deve essere strutturata a scale differenti (dal singolo edificio o infrastruttura ecc., alle aggregazioni semplici, alle aggregazioni di categorie di elementi differenti) così da offrire differenti chiavi interpretative in relazione alle diverse scale di riferimento a cui può essere effettuata l’azione di pianificazione all’interno della città e del territorio.
2009
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2838750
ita
numberofpages:194
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Social modulators of social attention
DALMASO, MARIO
Dalmaso, Mario
Con attenzione sociale si intende l’abilità, che generalmente caratterizza gli esseri umani così come altre specie animali, di orientare le proprie risorse attentive in risposta agli indizi spaziali che provengono dagli altri individui. Questi indizi spaziali sono rappresentati, tipicamente, dalla direzione dello sguardo, della testa e dall’orientamento del corpo. La presenti tesi si è focalizzata, principalmente, sul ruolo giocato da alcune variabili di tipo sociale nel modulare tale abilità.
Nel Capitolo 1 è discusso il concetto di attenzione sociale e la sua importanza nella regolazione delle interazioni sociali. Nel Capitolo 2 presento quattro studi nei quali ho utilizzato il paradigma di orientamento attentivo mediato dallo sguardo. Questo paradigma consente di valutare il ruolo della direzione dello sguardo nel modulare l’attenzione sociale. In questi quattro studi, le variabili sociali da me manipolate sono state lo status sociale (Studio 1) e l’affiliazione politica (Studio 2). Inoltre, ho approfondito il ruolo dell’apprendimento implicito di variabili sociali sull’orientamento attentivo mediato dallo sguardo (Studio 3). Lo studio finale (Studio 4), ha indagato l’attenzione sociale in pazienti schizofrenici, nei quali l’abilità di elaborare stimoli sociali risulta generalmente compromessa. Nel Capitolo 3, presento un particolare aspetto legato all’attenzione sociale noto come inibizione di ritorno sociale, un fenomeno per il quale gli individui risultano più lenti nel compiere un movimento verso una posizione spaziale precedentemente raggiunta da un altro individuo. In questo caso, ho manipolato la somiglianza percepita tra i partecipanti (Studio 5). In fine, nel Capitolo 4 presento alcune evidenze che sottolineano come la direzione dello sguardo, in combinazione con l’appartenenza etnica, sia una variabile cruciale implicata non solo nei processi attentivi ma addirittura nei processi di codifica e mantenimento dell’identità di un volto nella memoria visiva a breve termine (Studio 6). Per concludere, nel Capitolo 5, una discussione generale sottolinea l’importanza di considerare le variabili sociali nello studio dell’attenzione sociale e invita l’idea di considerare l’utilizzo paradigmi sperimentali sempre più ecologici, in modo tale da permettere di studiare il fenomeno dell’attenzione sociale durante vere interazioni tra individui che avvengono in contesti sociali reali.
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3015901
http://paduaresearch.cab.unipd.it/6509/
eng
numberofpages:167
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La fotografia industriale in Italia. 1933-1965
DESOLE, ANGELO PIETRO
Desole, ANGELO PIETRO
storia della fotografia
Fotografia
La ricerca ha come tema la fotografia industriale in Italia dal 1933 al 1965. Un periodo della storia italiana segnato da importanti cambiamenti, soprattutto per gli aspetti legati all’economia. Dal punto di vista della metodologia il lavoro considera la fotografia non come oggetto estetico, ma come parte di un più ampio percorso culturale seguito dalla società in quegli anni. In particolare si pensa alla fotografia industriale come a un complesso prodotto ideologico delle grandi aziende, realizzato con scopi di propaganda e creazione d’identità. Il lavoro è suddiviso principalmente in quattro capitoli storici che identificano altrettanti segmenti temporali, ai quali si accompagna un’introduzione e una brevissima conclusione. Il primo capitolo, dal 1933 al 1939, mostra come dalla nascita dell’IRI in poi la fotografia conosca una forte espansione, merito anche del grande fermento culturale in tutte le arti e dell’influenza delle avanguardie tedesche. Il secondo capitolo, dal 1940 al 1947, si occupa della fotografia industriale durante la guerra, analizzando i problemi che portarono a una notevole perdita dei valori linguistici costruiti nel decennio precedente. Il terzo capitolo, dal 1948 al 1958 studia come la fotografia industriale, seguendo il boom economico del periodo seguente alla ricostruzione, abbia conosciuto i suoi anni più ricchi. Il capitolo dal 1959 al 1965 si concentra sulle inquietudini che portarono alla stagione della contestazione, chiudendo così, anche per la fotografia industriale, gli anni storici della sua massima espressività.
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3033773
ita
numberofpages:206
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Potenzialità e prospettive dell’Agricoltura Conservativa nel territorio Veneto
PEZZUOLO, ANDREA
Pezzuolo, Andrea
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3033630
ita
numberofpages:260
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War-Scapes: The Nigerian Postcolony and the Boundaries of the Human
D'AGOSTINI, GIULIA
D'Agostini, Giulia
2013
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3021737
eng
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Synthesis and Chemico-Physical and Structural Characterization of Nanocrystalline Inorganic Materials obtained via Miniemulsions
DOLCET, PAOLO
Dolcet, Paolo
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3021742
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/30309322024-03-17T08:41:24Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
BIOMONITORAGGIO DELLA LAGUNA DI VENEZIA: INDICATORI BIOLOGICI IN Zosterisessor ophiocephalus e Tapes philippinarum
NEGRATO, ELENA
Negrato, Elena
biomonitoraggio
Laguna di Venezia
indicatori biologici
Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare l’espressione di alcuni bioindicatori comunemente utilizzati in programmi di biomonitoraggio in pesci e molluschi prelevati in due periodi dell’anno e in diversi siti della Laguna di Venezia che, per la loro collocazione e per le caratteristiche idrologiche, possono essere più o meno soggette a possibili fonti inquinanti.
Le specie monitorate sono state il pesce bentonico Zosterisessor
ophiocephalus (Teleostei: Gobiidae) e la vongola verace Tapes philippinarum, animali particolarmente adatti al biomonitoraggio in quanto stanziali, vivono a stretto contatto con il fondo e sono reperibili in Laguna di Venezia.
Parallelamente alcuni individui di Z. ophiocephalus sono stati stabulati in vasche con acqua di mare per un periodo sufficiente detossificarsi, al fine di consentire una comparazione non solo tra i diversi siti di campionamento ma anche rispetto ad un controllo privo di contaminanti. I biomarcatori selezionati e analizzati sono stati: l’espressione della vitellogenina (VTG), della citocromo P450 1A1 (CYP1A1) e dei principali marcatori
dello stress ossidativo, quali 4-idrossi nonenale (HNE), nitrotirosina (NT), malondialdeide (MDA) e acroleina, considerati ottimi indicatori di inquinamento ambientale. Inoltre sono stati valutati: l’espressione del messaggero delle Heat Shock Protein 70 (HSP70) e, in entrambe le specie monitorate, i livelli di steroidi
sessuali (testosterone, estradiolo e progesterone) al fine di verificare eventuali variazioni imputabili alla presenza nell’ambiente di distruttori endocrini cioè di sostanze inquinanti in grado di interferire con il sistema endocrino degli organismi.
Mediante analisi di immunoistochimica, Western blot, saggio T-BARS e Real Time PCR abbiamo potuto confermare quanto già riportato in letteratura: il bacino di Lido è la zona maggiormente impattata della Laguna poiché influenzata dalla presenza di un’estesa area industriale e della città di Venezia. Un minor
impatto è stato invece riscontrato per le restanti aree monitorate. Tuttavia, al fine di di ottenere un quadro più completo dello stato dell’intero ambiente lagunare, è necessario: identificare ulteriori ed efficaci bioindicatori, ampliare l’area monitorata identificando altri siti di campionamento in tutti i bacini della Laguna di Venezia, aumentare il numero di esemplari da sottoporre a detossificazione utilizzando animali prelevati dai diversi bacini della Laguna di Venezia per allestire un esperimento di controllo completo.
2010
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3030932
ita
numberofpages:88
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Extracellular ATP: signal molecule in skeletal muscle
MARTINELLO, TIZIANA
Martinello, Tiziana
Nei muscoli striati, l’attività contrattile produce forti tensioni laterali e di superficie che porterebbero a lacerazioni della membrana cellulare (sarcolemma) se non intervenisse il sistema del membrano-scheletro. Questo complesso di proteine associate alla distrofina, svolge il ruolo essenziale di proteggere la membrana delle fibre muscolari attenuando e ridistribuendo alla matrice extracellulare le tensioni generate dalla contrazione. Il complesso della distrofina, localizzato a livello del sarcolemma, collega infatti direttamente le miofibrille con la matrice extracellulare. Non é quindi sorprendente che alterazioni dei suoi componenti, causate da difetti genici, possano provocare gravi danni alla fibra muscolare. Del complesso del membrano scheletro fanno parte la distrofina, i distroglicani e anche sei glicoproteine transmembrana chiamate sarcoglicani (alfa,beta, gamma, delta, zeta, epsilon-sarcoglicano). L’alterazione di quattro di esse (alfa,beta, gamma, delta) é causa delle gravi distrofie muscolari chiamate sarcoglicanopatie. Si ritiene che i sarcoglicani oltre ad essere coinvolti nelle funzioni strutturali, la loro assenza è spesso associata a danni di membrana, partecipino anche ad una funzione, non ancora definita, importante nella fisiologia muscolare. L’analisi della sequenza aminoacidica dell’alfa-sarcoglicano ha evidenziato, nel dominio extracellulare, la presenza di due putativi siti di legame per l’ATP. Esperimenti con il complesso purificato delle proteine associate alla distrofina ha rilevato la presenza di un’attività ATPasica inibita da un anticorpo che riconosce uno dei due siti di legame per l’ATP dell’-sarcoglicano (Betto et al., 1999). Questi dati hanno quindi suggerito che l’-sarcoglicano possa essere una ecto-ATPasi, cioè un enzima della famiglia delle ecto-nucleotidasi, capaci cioè di idrolizzare ATP extracellulare. Poiché alterazioni di alpha-sarcoglicano sono causa di una grave forma di distrofia muscolare, si può ritenere che l’attività ecto-ATPasica della proteina sia importante per la fisiologia della fibra muscolare e diventi rilevante nel meccanismo patogenetico delle sarcoglicanopatie.
Da queste osservazioni deriva il piano sperimentale della tesi rivolto a dimostrare e caratterizzare l’attività ecto-ATPasica di alpha-sarcoglicano, a studiare il segnale dell’ATP extracellulare nel muscolo scheletrico ed il ruolo svolto da -sarcoglicano in questo segnale.
La caratterizzazione dell’attività ecto-ATPasica dell’alpha-sarcoglicano è stata condotta in due diversi modelli cellulari: nella linea cellulare di tipo muscolo scheletrico C2C12 e nelle cellule non muscolari HEK-293. Nelle cellule C2C12, la possibile attività enzimatica di alpha-sarcoglicano è stata valutata poiché la proteina viene espressa durante il loro differenziamento; é stato dimostrato, utilizzando un anticorpo che riconosce il sito di legame per l’ATP, che il contributo di alpha-sarcoglicano nell’attività ecto-ATPasica totale é circa il 20-25 %. La caratterizzazione vera e propria dell’attività enzimatica di alfa-sarcoglicano è stata ottenuta con la trasfezione delle cellule di tipo non muscolare (HEK-293). La trasfezione di queste cellule con il cDNA codificante alpha-sarcoglicano ha conferito loro una nuova attività ecto-ATPasica, interamente attribuibile all’-sarcoglicano perché viene completamente abolita dall’anticorpo specifico per la proteina. La caratterizzazione enzimatica nelle cellule HEK-293 trasfettate con l’alfa-sarcoglicano ha infine dimostrato che questo enzima è in grado di idrolizzare sia ADP che ATP con un rapporto 1:3 e che per agire necessita della presenza sia di Ca2+ che di Mg2+. Inoltre sono stati individuati due inibitori specifici dell’enzima, suramina e reactive-blu.
L’inserimento dell’alpha-sarcoglicano, una proteina distribuita lungo tutta la superficie della fibra muscolare, nella famiglia delle ecto-nucleotidasi suggerisce che l’ATP extracellulare e, in particolare, la regolazione della sua concentrazione rivestano un ruolo fisiologico importante anche nel muscolo scheletrico, così come si verifica in molti altri tessuti.
Perché l’ATP funga da molecola segnale è necessario che quattro condizioni siano rispettate: 1) l’ATP deve essere liberato nell’ambiente extracellulare; 2) devono essere presenti enzimi per la degradazione del nucleotide, e quindi per il controllo e modulazione della sua attività di segnale; 3) devono essere presenti sulle cellule bersaglio recettori specifici per il nucleotide; 4) le cellule bersaglio devono rispondere alla stimolazione. Per studiare il possibile ruolo di ATP extracellulare come molecola segnale del muscolo abbiamo utilizzato la linea cellulare C2C12 che ripercorre, durante il differenziamento, le prime tappe della miogenesi. Lo studio condotto nelle cellule C2C12 ha dimostrato la presenza di tutti gli elementi che permettono all’ATP extracellulare di svolgere la funzione di molecola segnale, funzione che sembra variare durante il differenziamento. Questa osservazione suggerisce che il segnale dell’ATP extracellulare abbia un ruolo attivo nella miogenesi e nella rigenerazione del muscolo scheletrico.
In sintesi, é stato dimostrato che nelle cellule C2C12 (mioblasti e miotubi) modestissime quantità di ATP sono liberate nel mezzo extracellulare per diffusione passiva attraverso la membrana, come conseguenza dell’elevato gradiente di concentrazione. Nelle colture di mioblasti l’ATP extracellulare permane a lungo, mentre in quelle di miotubi viene rapidamente degradato. Livelli molto superiori di ATP sono rilasciati dai miotubi, probabilmente mediante un processo attivo, in seguito alla stimolazione elettrica che è in grado di indurre la contrazione dei miotubi stessi. La concentrazione del nucleotide così liberato, anche in questo caso, viene velocemente ridotta. A questo proposito è stata analizzata la capacità di idrolizzare l’ATP delle cellule nelle fasi proliferative e differenziative. L’aumento dell’attività ectoATPasica che si registra nei miotubi è da attribuire all’aumento di espressione di diverse ectonucleotidasi, compreso alfa-sarcoglicano, dimostrato mediante RT-PCR. Anche la sensibilità all’ATP extracellulare cambia dalla fase proliferativa a quella di differenziamento. Infatti, mentre i mioblasti proliferanti e confluenti rispondono all’ATP con transienti di Ca2+ intracellulare ampi e lunghi, i miotubi presentano una minore sensibilità al nucleotide. Considerando le variazioni di espressione dei recettori P2 e l’aumentato numero e attività di enzimi deputati al controllo della concentrazione dell’ATP extracellulare, l’impressione che si ricava é che, con il progredire del differenziamento, la qualità e il ruolo del segnale dell’ATP extracellulare divengano molto più specializzati e siano sottoposti ad un controllo molto più accurato.
L’ATP extracellulare sembra quindi una molecola segnale di grande rilevanza per le cellule di tipo muscolare in cui sembra svolgere ruoli diversi a seconda della fase differenziativa e, in questo contesto, che alpha-sarcoglicano abbia una funzione rilevante. Infatti, la sua assenza, causata da difetti genici, provoca nell’uomo una grave distrofia muscolare (Bonnemann et al., 1994). Queste evidenze hanno fornito il razionale per lo studio delle conseguenze dell’assenza di alfa-sarcoglicano nell’attività ecto-ATPasica globale delle cellule. I dati presentati in questa tesi dimostrano che l’assenza dell’-sarcoglicano causa delle modificazioni enzimatiche significative, che potrebbero contribuire a generare il grave fenotipo clinico della distrofia muscolare.
La prima evidenza di tali alterazioni é stata osservata in un clone generato dalle cellule C2C12 in cui mediante la produzione di RNA antisenso dell’-sarcoglicano si ottiene la quasi totale assenza della proteina. Analizzando le variazioni riscontrate in questo clone abbiamo osservato una minor capacità differenziativa ma un grande aumento, inaspettato, dell’attività ecto-ATPasica che è risultato però in relazione con variazioni di espressione di altri enzimi capaci di idrolizzare l’ATP. Abbiamo anche utilizzato il topo knock-out per l’alpha-sarcoglicano, dimostrando che l’assenza della proteina produce l’insorgere di una distrofia muscolare con un andamento progressivo simile a quello della patologia umana. Analizzando l’attività ecto-ATPasica sia delle cellule satelliti sia di fibre adulte isolate abbiamo nuovamente riscontrato che l’assenza dell’-sarcoglicano provoca un aumento dell’attività ectoATPasica totale. Per quanto riguarda l’espressione degli altri enzimi per l’idrolisi di ATP si sono osservate variazioni nelle colture primarie di cellule satelliti diverse rispetto a quelle di fibre adulte, suggerendo che il controllo dell’ATP extracellulare sia regolato diversamente in assenza di -sarcoglicano a seconda della fase di maturazione del muscolo.
Nell’ultima parte del lavoro di tesi é stata analizzata l’espressione e il possibile ruolo fisiologico di uno dei recettori che rispondono all’ATP, il P2X4. Abbiamo dimostrato la presenza e la localizzazione del recettore e fornito una possibile spiegazione del ruolo che esso svolge nel muscolo scheletrico. Analizzando l’espressione della proteina del recettore abbiamo evidenziato livelli più elevati nei muscoli di tipo lento (soleo) rispetto a quelli di tipo rapido (EDL) ed, in particolare, nelle fibre a prevalente metabolismo ossidativo rispetto a quelle glicolitiche. Studi di colocalizzazione hanno, inoltre, dimostrato che il recettore P2X4 si trova nelle membrane dei tubuli T, una struttura altamente specializzata della fibra muscolare, dove ha sede l’accoppiamento eccitazione-contrazione, suggerendo un suo possibile ruolo in questo meccanismo. Esperimenti di stimolazione di singole fibre in coltura hanno dimostrato che ATP viene liberato dalle fibre suggerendo che il recettore possa essere attivato dopo ogni singola contrazione. Per capire quale ruolo abbia la stimolazione ricorrente del recettore, é stato messo a punto un protocollo di stimolazione prolungata a bassa frequenza (0,05 Hz) del muscolo soleo con cui si osservava il progressivo potenziamento della tensione generata in conseguenza della scossa. Abbiamo ipotizzato che a questo potenziamento possa contribuire l’attivazione del recettore P2X4. Una volta attivato da ATP (liberato ad ogni contrazione), il recettore diviene un canale ionico permeabile al calcio, che entrando nella cellula può essere disponibile per le contrazioni successive. Tutti gli esperimenti effettuati in modo da prevenire l’attivazione del recettore, hanno dimostrato il coinvolgimento di P2X4 in questo fenomeno di potenziamento e, per la prima volta, hanno dimostrano l’occorrenza dell’attivazione purinergica del muscolo scheletrico adulto.
In conclusione, i dati presentati in questa tesi hanno consentito la dimostrazione dell’attività ecto-ATPasica di alpha-sarcoglicano e una prima, parziale, caratterizzazione del signalling dell’ATP extracellulare nelle cellule C2C12 e nelle fibre del muscolo adulto. Infine, e forse più importante, é stato dimostrato che l’assenza di alfa-sarcoglicano e della sua attività ecto-ATPasica produce rilevanti disordini dell’attività complessiva delle cellule che potrebbero rappresentare il meccanismo patogenetico delle distrofie muscolari dei cingoli (sarcoglicanopatie).
2004
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3041933
ita
numberofpages:136
oai:www.research.unipd.it:11577/30997002024-03-17T08:47:05Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Aspects of internal set theory
MASCHIO, SAMUELE
Maschio, Samuele
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3099700
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/30409222024-01-09T02:05:43Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
INTERACTION BETWEEN TUMOUR AND MICROENVIRONMENT - MOLECULAR MECHANISMS OF CELL MIGRATION IN CANINE TUMOURS
ARICO', ARIANNA
Arico', Arianna
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3040922
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/30557002024-03-17T08:41:29Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Stabilità e condizioni di rivedibilità degli atti impositivi nell'evoluzione del sistema tributario
FUCILE, SANDRO
Fucile, Sandro
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3055700
ita
numberofpages:208
oai:www.research.unipd.it:11577/30409872024-03-17T08:38:50Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Movement-related desynchronization detection in Brain-Computer Interface applications for post-stroke motor rehabilitation
CISOTTO, GIULIA
Cisotto, Giulia
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3040987
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/30623002024-03-17T08:38:42Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
At the root of number competence
Meta-analysis of the literature on different animal species and an experimental contribution to the understanding of rudimental numerical abilities in an animal model, the young domestic chick (Gallus gallus)
RUGANI, ROSA
Rugani, Rosa
La capacità di rappresentarsi esattamente i numeri e di risolvere problemi aritmetici è stata per lungo tempo considerata una prerogativa degli esseri umani. Tuttavia nell’ultimo decennio si è rinnovato l’interesse per lo studio delle abilità numeriche in soggetti non-verbali, allo scopo di capire il ruolo del linguaggio in questo tipo di compiti (rassegne in Gallistel e Gelman, 1992; Dehaene, 1997; Hauser e Spelke, 2004). La possibilità di impiegare test comportamentali, per lo studio di questi soggetti, fornisce un’opportunità unica nella comprensione dello sviluppo ontogenetico e filogenetico di queste abilità.
Il presente lavoro si compone di tre differenti serie di esperimenti volti ad indagare le abilità numeriche di base, impiegando tre differenti paradigmi sperimentali, in un modello animale: Il pulcino di pollo domestico (Gallus gallus).
Dai dati relativi alla prima serie di esperimenti, dove le abilità discriminative venivano testate mediante l’impiego di una scelta spontanea tra differenti numerosità in seguito all’imprinting filiale, è emerso come pulcini di tre giorni età siano in grado di discriminare spontaneamente (ovvero senza necessità di addestramento) set di oggetti anche quando le variabili continue vengono sperimentalmente controllate.
In un seconda serie di esperimenti, è stato indagato il sistema alla base delle abilità discriminative. In questo caso le variabili continue sono state controllate sia mediante l’impiego di stimoli di diversa grandezza che mediante l’impiego di stimoli parzialmente occlusi. Il successo nella discriminazione di 1 vs. 2 e di 2 vs. 3 oggetti unito al fallimento nella discriminazione di 4 vs. 6 e 3 vs. 4 ha portato a concludere che il sistema alla base delle abilità numeriche dei soggetti sia l’Object File System (che si fa carico della discriminazione di piccole numerosità con un limite situato intorno ai 2 vs.3 e 3 vs. 4) con un limite di 2 vs. 3 elementi.
In un’ultima serie si esperimenti sono state prese in considerazione le abilità numeriche ordinali. In seguito ad addestramento pulcini di cinque giorni di vita sono in grado di identificare un elemento unicamente sulla base della sua posizione in una serie di elementi identici quando le variabili spaziali, oggettuali e olfattive sono state tenute sotto controllo.
Complessivamente il valore innovativo di questi esperimenti consiste nell’aver indagato due differenti tipologie di abilità numeriche in soggetti animali giovani. Fatta eccezione per la specie umana, infatti, le abilità numeriche erano state indagate solo su animali adulti. Per la prima volta inoltre la capacità a discriminare tra differenti numerosità è stata verificata, in un test di scelta spontanea, quando le variabili continue sono state sperimentalmente controllate. La discriminazione di piccole numerosità può quindi essere effettuata utilizzando il solo indizio numerico: e’ quindi possibile affermare che il giudizio avvenga su base numerica e non solo protonumerica. E’ stato inoltre dimostrato che l’Object File System sia alla base delle abilità discriminative di questi soggetti. Per quanto concerne invece l’ordinalità, i pulcini a soli cinque giorni di età riescono ad utilizzare questo tipo di indizio per identificare una posizione target. L’asimmetria, in fase di generalizzazione, sbilanciata a sinistra sembra inoltre far pensare ad una dominanza emisferica destra nella risoluzione di questo tipo di compito.
2008
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3062300
eng
oai:www.research.unipd.it:11577/30407002024-03-17T08:30:58Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Regularization techniques based on Krylov subspace methods for ill-posed linear systems
GAZZOLA, SILVIA
Gazzola, Silvia
linear discrete ill-posed problem
regularization
image deblurring
Arnoldi-Tikhonov method
parameter choice strategy
Questa tesi è incentrata sulle tecniche di regolarizzazione per problemi lineari discreti malposti e di grandi dimensioni. Molteplici applicazioni fisiche ed ingegneristiche sono modellate da questo genere di problemi che, in ambito continuo, sono spesso formulati mediante equazioni integrali di Fredholm di prima specie con nucleo regolare. Più precisamente, queste equazioni modellano i cosiddetti problemi inversi, cioè problemi in cui la causa di un effetto osservato deve essere ricostruita. Una volta discretizzati, questi problemi si presentano come sistemi lineari, la cui matrice dei coefficienti è fortemente malcondizionata e il cui vettore dei termini noti è affetto da qualche perturbazione (spesso chiamata rumore). In questo contesto, risolvere direttamente il sistema lineare discretizzato produrrebbe una soluzione priva di significato, in quanto pesantemente dominata da errori; inoltre, a causa delle grandi dimensioni del sistema, tale procedimento potrebbe risultare infattibile, perchè computazionalmente troppo costoso. Pertanto, qualche forma di regolarizzazione deve essere applicata in modo da poter calcolare una approssimazione fisicamente significativa della soluzione esatta del problema trattato: regolarizzare significa appunto sostituire il sistema lineare con un problema ad esso collegato ma avente migliori proprietà numeriche.
La prima parte di questa tesi (Capitolo 1) offre una panoramica sui problemi inversi e descrive brevemente le loro proprietà nel continuo. Quindi, nel discreto, vengono esaminati i più comuni metodi di regolarizzazione basati su una qualche fattorizzazione della matrice del sistema.
La restante parte della tesi riguarda le tecniche di regolarizzazione iterative che consistono nell'applicazione di metodi di Krylov: questo tipo di regolarizzazione è particolarmente appropriato quando devono essere risolti sistemi lineari di grandi dimensioni. Più precisamente, nel Capitolo 2, viene proposta un'accurata descrizione dei metodi di Krylov più popolari nell'ambito della regolarizzazione: storicamente, i primi metodi ad essere utilizzati a tale scopo sono stati quelli legati alle equazioni normali e le proprietà regolarizzanti di molti di essi sono già state analizzate. Per quanto riguarda i metodi basati sull'algoritmo di Arnoldi, la situazione è differente: nella maggior parte dei casi, le loro proprietà regolarizzanti non sono ancora state rigorosamente studiate. Pertanto, sempre nel Capitolo 2, viene proposta un'analisi originale delle proprietà approssimanti dell'algoritmo di Arnoldi nel caso in cui esso venga impiegato per la risoluzione di sistemi lineari malposti: l'obbiettivo di questa analisi è di fornire maggiori spiegazioni riguardo all'utilizzo dei metodi basati sull'algoritmo di Arnoldi per la regolarizzazione.
I risultati più significativi presentati nella tesi riguardano la classe dei metodi di tipo Arnoldi-Tikhonov, introdotti per la prima volta una decina di anni fa e descritti nel Capitolo 3. L'approccio di tipo Arnoldi-Tikhonov consiste nel risolvere, mediante un metodo iterativo basato sull'algoritmo di Arnoldi, un problema regolarizzato tramite il metodo di Tikhonov. Rispetto ad un approccio regolarizzante puramente iterativo, i metodi di tipo Arnoldi-Tikhonov sono in grado di calcolare soluzioni approssimate più accurate, in quanto all'interno del procedimento iterativo di tipo Arnoldi-Tikhonov possono essere facilmente incorporate alcune informazioni sul comportamento e sulla regolarità della soluzione. Fra i maggiori problemi aperti legati all'utilizzo dei metodi di tipo Arnoldi-Tikhonov figurano la ricerca di metodi efficienti per la scelta dei parametri di regolarizzazione e la scelta di opportune matrici di regolarizzazione. Le problematiche relative alla scelta dei parametri sono trattate nel Capitolo 4, dove vengono derivate due nuove tecniche che possono essere utilizzate congiuntamente ai metodi di tipo Arnoldi-Tikhonov; sempre nel Capitolo 4 viene descritta una nuova estensione del metodo di Arnoldi-Tikhonov al caso della regolarizzazione di Tikhonov a più parametri. Infine, nel Capitolo 5, vengono presentate due innovative ed efficienti strategie per approssimare la soluzione di problemi regolarizzati nonlineari: più precisamente, i termini di regolarizzazione inizialmente definiti utilizzando la norma 1 o il funzionale di Variazione Totale (TV) sono approssimati mediante opportune matrici di regolarizzazione che vengono aggiornate adattivamente durante le iterazioni del metodo di Arnoldi-Tikhonov.
In generale, nel corso della trattazione, vengono illustrati i risultati di molteplici esperimenti numerici, con l'obbiettivo di mostrare il comportamento dei nuovi metodi proposti e di confrontarli con quelli già esistenti.
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3040700
eng
numberofpages:156
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Centralisers in Classical Lie algebras
TOPLEY, LEWIS
Topley, Lewis
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3071299
http://arxiv.org/pdf/1310.2785v1.pdf
eng
numberofpages:140
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L'orologio circadiano di Drosophila melanogaster in condizioni naturali e in regimi artificiali perturbati
MONTELLI, STEFANO
Montelli, Stefano
2010
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3033279
ita
oai:www.research.unipd.it:11577/30331612024-03-17T08:36:22Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Quantile inference in genomic studies
MARAGONI, LORENZO
Maragoni, Lorenzo
Quantile inference
microarray
chip-seq
Genomic
Hypothesis Testing
Gli studi di genomica hanno l’obiettivo di identificare posizione e funzione dei geni all’interno del genoma di organismi oggetto di interesse. Negli ultimi vent’anni, questo campo di ricerca è stato oggetto di vivace interesse, motivato dall’introduzione di microarray e tecnologie di sequenziamento, capaci di produrre enormi quantità di dati riguardanti diversi aspetti del genoma. In questo contesto, gli strumenti statistici si sono dimostrati necessari per supportare e in alcuni casi guidare la ricerca biologica, poco pratica o impossibile da condurre sull’intero insieme di dati prodotto dalle tecnologie di cui sopra. In questa Tesi, si introdurranno nuovi strumenti statistici per affrontare problemi noti nell’ambito genomico, come l’identificazione di geni differenzialmente espressi tramite dati di microarray, e l’analisi dei siti di legame nel contesto dei dati di ChIP-Seq. L’interesse specifico sarà l’inferenza sui quantili, motivato dalla loro interpretabilità, anche per distribuzioni dei dati dalle forme irregolari, e dal fatto che permettono di confrontare differenti aspetti della distribuzione dei dati. Si proporranno statistiche Studentizzate e pseudo-Studentizzate, la cui struttura richiama da vicino quella di un t-test classico, e si valuterà il loro comportamento attraverso studi di simulazione e applicazione su dati reali.
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3033161
eng
numberofpages:128
oai:www.research.unipd.it:11577/30331752024-03-17T08:38:55Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
“L’essenza del fascismo: la parabola dello squadrismo tra terrorismo e normalizzazione (1919-1932)”
MILLAN, MATTEO
Millan, Matteo
La ricerca delinea una parabola del fenomeno dello squadrismo dalla fase antecedente alla Marcia su Roma fino agli anni centrali del regime fascista, con alcuni approfondimenti fino al 1945. L’ipotesi di partenza è dunque quella di analizzare come un fenomeno così importante durante la vigilia si sia riflesso anche negli anni successivi alla presa del potere, giocando un ruolo centrale nella politica e nell’evoluzione del regime fascista.
Una prima parte della tesi è volta all’analisi di come – sia prima sia dopo la Marcia su Roma – lo squadrismo abbia rappresentato uno stile politico nuovo, nel quale il ricorso alla violenza volutamente ricercata e perpetrata è divenuto un valore fine a se stesso e, al tempo stesso, uno strumento terroristico programmaticamente volto all’eliminazione sistematica dell’avversario e alla conquista del potere. Il potenziale intimidatorio e terroristico che lo squadrismo è in grado di dispiegare si rivela funzionale a rafforzare il potere fascista, permettendo al contempo a Mussolini di presentarsi quale volenteroso normalizzatore; resta il fatto che molto spesso la repressione è solo di facciata e mette in luce la volontà di non privarsi di camerati fedeli e intransigenti, per quanto riottosi e talvolta imbarazzanti. Gli squadristi sono pertanto dei protagonisti di primo piano del consolidamento del governo fascista nei primi anni del dopo-marcia.
Una seconda parte della ricerca cerca di analizzare come l’esperienza fondante della militanza squadrista sia stata capace, non solo di ottenere importanti risultati politici, ma anche di influenzare la vita di alcuni squadristi integrali e le loro strategie sociali. Attraverso lo studio di alcune biografie esemplari di squadristi integrali (Arconovaldo Bonacorsi, Onorio Onori) o di categorie sociali specifiche (i martiri, i morti e i pazzi) è possibile analizzare come mentalità e pratiche squadriste di adattino, alle diverse contingenze politiche. La pratica comunitaria della violenza ha rappresentato un’esperienza fondante capace di plasmare stili comportamentali e mentalità che hanno mantenuto una lunga durata, trasformandosi in strategie sociali efficaci e, nel contempo, utili al regime.
Infine si è cercato di far dialogare le esperienze personali con il contesto politico e mettendo in risalto il rapporto – talvolta aspro e contraddittorio – tra le esigenze del regime e la lunga durata di mentalità e comportamenti squadristi. Per farlo si è scelto di adottare un punto di vista per certi versi nuovo, cioè quello degli squadristi inviati al confino di polizia. Si tratta di materiale documentario finora usato soltanto in rare occasioni ma che, a mio avviso, si è rivelato di grande interesse nel permettere di ricostruire le dinamiche e le relazioni tra squadristi e gerarchie politiche, ma anche le reciproche rappresentazioni e auto-rappresentazioni, tra criminalizzazione ed esaltazione.
Se lo squadrismo ha rappresentato l’«essenza» del fascismo, allora, studiarne l’evoluzione, le contraddizioni, le complessità, attraverso il filtro interpretativo dello squadrismo può rivelarsi utile per analizzare sotto una prospettiva diversa l’intera parabola del regime delle camicie nere.
2011
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3033175
ita
numberofpages:510
oai:www.research.unipd.it:11577/33413472024-03-17T08:55:43Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Niger alter ego: stereotipi e iconografie coloniali nell'Italia del Ventennio
Priscilla Manfren
Manfren, Priscilla
colonialismo,Africa,fascismo,colonie italiane,stereotipi,arte coloniale,esposizioni coloniali,museo coloniale,Guerra di Etiopia,Negus,Hailè Selassiè,Domenica del Corriere
Il presente lavoro è dedicato alla raccolta e all'analisi di un nutrito corpus di fonti visive e letterarie italiane, aventi come soggetto le popolazioni nere dell’Africa durante il periodo coloniale; l’arco cronologico indagato è, nello specifico, quello del Ventennio fascista (1922-1943).
La ricerca prende in esame svariate tipologie di veicoli delle immagini, quali opere d’arte, riviste illustrate e grafica per l’infanzia, nonché numerosi articoli d’epoca tratti da riviste e quotidiani. Lo scopo del lavoro è quello di indagare le diverse modalità di rappresentazione dell’alterità nera, al fine di mettere in luce i pregiudizi e gli stereotipi generati dalla visione eurocentrica.
Prima di passare alla disamina dei diversi cliché emersi dal corpus delle immagini reperite, il lavoro propone un primo capitolo introduttivo, dedicato a presentare la metodologia con la quale è stata impostata la ricerca. Il secondo capitolo è suddiviso in due sezioni, l’una rivolta alla contestualizzazione dell’arte a soggetto esotico, della corrente ottocentesca dell’Orientalismo e di alcuni suoi esponenti italiani, l’altra riservata alla presentazione del dibattito in merito all'arte a soggetto coloniale nell'ambito della critica d’arte del Ventennio.
Il terzo capitolo, suddiviso anch’esso in diverse sezioni, analizza gli stereotipi maschili e femminili emersi dall'osservazione delle immagini e dalla lettura dei testi d’epoca, tenendo conto di alcuni particolari frangenti storici, quali le guerre italo –etiopiche del tardo Ottocento e del biennio 1935-36, che hanno contribuito alla diffusione di determinati cliché e iconografie. Il lavoro inoltre propone, a margine dell’analisi delle immagini, notizie in merito a molti degli artisti citati, utili per comprendere il contesto e le vicende dell’arte coloniale del periodo fascista e dei suoi protagonisti. Concludono il lavoro l’apparato bibliografico, una selezione degli articoli d’epoca rintracciati, divisi in fonti a tema artistico e fonti a soggetto etnografico, e il catalogo delle illustrazioni, consistente in una selezione di oltre ottocento elementi.
2016
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3341347
ita
numberofpages:772
oai:www.research.unipd.it:11577/31041242024-03-24T08:22:05Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Protein kinase CK2: a new target to overcome imatinib-resistance in chronic myeloid leukemia cells.
SALIZZATO, VALENTINA
Salizzato, Valentina
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3104124
ita
eng
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CONCENTRAZIONE PLASMATICA E PRODUZIONE EXTRAPINEALE DI MELATONINA NEL TURSIOPE (Tursiops truncatus)
PANIN, MATTIA
Panin, Mattia
melatonina
Tursiops truncatu
HIOMT
ghiandola pineale
La melatonina è un ormone ubiquitario, prodotto sia in vertebrati che in invertebrati,
compresi batteri e protozoi, oltre che in piante superiori. Il suo ruolo principale nei vertebrati è
quello di regolatore dei ritmi biologici, grazie a un pattern di secrezione che riflette l’alternanza del
ciclo luce-buio durante il giorno, determinando ritmi circadiani. Nel corso dell’anno questo ritmo
cambia continuamente in risposta alla variazione della lunghezza del giorno, determinando
complessivamente un ritmo circannuale o stagionale. La melatonina circolante nei mammiferi è
prodotta per la maggior parte dalla ghiandola pineale (o epifisi), struttura neuroendocrina posta sul
tetto del terzo ventricolo e facente parte del diencefalo. Questa ghiandola nei cetacei è generalmente
considerata assente, anche se i riscontri in letteratura sono contraddittori, dato che in alcune specie
ne viene documentata la presenza. In altre specie ancora, alcuni autori la osservano in alcuni
esemplari, mentre altri studi su individui conspecifici non la individuano. Quest’ultimo caso
riguarda anche il comune tursiope (Tursiops truncatus), che è stato l’oggetto di questo studio.
L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di valutare alcuni aspetti della produzione di melatonina,
non ancora studiata in questa specie, da diversi punti di vista, macroscopico, fisiologico e
biomolecolare. Per prima cosa è stata valutata la presenza della pineale in una serie di encefali di
tursiope, dei quali nessuno sfortunatamente presentava la ghiandola. Per verificare se la melatonina
fosse comunque prodotta in questa specie è stata organizzata la raccolta periodica di campioni di
sangue da esemplari tenuti in cattività, nell’arco di sette mesi, in due gruppi in località distinte. La
concentrazione di melatonina è stata determinata attraverso un radioimmunosaggio (RIA), che ha
rivelato per la prima volta l’effettiva presenza dell’ormone nel sangue, con alcune fluttuazioni
stagionali e variazioni giornaliere. La significatività di tali variazioni è stata purtroppo limitata
dall’impossibilità di rispettare a pieno il disegno di campionamento, ottenendo meno campioni del
previsto.
Poiché la pineale è apparentemente assente ma il suo principale secreto è presente nel
sangue di tursiope, è stata valutata la sua produzione da parte di siti alternativi. In letteratura è
ampiamente documentata la produzione extrapineale di melatonina in alcuni tessuti, anche se il loro
effettivo contributo ai livelli circolanti dell’ormone non è ancora del tutto chiaro. Nei mammiferi i
tre principali siti extrapineali sono la retina, la ghiandola di Harder e l’intestino. È stata quindi
indagata la potenziale secrezione di melatonina da parte di questi tessuti nel tursiope, tramite immunoistochimica contro l’enzima idrossiindol-O-metil-trasferasi (HIOMT), l’ultimo della via
biosintetica dell’ormone. Come controllo positivo è stato utilizzata la pineale di bovino. Tutti e tre i
tessuti sono risultati immunoreattivi, anche se con qualche differenza rispetto alla maggior parte dei
mammiferi. Per verificare in modo alternativo la presenza dell’enzima nei tessuti immunopositivi, è
stata valutata tramite PCR l’espressione del suo mRNA. Non essendo disponibili sequenze
dell’enzima di alcun cetaceo sono state eseguite alcune prove con primer disegnati sulla sequenza di
bovino (filogeneticamente vicino al tursiope), oltre che su quella ipotetica del gene di tursiope
presente nella banca dati ENSEMBL, per un totale di cinque diverse coppie di primer. Nessuna di
esse ha purtroppo dato esito positivo, nemmeno nei tre tessuti immunoreattivi, il che suggerisce la
necessità di caratterizzare il gene di HIOMT in studi futuri per risalire alla corretta sequenza e
disegnare primer specifici.
Un ulteriore aspetto della produzione di melatonina nel tursiope, indagato in questo studio, è
stato quello dell’utilizzo di un modello in vivo alternativo a quello dell’animale in toto, ovvero di
colture cellulari. Poiché in letteratura è stata dimostrata la produzione di melatonina da parte della
cute di alcuni mammiferi, ed essendo la pelle il tessuto più facilmente recuperabile durante la
necroscopia di un cetaceo, sono state ricavate delle colture cellulari da campioni cutanei di tursiope.
Le coltura primarie inizialmente ottenute sono state stabilizzate tramite processo di
immortalizzazione, per poi caratterizzarle attraverso la determinazione del cariotipo e
l’identificazione immunoistochimica di specifici marker citoscheletrici. L’espressione di HIOMT da
parte delle cellule di cute è stata valutata sia attraverso immunocitochimica, sia attraverso PCR,
entrambe risultate negative, suggerendo che la cute nel tursiope non sia un sito di produzione di
melatonina.
2012
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3033395
ita
numberofpages:130
oai:www.research.unipd.it:11577/30359242024-03-24T08:13:58Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
IL PROJECT FINANCING TRA INQUADRAMENTO TEORICO
E RINEGOZIAZIONE DELLE SOPRAVVENIENZE
MONTANI, VERONICA
Montani, Veronica
Project Financing
collegamento negoziale
causa
garanzie
rinegoziazione
sopravvenienze
Il lavoro mira ad offrire un’analisi giuridica della finanza di progetto esaminando, anche attraverso spunti di comparazione, i profili e le problematiche civilistiche che originano dall’istituto.
In particolare, il lavoro si sviluppa secondo tre direzioni: un’analisi del fenomeno tout court (in ambito pubblicistico e privatistico), al fine di dimostrarne l’unitarietà concettuale; l’inquadramento teorico dell’istituto complessivamente considerato; una disamina del fenomeno delle possibili sopravvenienze contrattuali e della sussistenza di un obbligo legale di rinegoziazione tra le parti stesse.
Sotto il primo profilo, svolta una breve ricostruzione del fenomeno economico e degli elementi caratterizzanti la finanza di progetto, si pone in evidenza l’unitarietà dell’istituto, argomentando come la sua applicazione in un contesto pubblico ovvero privato non alteri la natura del contratto in questione che rimane, dunque, sempre la medesima. La normativa contenuta nel Codice dei Contratti Pubblici non rappresenterebbe, dunque, né una disciplina dell’istituto ex se né una regolamentazione dei rapporti sussistenti tra i soggetti coinvolti nell’operazione, bensì un adattamento del modello di finanziamento alle esigenze specifiche del settore nel quale trova applicazione, senza dunque intaccare la validità di uno schema generale connotato dalla presenza dei prospettati elementi specializzanti. All’unitarietà dell’istituto consegue anche una ricostruzione unitaria delle problematiche giuridiche.
Sotto il secondo profilo, indagate le relazioni che si vengono a creare tra i diversi attori della finanza di progetto, si propone un tentativo di inquadramento dell’istituto in termini di contratto plurilaterale con comunione di scopo, distaccandosi dalla più classica qualificazione in termini di collegamento negoziale. Ravvisato, infatti, il discrimine tra collegamento negoziale e contratto unitario nella sussistenza di una causa unitaria, si è posto in evidenza come essa, nel project financing, consista nel frazionamento del rischio del progetto, confermato dal particolare quadro di garanzie poste a fondamento della struttura contrattuale, nonché mediante un preciso meccanismo di condizionamento di ciascuno dei singoli contratti secondo cui il contratto di finanziamento risulterà subordinato all’effettiva sussistenza dei contratti di costruzione, gestione, fornitura e vendita (c.d. conditions precedent), a loro volta, sottoposti alla condizione sospensiva costituita dal perfezionarsi del contratto di finanziamento. La comunione di scopo, in particolare, sarebbe dimostrata dalla sussistenza di un interesse comune di tutti gli attori dell’operazione: tra società veicolo e finanziatori, da un lato, attraverso un parallelismo con i contratti associativi agrari e con i corrispondenti istituti della finanza islamica; tra società veicolo e operatori “satellite”, dall’altro, dichiarando una compatibilità tra contratti di scambio e contratto associativo, come osservato da parte della dottrina in materia di contratti di rete.
Ne conseguirebbe l’applicazione dell’art. 1420 c.c. ovviandosi in tal modo alle implicazioni derivanti dal principio di simul stabunt simul cadent, caratterizzante il collegamento negoziale: l’essenzialità e la centralità dell’interesse della parti alla prosecuzione del progetto risulta, infatti, confermata dalla presenza sistematica di apposite clausola contrattuali, definite, “clausole di sopravvivenza” del progetto.
In relazione al terzo ed ultimo aspetto, quello della gestione delle possibili sopravvenienze economiche, il project financing si dimostra essere terreno elettivo per l’applicazione del rimedio manutentivo della rinegoziazione. L’obbligo, oggi espressamente disciplinato nel Codice Civile tedesco, olandese e greco, nonché implicitamente sussistente nel sistema statunitense, potrebbe dirsi esistente anche nel sistema italiano sulla base del principio di buona fede nell’esecuzione del contratto, letto alla luce dei valori costituzionali di solidarietà tutelati dall’art. 2 Cost.
L’inquadramento unitario della finanza di progetto risulterebbe compatibile, ulteriormente, con l’esigenza di superamento della logica di relatività dei frammenti contrattuali, come dimostrato dall’esperienza inglese che si interroga sull’attualità del principio di sanctity of contract e sulla nozione di network contrattuale nonché dall’esperienza francese in tema di indivisibilté contrattuale.
Non tutte le relazioni che si instaurano tra i diversi soggetti sono contrattuali in senso stretto, trattandosi di contratti tendenzialmente bilaterali; tuttavia, la stretta organisational relation che si genera induce a riflettere sulla possibilità di ammettere l’opponibilità delle eccezioni di limitazione o esonero di responsabilità tra i soggetti del collegamento negoziale non uniti da un contratto in senso stretto e di ritenersi sussistente una responsabilità tra i diversi soggetti che superi le forme della responsabilità extracontrattuale.
Simili osservazioni indurrebbero ad una rilettura del confine tra gli istituti del collegamento negoziale e del contratto plurilaterale, potendosi, in conclusione, ritenere sussistente un obbligo di rinegoziazione ex lege anche nel primo, anch’esso caratterizzato da un profilo relazionale.
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3035924
ita
numberofpages:302
oai:www.research.unipd.it:11577/30255032023-01-18T00:41:12Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569oai:www.research.unipd.it:11577/31443462024-01-09T02:08:41Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Dulces lusus. Lirica pastorale e libri di poesia nel Cinquecento
FERRONI, GIOVANNI
Ferroni, Giovanni
2010
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3144346
ita
numberofpages:258
oai:www.research.unipd.it:11577/31486192024-03-09T05:29:07Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Comportamento meccanico di murature consolidate con materiali e tecniche a base di calce
VALLUZZI, MARIA ROSA
Valluzzi, MARIA ROSA
muratura
pietra
costruzioni in pietra
mattone
panneli multistrato
creep
malta
calce idraulica naturale
iniezioni
compressione monoassiale
prove soniche
Fluidità
miscele da iniezione
La presente tesi riguarda lo studio del comportamento meccanico di murature
esistenti, sia di mattoni che di pietra, consolidate con tecniche d’intervento caratterizzate
dall’impiego di prodotti a base di calce, ossia di materiali a maggior compatibilità chimicofisica
e meccanica con quelli originari.
Lo studio prende in esame le tecniche di riparazione e rinforzo più comunemente
adottate nell’edilizia storica, raccoglie e riordina i dati presenti in letteratura in relazione al
comportamento meccanico desunto da studi sperimentali in sito e laboratorio, per
giungere all’individuazione delle tecniche di consolidamento più adeguate alle due
tipologie studiate, in relazione a problemi strutturali specifici, quali: (i) le discontinuità tra i
paramenti e l’incoerenza dell’eventuale nucleo interno, per murature in pietra multistrato;
(ii) la suscettibilità a crolli improvvisi di strutture in mattoni soggette ad elevati sforzi di
compressione (campanili, cinte murarie, etc..).
La ricerca fa emergere, accanto ad alcune tecniche più tradizionali o di recente
interesse nel campo del restauro (iniezioni e ristilatura per le murature in pietra, ristilatura
armata per quelle in mattoni), interventi a carattere innovativo (uso di tiranti trasversali e
interventi combinati iniezioni-tiranti-ristilatura nelle murature in pietra), la cui validità ed
efficacia vengono comprovate da test di laboratorio di compressione su modelli fisici
rappresentativi delle murature esistenti, applicazioni in sito su casi reali di studio, e
mediante tecniche d’indagine non invasive (martinetti piatti, prove soniche con
elaborazione tomografica, ispezioni), applicate sia in laboratorio che in sito.
Per quanto riguarda la tecnica delle iniezioni, un’estesa campagna sperimentale
effettuata su diversi tipi di miscele consolidanti ha consentito di definire procedure di
prova per la caratterizzazione delle proprietà reologiche delle miscele, studiate sia a
livello intrinseco (fluidità, stabilità) che in relazione al supporto (iniettabilità di cilindri). In
particolare, si è indagata l’influenza su tali caratteristiche di diversi prodotti additivanti e di
supporti a diversa granulometria.
Risultati significativi si sono ottenuti, infine, riguardo l’applicazione di modelli
semplificati, calibrati in base ai risultati sperimentali ottenuti, in grado di valutare la
resistenza di murature in pietra iniettate sulla base delle resistenze dei materiali e dei
componenti strutturali della muratura.
2000
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3148619
ita
numberofpages:276
oai:www.research.unipd.it:11577/31079002024-03-17T09:16:03Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Processi di pianificazione, conformazione della proprietà, valutazione: un modello per la stima a fini fiscali delle aree edificabili
BISULLI, MIRKO
Bisulli, Mirko
L'analisi delle più recenti leggi urbanistiche regionali, delle norme e delle sentenze in materia tributaria ha evidenziato una contraddizione in merito all'attributo dell'edificabilità delle aree. I piani urbanistici di nuova generazione prevedono la separazione tra piano strategico e possono attribuire alle aree una destinazione di futura possibile edificabilità priva di carattere conformativo.
L'amministrazione tributaria, tuttavia, considera tali aree edificabili ai fini dell'imposizione fiscale (IMU in particolare) anche se l'iter di conformazione della capacità edificatoria non è ancora concluso. Sulla base delle leggi vigenti, i proprietari di tali aree pertanto sono tenuti a pagare per anni imposte per un terreno edificabile senza disporre di alcun potenziale edificatorio.
Appare evidente la contraddittorietà tra gli strumenti urbanistici e le norme in materia fiscale.
Una equa tassazione dei beni immobili è fondamentale per tutelare sia i soggetti pubblici che privati: lo studio si propone pertanto di individuare un modello che consenta di formalizzare il meccanismo dinamico di consolidamento del valore dei suoli in funzione dei diversi passaggi in merito alla conformazione della capacità edificatoria.
L'obiettivo è quello di definire un modello flessibile suscettibile di ampia generalità e che possa dunque essere impiegato in contesti normativi diversi e permetta alle amministrazioni di gestire un sistema di tassazione delle aree edificabili più equo.
La ricerca si sviluppa attraverso lo studio della letteratura scientifica a carattere interdisciplinare, delle fonti legislative e giuridiche e attraverso l???analisi di diversi casi di studio che riguardano l'applicazione delle imposte locali in diversi comuni del Paese.
Le elaborazioni svolte hanno quindi portato alla predisposizione di un modello di regressione che considera come variabile dipendente il logaritmo naturale dei prezzi unitari e come variabili indipendenti la localizzazione delle aree stesse e il loro relativo iter amministrativo.
Il modello predisposto è dunque di estrema semplicità. Il valore di mercato dei terreni edificabili è espresso in funzione di due variabili: la posizione e l'avanzamento del processo amministrativo di conformazione della proprietà.
Lo sviluppo del modello ha consentito di individuare lo scarto di valore tra terreni edificabili caratterizzati da diversi livelli della procedura amministrativa. Gli scarti di valore confermano come il mercato fondiario abbia recepito le indicazioni del legislatore regionale, abbia appreso e valutato i livelli di incertezza legati al nuovo quadro normativo, ai tempi e all'aleatorietà dei nuovi strumenti urbanistici e abbia segmentato il valore, di conseguenza, dei beni a utilità indiretta in funzione del procedimento giuridico amministrativo.
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3107900
http://paduaresearch.cab.unipd.it/6466/
ita
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Le clausole di prevalenza e le competenze prevalenti nei sistemi federali e regionali
BUOSO, ELENA
Buoso, Elena
competenze normative e amministrative
federalismo
interesse nazionale
supremacy clause
commerce clause
Lo studio analizza le c.d. clausole di chiusura del sistema, in grado di offrire sufficienti garanzie di effettività per la tutela delle inevitabili esigenze unitarie di un ordinamento giuridico regionale o federale. Spesso queste clausole divengono un “grimaldello” nelle mani del legislatore nazionale. Il lavoro approfondisce il tema con riguardo all'ordinamento tedesco, spagnolo, statunitense e italiano.
2006
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3155741
ita
numberofpages:249
oai:www.research.unipd.it:11577/26664372023-01-18T00:42:54Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569oai:www.research.unipd.it:11577/28379692024-03-15T10:24:51Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Il processo in psicoterapia di gruppo: costruzione e validazione di una scala per la misurazione dei fattori terapeutici
CACCAMO, FLORIANA
Caccamo, Floriana
Fattori terapeutici
strumenti di valutazione
Ricerca in psicoterapia
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2837969
ita
oai:www.research.unipd.it:11577/30274992024-03-24T08:14:23Zcom_11577_3160580com_11577_3160572col_11577_3160569
Shedding light into the brain: Methodological innovations in optical neuroimaging
BRIGADOI, SABRINA
Brigadoi, Sabrina
optical imaging
nir
filtering method
neonatal head model
motion artifacts
La spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (fNIRS) e la tomografia ottica diffusa (DOT) sono tecniche non invasive che, sfruttando le proprietà della luce nel vicino infrarosso, permettono di misurare l'attività cerebrale. Sorgente e detettore sono posti a contatto con il cuoio capelluto ad una distanza prestabilita. Dall'attenuazione subita dalla luce nel passaggio attraverso i tessuti cerebrali, è possibile ricavare le variazioni nell'attività corticale, che avvengono in seguito alla presentazione di uno stimolo. Rispetto alla risonanza magnetica funzionale (fMRI) ed all'elettroencefalografia (EEG), le tecniche ottiche sono più portatili, meno invasive e meno sensibili agli artefatti da movimento; sono pertanto tecniche ideali per esplorare l'attività cerebrale in numerosi ambiti cognitivi e in un gran numero di popolazioni, come neonati e bambini.
FNIRS e DOT misurano la risposta emodinamica in seguito alla presentazione di uno stimolo nella forma di variazioni nella concentrazione di emoglobina ossigenata (HbO) e deossigenata (HbR) che avvengono in specifiche aree della corteccia. Tuttavia, il segnale misurato non contiene solo la risposta emodinamica d'interesse, ma anche rumore fisiologico, dovuto per esempio alla pulsazione cardiaca, alle oscillazioni dovute alla respirazione e all'onda vasomotrice. Inoltre, la risposta emodinamica d'interesse si presenta di solito con un'ampiezza ridotta rispetto alle componenti non informative del rumore fisiologico e con una frequenza molto simile a quella dell'onda vasomotrice. Da ciò si deduce come stimare la risposta emodinamica sia un compito molto difficile. Molti metodi sono stati proposti in letteratura per cercare di ridurre il rumore fisiologico e stimare la risposta emodinamica. Tuttavia, ad oggi, non esiste un metodo standard per l'analisi del segnale ottico. In questa tesi, quindi, è stato proposto e validato un nuovo algoritmo, messo a punto per far fronte agli svantaggi associati ai metodi presenti in letteratura.
Nonostante la ridotta sensibilità agli artefatti da movimento, il segnale ottico ne risulta comunque contaminato, soprattutto durante acquisizioni di popolazioni patologiche (per esempio pazienti diagnosticati con ictus) o difficili (come per esempio i neonati). Sono state proposte numerose tecniche per correggere gli artefatti da movimento, invece di eliminare la parte di segnale da essi contaminata. Tuttavia, nessuna di queste tecniche, per il momento, è riuscita a emergere come la più adatta per l'analisi del segnale ottico. In aggiunta a questo, non esistono criteri oggettivi con cui sia possibile selezionare la tecnica migliore da applicare, dato un segnale misurato. Si suppone, infatti, che, data l'estrema variabilità presente negli artefatti da movimento in termini di forma, contenuto in frequenza e ampiezza, la tecnica da applicare sia dipendente dal segnale misurato nello specifico caso. Da ciò emerge la necessità di fornire agli sperimentatori dei criteri oggettivi, che permettano loro di selezionare la tecnica di correzione più adatta ad ogni segnale misurato. In questa tesi, quindi, è stato proposto un innovativo ed oggettivo approccio per la selezione della tecnica di correzione da utilizzare. La validazione è stata eseguita su dei segnali contenenti una tipologia di artefatto da movimento molto difficile da identificare e correggere.
FNIRS permette di ottenere solo misure spettroscopiche delle variazioni di concentrazione di emoglobina; DOT invece è in grado di ricostruire immagini tridimensionali delle variazioni di concentrazione di HbO e HbR. Per aumentare l'accuratezza e l'interpretabilità delle immagini ricostruite con DOT, è necessario fornire accurate informazioni anatomiche di supporto. Numerosi modelli di teste per tecniche ottiche sono stati proposti e validati nella popolazione adulta. Al contrario, in quella neonatale, i modelli analoghi creati finora sono molto pochi e tutti riferiti ad una sola età neonatale. Tuttavia, nei neonati, il cervello è soggetto ad una crescita ed una maturazione molto rapida. Per questo motivo, modelli riferiti ad una singola età neonatale falliscono nel fornire informazioni anatomiche corrette per ogni neonato sotto esame. In questa tesi si è proposto un innovativo modello 4D di teste per tecniche ottiche, contenente informazioni anatomiche per neonati pretermine e a termine. Questo modello può fornire ai neuroscienziati che lavorano in ambito evolutivo la possibilità di selezionare il modello corrispondente all'età del neonato in esame e ricostruire quindi le immagini di variazione di concentrazione di emoglobina usando un'anatomia il più possibile vicina a quella reale.
L'organizzazione della tesi è la seguente. Nei primi capitoli verrà analizzato lo stato dell'arte delle tecniche ottiche. In particolare nel capitolo 1 verrà presentata una breve introduzione dei principi fisici alla base di queste tecniche alla quale seguirà un confronto con le tecniche di neuroimmagini più diffuse. Il capitolo 2 descriverà le componenti del segnale ottico misurato e verrà illustrato lo stato dell'arte relativo ad algoritmi di rimozione del rumore fisiologico. Successivamente sarà esposta la teoria che sta alla base del processo di ricostruzione delle immagini. Nella parte finale del capitolo, invece, verranno presentati alcuni studi che hanno utilizzato tecniche ottiche sia nella popolazione adulta che in età evolutiva. Infine saranno presentati gli scopi di questa tesi.
I capitoli 3, 4 e 5 saranno dedicati alla presentazione di nuovi strumenti e metodologie per l'analisi del segnale ottico e per la ricostruzione di immagini ottiche. In particolare nel capitolo 3 verrà introdotto un nuovo algoritmo per la rimozione del rumore fisiologico e la stima della risposta emodinamica. La metodologia proposta verrà validata tramite il confronto con due algoritmi preesistenti. Il capitolo 4 tratterà il problema degli artefatti da movimento e proporrà un innovativo e oggettivo approccio per la selezione della tecnica di correzione da utilizzare. Le principali tecniche di correzione verranno illustrate e il nuovo approccio verrà validato utilizzando dati cognitivi reali. Nel capitolo 5 verrà presentato un nuovo atlante 4D neonatale di modelli di teste per tecniche ottiche. Verranno descritti tutti i passaggi che hanno portato allo sviluppo di questo atlante e ne sarà riportato un esempio applicativo.
La parte finale di questa tesi (capitoli 6, 7 e 8) presenterà tre distinti esempi applicativi, su dati neurali empirici, delle metodologie e strumenti proposti. L'algoritmo per la rimozione del rumore fisiologico proposto nel capitolo 3 sarà utilizzato nel capitolo 6 per stimare differenze temporali poco evidenti tra risposte emodinamiche, misurate in due diverse aree della corteccia durante compiti di movimento manuale di diversa durata. Nel capitolo 7 lo stesso algoritmo verrà applicato a dati acquisiti durante un paradigma di memoria visiva a breve termine. Infine nel capitolo 8 verranno ricostruite immagini di variazioni di concentrazione di emoglobina, utilizzando il modello di teste per tecniche ottiche presentato nel capitolo 5. I dati sono stati acquisiti da un neonato a termine e il modello di testa utilizzato nella ricostruzione è quello relativo all'età corrispondente. Nello stesso capitolo verranno ricostruite immagini di concentrazione sia in presenza che in assenza di tecniche di correzione di artefatti da movimento, evidenziandone così l'importanza.
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3027499
http://paduaresearch.cab.unipd.it/6698/
eng
numberofpages:216
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La adaptación de las marcas a las redes sociales. Un análisis socio-relacional de la actividad comunicativa de las marcas de refrescos en Facebook.
GROSSO, CHIARA
Grosso, Chiara
Social Network Analysi
Consumer behaviour
value chain
Computer Mediated Communication (CMC)
2014
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3108524
http:// https://www.educacion.es/teseo/mostrarRef.do?ref=1105806
ita
spa
numberofpages:320
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Accanto allo schermo. Il repertorio musicale de Le Giornate del Cinema Muto.
M. Bellano
Bellano, M.
La tesi di dottorato utilizza queste considerazioni come premessa per ricostruire e studiare una collezione particolare e circoscritta di musica per il cinema muto: il repertorio di partiture eseguite al Festival internazionale Le Giornate del Cinema Muto, dal 1982 al 2010. L’accuratezza filologica dimostrata da tale Festival nella presentazione e nella divulgazione delle pratiche musicali del muto offre infatti una solida base per studi di questo genere. Inoltre, Le Giornate del Cinema Muto hanno già espresso, nel 2009, l’intenzione di fondare concretamente un archivio come quello sopra descritto, in seguito ad un suggerimento da me avanzato nel corso del XI Collegium di studi organizzato dalla manifestazione.
La tesi è divisa in due parti. La prima include un capitolo introduttivo, dove vengono discussi problemi riguardanti la conservazione archivistica delle fonti musicali pertinenti alla musica per il muto; dopodiché, un primo capitolo tratta della storia della musica per il muto, scegliendo un approccio non lineare guidato dallo sviluppo delle pratiche musicali, e non da una consequenzialità cronologica; infine, la prima parte si conclude con un capitolo descrivente l’estetica della musica per il muto, nel quale si offre una rassegna della letteratura sull’argomento ed una descrizione delle strategie audiovisive utilizzate dai compositori.
La seconda parte presenta il repertorio della musica che è stata eseguita a Le Giornate del Cinema Muto sulla base di partiture scritte. Si tratta di un elenco di 115 film, coprente la 29 edizioni del Festival e completo di informazioni filmografiche. Ogni scheda di film è accompagnata da una breve analisi delle principali strategie audiovisive.
Le fonti di questa ricerca sono principalmente le registrazioni audiovisive delle proiezioni a Le Giornate del Cinema Muto conservate presso La Cineteca del Friuli, Gemona. Altri dettagli si sono ottenuti tramite conversazioni (di persona o tramite email) con alcuni degli autori delle musiche: Gillian B. Anderson, Neil Brand, Günter A. Buchwald, Philip Carli, Antonio Coppola, Berndt Heller, Stephen Horne, Maud Nelissen, Donald Sosin e Gabriel Thibaudeau.
2011
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/2670057
ita
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Advanced Controllers of Power Electronic Converters in DC Microgrids
guangyuan liu
Liu, Guangyuan
2019
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3315261
eng
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Model-based Control Techniques for Automotive Applications
MARAN, FABIO
Maran, Fabio
Model Predictive Control
Optimal Control
Motion Cueing
Dynamic Simulation
Driving Simulator
Virtual Environment
Hybrid vehicle
Hybrid Motorbike
Nella tesi vengono trattati due argomenti distinti.
Model Predictive Control applicato al Motion Cueing Problem
Gli ultimi anni hanno visto un'interesse sempre crescente nei confronti dei simulatori di guida dinamici, con lo sviluppo e la diffusione nel mercato di nuovi soluzioni. I simulatori di guida giocano infatti un ruolo fondamentale nello sviluppo di nuovi veicoli e dei vari dispositivi di aiuto alla guida: infatti, da un lato la presenza di un guidatore in un simulatore permette ai produttori in ambito automotive di colmare il divario fra la prototipazione virtuale e i test su strada nella fase di sviluppo del veicolo; dall'altro, i nuovi sistemi di assistenza alla guida (come ad esempio le procedure di advanced accident avoidance attualmente in fase di sviluppo) posso essere testati in totale sicurezza ponendo il pilota in un contesto virtuale altamente realistico, simulando le situazioni di pericolo. In entrambe queste applicazioni risulta cruciale riprodurre fedelmente nella piattaforma la percezione che l'essere umano avrebbe, all'interno del veicolo reale, delle forze agenti sul mezzo e le conseguenti accelerazioni. Questo task deve essere compiuto tenendo conto dei vincoli fisici del simulatore, all'interno dei quali deve avvenire il moto. Le strategie utilizzate per perseguire questo obbiettivo vanno sotto il nome di Motion Cueing Algorithms.
Il presente lavoro intende illustrare una particolare implementazione di un Motion Cueing Algorithm, basato sulla tecnica di controllo nota come Model Predictive Control. Una delle principali caratteristiche di questo approccio è lo sfruttamento di un modello del sistema vestibolare umano, e questo (assieme ad altre features) lo rende differente dalle strategie standard di Motion Cueing: esso permette infatti una migliore realizzazione della tilt coordination e una più efficiente gestione dei limiti di piattaforma.
L'algoritmo è stato testato sperimentalmente su una piattaforma innovativa, dalle dimensioni ridotte, con l'aiuto di piloti professionisti. I risultati dimostrano come l'algoritmo basato su MPC permetta di gestire efficientemente l'area di lavoro del simulatore, limitando la presenza di tutti quei comportamenti tipicamenti associati alla motion sickness, garantendo nel contempo un approccio molto più semplice e concreto alle procedure di tuning, rispetto alle procedure classiche.
In più, la disponibilità di un efficace driver virtuale permette lo sviluppo di strategie predittive affidabili: nella tesi sono riportati alcuni iniziali risultati simulativi in tal senso.
Tecniche di Controllo per un Motociclo Ibrido Sportivo
La riduzione dell'impatto ambientale dei sistemi di trasporto si sta affermando come una priorità sentita a livello mondiale. I veicoli a propulsione ibrida hanno dimostrato avere un grande potenziale a questo riguardo, e svariate soluzioni sono ormai diffuse sul mercato per quanto riguarda i veicoli a quattro ruote. A differenza delle automobili, e pur essendo considerati la soluzione ideale per la mobilità urbana, l'applicazione della propulsione ibrida a motociclette e scooter non ha ancora avuto una diffusione significativa, e ciò è dovuto in gran parte ai grossi vincoli di spazio e all'impatto della propulsione additiva sul feeling alla guida.
In questa parte della tesi viene considerato il problema dell'applicazione della propulsione ibrida a una motocicletta 125cc in commercio, aggiungendo una macchina elettrica al motore termico presente di serie. Lo scopo, per il particolare prototipo, è sfruttare la macchina elettrica (installata in modo solidale all'albero motore) per fornire un incremento alla coppia erogata durante le accelerazioni, migliorando e regolarizzando la potenza della moto e riducendo nel contempo le emissioni di gas nocivi.
Due algoritmi di controllo sono proposti per la gestione del motore elettrico e degli accumulatori
1) il primo è basato su una euristica standard con caratteristiche adattative, più semplice da implementare nella ECU per la prototipazione;
2) il secondo è basato su una strategia di controllo ottimo con lo scopo di gestire in maniera ottimale la coppia erogata da entrambi i motori.
Elemento cruciale è l'implementazione di un ambiente virtuale Simulink realizzato integrando un tool in commercio, VI-BireRealTime, per la valutazione degli algoritmi. Il modello del motore ibrido è stato implementato ex-novo, e così anche un (semplice) modello di batteria, derivato con interpolazione polinomiale dalle caratteristiche riportate nei data-sheet. Il sistema di simulazione è completato dalla presenza di un virtual rider e di un tool per la realizzazione di circuiti di test.
Sono riportati i risultati delle simulazioni su un tracciato realistico per valutare le differenti performance delle due strategie in catena chiusa (grazie al rider virtuale). Sono riportati anche i risultalti su pista del prototipo realizzato.
2013
info:eu-repo/semantics/DoctoralThesis
http://hdl.handle.net/11577/3032750
http://paduaresearch.cab.unipd.it/5885/
eng
numberofpages:174
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