In termini generali ipoacusia significa un'alterazione della percezione del suono, dovuta ad una lesione del recettore uditivo periferico. Le ipoacusie si classificano in: 1. Ipoacusie trasmissive dovute ad una lesione dell’orecchio medio e/o esterno 2. Ipoacusie neurosensoriali dovute ad una lesione dell’orecchio interno 3. Ipoacusie centrali caratterizzate da una disfunzione del processing uditivo da lesione delle vie uditive centrali. Queste forme non hanno ancor oggi un inquadramento clinico e diagnostico definito, in particolare in età pediatrica e si possono far rientrare nel più ampio contesto dei disturbi del linguaggio, poiché di norma hanno una soglia uditiva normale. In campo pediatrico quindi le ipoacusie che hanno particolare rilevanza clinica sono le patologie dell’apparato uditivo periferico che provocano un innalzamento della soglia uditiva tale da compromettere la percezione degli stimoli verbali. Ai fini diagnostici vengono utilizzate metodiche obiettive e soggettive. L'audiometria comportamentale è stata criticata negli ultimi anni perché costituisce un mezzo potenzialmente poco affidabile e inadeguato di determinare la soglia uditiva nei bambini piccoli anche se rappresenta un test con un rapporto costo-beneficio vantaggioso per gli usi clinici di routine. Indubbiamente la sua affidabilità dipende essenzialmente dall’età del bambino e dal suo sviluppo pico-motorio. In termini del tutto generali si può affermare che è uno strumento diagnostico inadeguato come metodica di screening neonatale. Successivamente a partire dai 6-8 mesi può fornire indicazioni clinicamente utili, ma in genere insufficienti per una definizione della soglia a fini protesici. Solo con l’instaurarsi di una collaborazione continuativa del bambino diventa la metodica principale per una precisa valutazione della soglia con e senza protesi del bambino. Registrati per la prima volta nell’uomo nel 1967 i potenziali evocati uditivi del tronco si sono largamente affermati in audiologia come metodica di fondamentale importanza nella diagnosi delle ipoacusie infantili. La diagnosi obiettiva di soglia si basa essenzialmente sulla determinazione del minimo livello di intensità efficace per ottenere una risposta (onda V) identificabile e riproducibile. Dalla soglia elettrofisiologica è possibile stimare quella psico-acustica che si colloca a un livello che appare di 5-10 dB inferiore. Rispetto ai potenziali far-field, l’elettrococleografia presenta tutta una serie di vantaggi, primi fra tutti la valutazione della funzionalità della periferia uditiva, l’indipendenza dallo stato di veglia del soggetto, la minore durata dell’esame, la sua elevata affidabilità, la possibilità di effettuare una valutazione strettamente monoaurale. Il ricorso all’elettrococleografia si rende necessario nei bambini in cui non si riesce ad ottenere la opportuna tranquillità per l’esecuzione dell’ABR e in tutte quelle condizioni in cui non risulti inequivocabile la valutazione ottenuta attraverso la registrazione dei potenziali del tronco. Esistono infatti situazioni cliniche definite, quali la presenza di una patologia del SNC o di un versamento nell'orecchio medio, in cui l'ABR può non essere affidabile.

PREVENZIONE E DIAGNOSI PRECOCE DELLE IPOACUSIE INFANTILI PREVERBALI

ARSLAN, EDOARDO;SANTARELLI, ROSAMARIA
2002

Abstract

In termini generali ipoacusia significa un'alterazione della percezione del suono, dovuta ad una lesione del recettore uditivo periferico. Le ipoacusie si classificano in: 1. Ipoacusie trasmissive dovute ad una lesione dell’orecchio medio e/o esterno 2. Ipoacusie neurosensoriali dovute ad una lesione dell’orecchio interno 3. Ipoacusie centrali caratterizzate da una disfunzione del processing uditivo da lesione delle vie uditive centrali. Queste forme non hanno ancor oggi un inquadramento clinico e diagnostico definito, in particolare in età pediatrica e si possono far rientrare nel più ampio contesto dei disturbi del linguaggio, poiché di norma hanno una soglia uditiva normale. In campo pediatrico quindi le ipoacusie che hanno particolare rilevanza clinica sono le patologie dell’apparato uditivo periferico che provocano un innalzamento della soglia uditiva tale da compromettere la percezione degli stimoli verbali. Ai fini diagnostici vengono utilizzate metodiche obiettive e soggettive. L'audiometria comportamentale è stata criticata negli ultimi anni perché costituisce un mezzo potenzialmente poco affidabile e inadeguato di determinare la soglia uditiva nei bambini piccoli anche se rappresenta un test con un rapporto costo-beneficio vantaggioso per gli usi clinici di routine. Indubbiamente la sua affidabilità dipende essenzialmente dall’età del bambino e dal suo sviluppo pico-motorio. In termini del tutto generali si può affermare che è uno strumento diagnostico inadeguato come metodica di screening neonatale. Successivamente a partire dai 6-8 mesi può fornire indicazioni clinicamente utili, ma in genere insufficienti per una definizione della soglia a fini protesici. Solo con l’instaurarsi di una collaborazione continuativa del bambino diventa la metodica principale per una precisa valutazione della soglia con e senza protesi del bambino. Registrati per la prima volta nell’uomo nel 1967 i potenziali evocati uditivi del tronco si sono largamente affermati in audiologia come metodica di fondamentale importanza nella diagnosi delle ipoacusie infantili. La diagnosi obiettiva di soglia si basa essenzialmente sulla determinazione del minimo livello di intensità efficace per ottenere una risposta (onda V) identificabile e riproducibile. Dalla soglia elettrofisiologica è possibile stimare quella psico-acustica che si colloca a un livello che appare di 5-10 dB inferiore. Rispetto ai potenziali far-field, l’elettrococleografia presenta tutta una serie di vantaggi, primi fra tutti la valutazione della funzionalità della periferia uditiva, l’indipendenza dallo stato di veglia del soggetto, la minore durata dell’esame, la sua elevata affidabilità, la possibilità di effettuare una valutazione strettamente monoaurale. Il ricorso all’elettrococleografia si rende necessario nei bambini in cui non si riesce ad ottenere la opportuna tranquillità per l’esecuzione dell’ABR e in tutte quelle condizioni in cui non risulti inequivocabile la valutazione ottenuta attraverso la registrazione dei potenziali del tronco. Esistono infatti situazioni cliniche definite, quali la presenza di una patologia del SNC o di un versamento nell'orecchio medio, in cui l'ABR può non essere affidabile.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/119489
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