Il presente articolo contiene una rassegna dei risultati recentemente ottenuti utilizzando il paradigma di priming ortografico. Tale paradigma risulta particolarmente interessante perché permette di studiare i tipi di rappresentazione utilizzati per leggere. In particolare, manipolando le propietà visive, ortografiche e fonologiche degli stimoli prime e target, e variando il loro tempo di esposizione, è possibile definire alcune delle caratteristiche del codice (e/o codici) d'accesso utilizzato per riconoscere una parola presentata visivamente. Si sono affrontati tre problemi principali a cui la letteratura si è primariamente rivolta. Innanzitutto si è considerato il problema dell'attivazione della forma ortografica e della forma fonologica di una data sequenza di lettere. I risultati nel loro insieme sembrano suggerire che questi due tipi di informazione siano recuperati separatamente con una precedenza temporale per l'attivazione del codice ortografico rispetto al codice fonologico. Secondariamente si è affronatato il problema del locus dell'effetto del priming ortografico. Lo stimolo prime, infatti, può interferire con l'elaborazione dello stimolo target già a partire da un livello pre-lessicale (e dunque riguardare i processi di estrazione delle caratteristiche visive, di definizione delle forme delle lettere e di identificazione dei grafemi), oppure può avere effetti più tardivi, a livello dell'accesso al lessico mentale. La relazione visiva tra stimolo prime e target, la durata di quest'ultimo e l'estendersi dell'effetto alle non-parole sono considerate variabili cruciali per poter definire a quale livello del processo di riconoscimento prime e target interagiscano. Infine, nell'ultima parte, si è considerato il problema del mascheramento mettendo in luce, attraverso il fenomeno della fusione, che in determinate condizioni di presentazione degli stimoli, gli effetti di facilitazione sono assolutamente indipendenti da variabili lessicali e coinvolgono esclusivamente gli stadi dell'analisi visiva e/o ortografica.

Priming ortografico: un paradigma efficace per studiare i processi coinvolti nel riconoscimento visivo delle parole

PERESSOTTI, FRANCESCA
1997

Abstract

Il presente articolo contiene una rassegna dei risultati recentemente ottenuti utilizzando il paradigma di priming ortografico. Tale paradigma risulta particolarmente interessante perché permette di studiare i tipi di rappresentazione utilizzati per leggere. In particolare, manipolando le propietà visive, ortografiche e fonologiche degli stimoli prime e target, e variando il loro tempo di esposizione, è possibile definire alcune delle caratteristiche del codice (e/o codici) d'accesso utilizzato per riconoscere una parola presentata visivamente. Si sono affrontati tre problemi principali a cui la letteratura si è primariamente rivolta. Innanzitutto si è considerato il problema dell'attivazione della forma ortografica e della forma fonologica di una data sequenza di lettere. I risultati nel loro insieme sembrano suggerire che questi due tipi di informazione siano recuperati separatamente con una precedenza temporale per l'attivazione del codice ortografico rispetto al codice fonologico. Secondariamente si è affronatato il problema del locus dell'effetto del priming ortografico. Lo stimolo prime, infatti, può interferire con l'elaborazione dello stimolo target già a partire da un livello pre-lessicale (e dunque riguardare i processi di estrazione delle caratteristiche visive, di definizione delle forme delle lettere e di identificazione dei grafemi), oppure può avere effetti più tardivi, a livello dell'accesso al lessico mentale. La relazione visiva tra stimolo prime e target, la durata di quest'ultimo e l'estendersi dell'effetto alle non-parole sono considerate variabili cruciali per poter definire a quale livello del processo di riconoscimento prime e target interagiscano. Infine, nell'ultima parte, si è considerato il problema del mascheramento mettendo in luce, attraverso il fenomeno della fusione, che in determinate condizioni di presentazione degli stimoli, gli effetti di facilitazione sono assolutamente indipendenti da variabili lessicali e coinvolgono esclusivamente gli stadi dell'analisi visiva e/o ortografica.
1997
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