L’articolo ricerca in primo luogo i testi in cui, nella tradizione tardo-antica e medievale, si affronta il tema del giubileo e mette in luce che ciò avviene soprattutto in quelle opere e in quei passi in cui si offre un’interpretazione allegorica del numero 50 e dei numeri in generale, come le raccolte di “distinctiones”, a partire dalle “Formulae spiritualis intelligentiae” di Eucherio di Lione. Si mostra come questi testi attingano alla tradizione di interpretazione allegorica dei numeri che risale ultimamente a Nicomaco di Gerasa, conosciuto attraverso Boezio e Isidoro di Siviglia. In secondo luogo si tratteggia la tradizione dei commenti medievali al cap. 25 del Levitico studiando i testi esegetici di Rabano Mauro, Walafrido Strabone, Ruperto di Deutz, la “Glossa ordinaria”, Rodolfo di Flay, Pietro Cantore, Stephen Langton e Ugo di St. Cher. Dall’inchiesta emerge che i commenti al Levitico non contengono alcun riferimento alle indulgenze. Al contrario, questa dottrina si riferisce ad una pratica penitenziale che si afferma solo nel XII secolo, e per la quale il Langton cerca un fondamento in II Cor. 2, 10. In conclusione, si mostra che la riflessione medievale sul giubileo non incorpora una dottrina delle indulgenze, e che i due temi fanno riferimento ad autorità scritturistiche disparate. Si osserva inoltre che, nel commentare Lev. 25, il Langton non segue passivamente la Glossa ordinaria, ma prende posizione rispetto ad essa, ritornando ad alcune dottrine specificamente agostiniane. La discussione è condotta facendo riferimento a diversi testi inediti, come il commento del Langton al cap. 25 del Levitico, a II Cor. 2,10 e la sua Quaestio del relaxationibus, pubblicata in appendice in un’edizione critica appoggiata sull’intera tradizione manoscritta.

Giubileo e attesa escatologica negli autori monastici e nei maestri della "sacra pagina"

QUINTO, RICCARDO
2001

Abstract

L’articolo ricerca in primo luogo i testi in cui, nella tradizione tardo-antica e medievale, si affronta il tema del giubileo e mette in luce che ciò avviene soprattutto in quelle opere e in quei passi in cui si offre un’interpretazione allegorica del numero 50 e dei numeri in generale, come le raccolte di “distinctiones”, a partire dalle “Formulae spiritualis intelligentiae” di Eucherio di Lione. Si mostra come questi testi attingano alla tradizione di interpretazione allegorica dei numeri che risale ultimamente a Nicomaco di Gerasa, conosciuto attraverso Boezio e Isidoro di Siviglia. In secondo luogo si tratteggia la tradizione dei commenti medievali al cap. 25 del Levitico studiando i testi esegetici di Rabano Mauro, Walafrido Strabone, Ruperto di Deutz, la “Glossa ordinaria”, Rodolfo di Flay, Pietro Cantore, Stephen Langton e Ugo di St. Cher. Dall’inchiesta emerge che i commenti al Levitico non contengono alcun riferimento alle indulgenze. Al contrario, questa dottrina si riferisce ad una pratica penitenziale che si afferma solo nel XII secolo, e per la quale il Langton cerca un fondamento in II Cor. 2, 10. In conclusione, si mostra che la riflessione medievale sul giubileo non incorpora una dottrina delle indulgenze, e che i due temi fanno riferimento ad autorità scritturistiche disparate. Si osserva inoltre che, nel commentare Lev. 25, il Langton non segue passivamente la Glossa ordinaria, ma prende posizione rispetto ad essa, ritornando ad alcune dottrine specificamente agostiniane. La discussione è condotta facendo riferimento a diversi testi inediti, come il commento del Langton al cap. 25 del Levitico, a II Cor. 2,10 e la sua Quaestio del relaxationibus, pubblicata in appendice in un’edizione critica appoggiata sull’intera tradizione manoscritta.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/1364016
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