Il volume presenta la prima edizione commentata di un'opera giovanile di Alfieri scritta in francese, l'«Esquisse du Jugement Universel». Singolare parodia del Giudizio Universale a metà strada tra rappresentazione teatrale e dialogo satirico, scritta fra il dicembre del 1773 e la prima metà del 1775, l'«Esquisse du Jugement Universel» costituisce la prima esperienza letteraria di Alfieri. È il risultato delle riunioni serali che il giovane «philosophe», reduce dal Grand tour attraverso l'Europa, tiene nel suo lussuoso appartamento di Piazza San Carlo a Torino insieme con i vecchi compagni dell’Accademia Reale con i quali aveva fondato la «Société des Sansguignon». Nel soggetto e nel testo dell'opera si possono riconoscere possibili riferimenti ad alcuni romanzi francesi che costituivano le letture preferite del giovane Alfieri, a cominciare dal «Gil Blas» e dal «Diable boiteux» di Lesage, così come possibili affinità con il più famoso dei «Sueños» di Quevedo, «El sueño del Juicio final». All'interno dell'opera il motivo dominante è peraltro costituito da uno spirito dissacratore di inconfondibile derivazione voltairiana. Alfieri ricorda due volte nella «Vita» la sua giovanile predilezione per le «prose» di Voltaire. Alcuni probabili riecheggiamenti di testi voltairiani sono documentati nel commento. Appare significativo un giudizio severamente autocritico annotato in epoca successiva sul manoscritto dall'Alfieri «misogallo» dopo averlo riletto: «Prime sciocchezze sciccherate in gergo Francese da un Asino, scimiotto di Voltaire». L'«Esquisse du Jugement Universel» è introdotta a mo' di prologo lucianèo dalla «Lettre du membre Lavrian à la Société» inviata «Du Paradis» agli «Illustres sansguignon» ed è divisa in tre «Sessions». Nella «Première session» compaiono in scena le anime di diciotto personaggi: ho potuto identificarne con sicurezza sette attraverso i riferimenti alle cariche pubbliche ricoperte. Alfieri pone di fronte al giudizio di Dio l’intero governo del re Carlo Emanuele III (che era morto da poco), a partire dal primo ministro Bogino. La seconda anima è proprio quella di Carlo Emanuele III. Nella carrellata di ritratti satirici Alfieri inserisce a un certo punto anche un proprio autoritratto, neppure troppo dissimulato. Nella seconda sessione, molto più breve della prima, il ruolo di giudice viene ceduto da Dio al Figlio e l'attenzione si sposta dal terreno politico a quello sociale: si susseguono ritratti di cortigiani, di avventurieri e di cicisbei. Nella terza sessione, che ha come oggetto di giudizio le dame torinesi, il ruolo di giudice è ricoperto da Maria. Viene presentata una galleria satirica di tipi femminili legati all’ambiente della corte. Con un autentico 'coup de théâtre' alla fine della sessione compare in scena l'anima di Cleopatra, la protagonista della tragedia che Alfieri stava scrivendo, che si rivolge a Maria chiedendole giustizia contro un giovane che sta scrivendo su di lei una cattiva tragedia. Il volume è aperto da un'Introduzione che ricostruisce in modo ampio e puntuale la formazione culturale del giovane Alfieri e la genesi dell'opera: «Quando Alfieri non era ancora Alfieri (o lo era già?)» (pagine 3-54). Il testo dell'«Esquisse du Jugement Universel» presenta alcune lievi modifiche riscontrate sul manoscritto rispetto all'edizione critica curata nel 1984 da Clemente Mazzotta. Il testo è corredato da numerose e dettagliate note di commento, che affrontano anche diversi nodi interpretativi legati al tessuto allusivo del testo stesso. In appendice vengono pubblicate le due «Lettres à un Sansguignon», distinte dal testo dell'«Esquisse du Jugement Universel» ma strettamente legate ad esso (sono inserite nel manoscritto fra la «Seconde Session» e la «Troisième Session»).

V. ALFIERI, Esquisse du Jugement Universel

SANTATO, GUIDO
2004

Abstract

Il volume presenta la prima edizione commentata di un'opera giovanile di Alfieri scritta in francese, l'«Esquisse du Jugement Universel». Singolare parodia del Giudizio Universale a metà strada tra rappresentazione teatrale e dialogo satirico, scritta fra il dicembre del 1773 e la prima metà del 1775, l'«Esquisse du Jugement Universel» costituisce la prima esperienza letteraria di Alfieri. È il risultato delle riunioni serali che il giovane «philosophe», reduce dal Grand tour attraverso l'Europa, tiene nel suo lussuoso appartamento di Piazza San Carlo a Torino insieme con i vecchi compagni dell’Accademia Reale con i quali aveva fondato la «Société des Sansguignon». Nel soggetto e nel testo dell'opera si possono riconoscere possibili riferimenti ad alcuni romanzi francesi che costituivano le letture preferite del giovane Alfieri, a cominciare dal «Gil Blas» e dal «Diable boiteux» di Lesage, così come possibili affinità con il più famoso dei «Sueños» di Quevedo, «El sueño del Juicio final». All'interno dell'opera il motivo dominante è peraltro costituito da uno spirito dissacratore di inconfondibile derivazione voltairiana. Alfieri ricorda due volte nella «Vita» la sua giovanile predilezione per le «prose» di Voltaire. Alcuni probabili riecheggiamenti di testi voltairiani sono documentati nel commento. Appare significativo un giudizio severamente autocritico annotato in epoca successiva sul manoscritto dall'Alfieri «misogallo» dopo averlo riletto: «Prime sciocchezze sciccherate in gergo Francese da un Asino, scimiotto di Voltaire». L'«Esquisse du Jugement Universel» è introdotta a mo' di prologo lucianèo dalla «Lettre du membre Lavrian à la Société» inviata «Du Paradis» agli «Illustres sansguignon» ed è divisa in tre «Sessions». Nella «Première session» compaiono in scena le anime di diciotto personaggi: ho potuto identificarne con sicurezza sette attraverso i riferimenti alle cariche pubbliche ricoperte. Alfieri pone di fronte al giudizio di Dio l’intero governo del re Carlo Emanuele III (che era morto da poco), a partire dal primo ministro Bogino. La seconda anima è proprio quella di Carlo Emanuele III. Nella carrellata di ritratti satirici Alfieri inserisce a un certo punto anche un proprio autoritratto, neppure troppo dissimulato. Nella seconda sessione, molto più breve della prima, il ruolo di giudice viene ceduto da Dio al Figlio e l'attenzione si sposta dal terreno politico a quello sociale: si susseguono ritratti di cortigiani, di avventurieri e di cicisbei. Nella terza sessione, che ha come oggetto di giudizio le dame torinesi, il ruolo di giudice è ricoperto da Maria. Viene presentata una galleria satirica di tipi femminili legati all’ambiente della corte. Con un autentico 'coup de théâtre' alla fine della sessione compare in scena l'anima di Cleopatra, la protagonista della tragedia che Alfieri stava scrivendo, che si rivolge a Maria chiedendole giustizia contro un giovane che sta scrivendo su di lei una cattiva tragedia. Il volume è aperto da un'Introduzione che ricostruisce in modo ampio e puntuale la formazione culturale del giovane Alfieri e la genesi dell'opera: «Quando Alfieri non era ancora Alfieri (o lo era già?)» (pagine 3-54). Il testo dell'«Esquisse du Jugement Universel» presenta alcune lievi modifiche riscontrate sul manoscritto rispetto all'edizione critica curata nel 1984 da Clemente Mazzotta. Il testo è corredato da numerose e dettagliate note di commento, che affrontano anche diversi nodi interpretativi legati al tessuto allusivo del testo stesso. In appendice vengono pubblicate le due «Lettres à un Sansguignon», distinte dal testo dell'«Esquisse du Jugement Universel» ma strettamente legate ad esso (sono inserite nel manoscritto fra la «Seconde Session» e la «Troisième Session»).
2004
9788822254023
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/1368995
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