Il presente articolo si inscrive nell’universo della psicologia sociale culturale e considera un aspetto particolare della attuale condizione della donna in Occidente: la riduzione in schiavitù di immigrate, costrette a prostituirsi. Si tratta di una realtà che in questi ultimi decenni coinvolge tutta l’Europa e in Italia assistiamo al fenomeno dimostrando per un verso una certa difficoltà nel gestirlo, per l’altro la volontà politica di restituire dignità a tali persone. In questa sede presentiamo la seconda parte di una ricerca sul campo in corso di svolgimento, analizzando un aspetto puntuale della situazione, quello che inerisce alle rappresentazioni da parte di tali donne, relativamente all’idea di famiglia (riprendendo la prima parte della ricerca; cfr. Testoni, Tacchini, Ronconi, 2001) e all’idea di uomo. È possibile ipotizzare che alcune contraddizioni essenziali caratterizzino la cultura occidentale, le quali sono determinate dal persistere di alcune modalità di gestire la differenza di genere. Ciò significa indagare due livelli: a) le caratteristiche del rapporto uomo-donna e le conseguenti funzioni dei ruoli femminili; b) le rappresentazioni della famiglia in rapporto all’identità sociale femminile. A questa dimensione di collega l’esigenza di studiare la rappresentazione di sé che costituisce una parte essenziale dell’identità soggettiva. Si indaga in tal senso l’eventualità che le donne immigrate e prostitute non siano in grado di operare una discriminazione tra “uomo che riduce in schiavitù” e “uomo dei desideri”. I soggetti della ricerca sono donne immigrate e prostitute, le quali sono state sottoposte a un’intervista semi-strutturata. Le loro risposte sono state studiate con analisi del contenuto qualitativo-quantitativa (analisi delle corrispondenze lessicali) con sistema informatizzato Spad-T.

LE RAPPRESENTAZIONI DELL'UOMO DA PARTE DI PROSTITUTE IMMIGRATE

TESTONI, INES;
2002

Abstract

Il presente articolo si inscrive nell’universo della psicologia sociale culturale e considera un aspetto particolare della attuale condizione della donna in Occidente: la riduzione in schiavitù di immigrate, costrette a prostituirsi. Si tratta di una realtà che in questi ultimi decenni coinvolge tutta l’Europa e in Italia assistiamo al fenomeno dimostrando per un verso una certa difficoltà nel gestirlo, per l’altro la volontà politica di restituire dignità a tali persone. In questa sede presentiamo la seconda parte di una ricerca sul campo in corso di svolgimento, analizzando un aspetto puntuale della situazione, quello che inerisce alle rappresentazioni da parte di tali donne, relativamente all’idea di famiglia (riprendendo la prima parte della ricerca; cfr. Testoni, Tacchini, Ronconi, 2001) e all’idea di uomo. È possibile ipotizzare che alcune contraddizioni essenziali caratterizzino la cultura occidentale, le quali sono determinate dal persistere di alcune modalità di gestire la differenza di genere. Ciò significa indagare due livelli: a) le caratteristiche del rapporto uomo-donna e le conseguenti funzioni dei ruoli femminili; b) le rappresentazioni della famiglia in rapporto all’identità sociale femminile. A questa dimensione di collega l’esigenza di studiare la rappresentazione di sé che costituisce una parte essenziale dell’identità soggettiva. Si indaga in tal senso l’eventualità che le donne immigrate e prostitute non siano in grado di operare una discriminazione tra “uomo che riduce in schiavitù” e “uomo dei desideri”. I soggetti della ricerca sono donne immigrate e prostitute, le quali sono state sottoposte a un’intervista semi-strutturata. Le loro risposte sono state studiate con analisi del contenuto qualitativo-quantitativa (analisi delle corrispondenze lessicali) con sistema informatizzato Spad-T.
2002
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