L’Ocse prevede che tra il 2000 e il 2040 nei paesi industrializzati la quota delle persone con più di 65 anni passerà dal 13,8% al 25,6% della popolazione. Gli ultraottantenni passeranno nello stesso periodo dal 3,1% al 7,7%. In Italia la percentuale della popolazione anziana dovrebbe aumentare dal 18,1% al 33,7% (nel 2040 sarà inferiore solo al 35,3% del Giappone) mentre gli ultraottantenni passeranno dal 4% al 10% della popolazione totale (una percentuale inferiore solo a quella del Giappone, con il 14,1%, e della Svizzera, con l’11,1%). Il processo di invecchiamento della popolazione segue profili temporali differenziati (è iniziato più precocemente in Europa), ma sta investendo anche i paesi in via di sviluppo con tassi di crescita della popolazione anziana addirittura superiori a quelli dei paesi industrializzati. Tale processo è dovuto principalmente alla riduzione dei tassi di natalità registrato negli ultimi trent’anni e all’aumento dell’aspettativa di vita, a sua volta determinato dalle migliorate condizioni di vita, dai progressi in campo medico e dalla diffusione dell’assistenza sanitaria pubblica. Il progressivo aumento della speranza di vita ha portato con sé un aumento della prevalenza delle malattie cronico-degenerative con una sostanziale modifica dei bisogni sanitari. È aumentata la domanda di assistenza continuativa (long-term care, Ltc) allo scopo di prevenire o rallentare la disabilità e la perdita di autonomia che sono collegate alle patologie tipiche dell’età anziana. Il Ltc per gli anziani non autosufficienti comprende un insieme di prestazioni monetarie e reali che non includono però la cura delle patologie acute e croniche. Tutti gli analisti concordano sul fatto che i trend demografici ed epidemiologici in atto accentueranno la domanda di assistenza sociosanitaria, e soprattutto di Ltc, ma quale sarà il probabile impatto dell’invecchiamento della popolazione sulla spesa sociosanitaria nel lungo periodo? Gli attuali sistemi pubblici di assistenza sanitaria e sociale saranno sostenibili in futuro? Come si sta attrezzando l’Italia rispetto ai nuovi bisogni di Ltc? Il contributo affronta tali questioni evidenziandone la complessità. Le analisi più recenti, pur avendo portato apprezzabili avanzamenti sul piano metodologico, non sembrano offrire risposte definitive. Sembra quindi utile sviluppare ulteriormente la ricerca teorica ed empirica.

Invecchiamento della popolazione e spesa per il long-term care

REBBA, VINCENZO
2005

Abstract

L’Ocse prevede che tra il 2000 e il 2040 nei paesi industrializzati la quota delle persone con più di 65 anni passerà dal 13,8% al 25,6% della popolazione. Gli ultraottantenni passeranno nello stesso periodo dal 3,1% al 7,7%. In Italia la percentuale della popolazione anziana dovrebbe aumentare dal 18,1% al 33,7% (nel 2040 sarà inferiore solo al 35,3% del Giappone) mentre gli ultraottantenni passeranno dal 4% al 10% della popolazione totale (una percentuale inferiore solo a quella del Giappone, con il 14,1%, e della Svizzera, con l’11,1%). Il processo di invecchiamento della popolazione segue profili temporali differenziati (è iniziato più precocemente in Europa), ma sta investendo anche i paesi in via di sviluppo con tassi di crescita della popolazione anziana addirittura superiori a quelli dei paesi industrializzati. Tale processo è dovuto principalmente alla riduzione dei tassi di natalità registrato negli ultimi trent’anni e all’aumento dell’aspettativa di vita, a sua volta determinato dalle migliorate condizioni di vita, dai progressi in campo medico e dalla diffusione dell’assistenza sanitaria pubblica. Il progressivo aumento della speranza di vita ha portato con sé un aumento della prevalenza delle malattie cronico-degenerative con una sostanziale modifica dei bisogni sanitari. È aumentata la domanda di assistenza continuativa (long-term care, Ltc) allo scopo di prevenire o rallentare la disabilità e la perdita di autonomia che sono collegate alle patologie tipiche dell’età anziana. Il Ltc per gli anziani non autosufficienti comprende un insieme di prestazioni monetarie e reali che non includono però la cura delle patologie acute e croniche. Tutti gli analisti concordano sul fatto che i trend demografici ed epidemiologici in atto accentueranno la domanda di assistenza sociosanitaria, e soprattutto di Ltc, ma quale sarà il probabile impatto dell’invecchiamento della popolazione sulla spesa sociosanitaria nel lungo periodo? Gli attuali sistemi pubblici di assistenza sanitaria e sociale saranno sostenibili in futuro? Come si sta attrezzando l’Italia rispetto ai nuovi bisogni di Ltc? Il contributo affronta tali questioni evidenziandone la complessità. Le analisi più recenti, pur avendo portato apprezzabili avanzamenti sul piano metodologico, non sembrano offrire risposte definitive. Sembra quindi utile sviluppare ulteriormente la ricerca teorica ed empirica.
2005
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