La Serbia del primo Ottocento sembrò a Niccolò Tommaseo come una specie di prototipo di quello che sarebbe potuto diventare il carattere nazionale illirico. Il concetto di illirico non fu casuale in Tommaseo, nemmeno si trattò di un sinonimo per dire serbo o croato o slavo. Il suo significato aveva un’estensione maggiore rispetto a quello di serbo, anche se nella Premessa ai Canti popolari illirici si fatica a discernere tra illirico e serbo; di fatto si parla del regno serbo, di terre serbe (nelle quali per l’alto medioevo il Tommaseo include la Bosnia, l’Erzegovina, la Dalmazia), di racconti pressoché serbi ; l’illirico, nominato nelle note, era la lingua, la parlata comune dalla Dalmazia alla Serbia. Gli illirici, come popolo, secondo il Tommaseo, appartenevano alla famiglia degli slavi, come slavi del resto erano i polacchi e i russi; gli illirici rappresentavano il Sud della Slavia (“nel mezzodì d’Europa”). Il concetto di illirico gli serve per raccordare singole individualità, collocate tra il regionale e il nazionale, cioè i serbi, i dalmati, i bosniaci, i croati e i montenegrini, e per colmare le differenze tra la sua Dalmazia e la Serbia. I canti popolari serbi sono intesi dal Tommaseo, benché non lo dica esplicitamente, come un comune patrimonio culturale illirico, quindi non solo serbo. In ciò si percepisce l’influenza di Špiro Popović che fu fervente sostenitore dell’illirismo, nel quale vedeva il superamento anche delle dicotomie personali, cioè l’essere serbo dalmata. L’illirismo poteva essere un modello di identità comune, inclusivo di varie identità illiriche, compresa quella italiana della Dalmazia. E probabilmente il Tommaseo conveniva su tali posizioni; ma è altrettanto possibile che avesse in testa una propria variante illirica. Dovremmo certamente parlare di illirismi, cioè al plurale, non di un unico movimento illirico, inteso troppo schematicamente come movimento integrativo nazionale croato.

Il Tommaseo e la sua Serbia immaginaria

IVETIC, EGIDIO
2005

Abstract

La Serbia del primo Ottocento sembrò a Niccolò Tommaseo come una specie di prototipo di quello che sarebbe potuto diventare il carattere nazionale illirico. Il concetto di illirico non fu casuale in Tommaseo, nemmeno si trattò di un sinonimo per dire serbo o croato o slavo. Il suo significato aveva un’estensione maggiore rispetto a quello di serbo, anche se nella Premessa ai Canti popolari illirici si fatica a discernere tra illirico e serbo; di fatto si parla del regno serbo, di terre serbe (nelle quali per l’alto medioevo il Tommaseo include la Bosnia, l’Erzegovina, la Dalmazia), di racconti pressoché serbi ; l’illirico, nominato nelle note, era la lingua, la parlata comune dalla Dalmazia alla Serbia. Gli illirici, come popolo, secondo il Tommaseo, appartenevano alla famiglia degli slavi, come slavi del resto erano i polacchi e i russi; gli illirici rappresentavano il Sud della Slavia (“nel mezzodì d’Europa”). Il concetto di illirico gli serve per raccordare singole individualità, collocate tra il regionale e il nazionale, cioè i serbi, i dalmati, i bosniaci, i croati e i montenegrini, e per colmare le differenze tra la sua Dalmazia e la Serbia. I canti popolari serbi sono intesi dal Tommaseo, benché non lo dica esplicitamente, come un comune patrimonio culturale illirico, quindi non solo serbo. In ciò si percepisce l’influenza di Špiro Popović che fu fervente sostenitore dell’illirismo, nel quale vedeva il superamento anche delle dicotomie personali, cioè l’essere serbo dalmata. L’illirismo poteva essere un modello di identità comune, inclusivo di varie identità illiriche, compresa quella italiana della Dalmazia. E probabilmente il Tommaseo conveniva su tali posizioni; ma è altrettanto possibile che avesse in testa una propria variante illirica. Dovremmo certamente parlare di illirismi, cioè al plurale, non di un unico movimento illirico, inteso troppo schematicamente come movimento integrativo nazionale croato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/1428671
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