Dalle tesi sostenute da Giorgio La Pira in materia di possesso emerge quella personalità fuori degli schemi consueti, tipica in ogni suo atteggiamento. Colpisce in particolare il fatto che non richiami praticamente nessuna letteratura, mentre cita sempre le fonti su cui fonda le proprie idee. Certo, è prevalente lo sforzo di elaborazione dogmatica dei concetti giuridici e non sempre è sviscerato ogni possibile aspetto nella ricostruzione del pensiero della giurisprudenza romana; tuttavia, è ammirevole il coraggio dimostrato dal La Pira nella ricerca scientifica, come nella vita politica. Lo studio del possesso può anche essere considerato un emblematico esempio della sua concezione del diritto romano, il quale non deve essere soltanto studiato e insegnato, bensì anche applicato. Si possono ricordare alcuni importanti utilizzi pratici del concetto romano di possesso che in varie occasioni fece il La Pira nell’ambito della sua attività politica. Tra i più famosi, l’ordinanza del 1955 con la quale, in qualità di sindaco di Firenze, dispose la requisizione dello stabilimento della Fonderia Officine delle Cure per impedirne lo smantellamento e difendere quindi i lavoratori: tra le premesse di tale disposizione il La Pira evidenziò come «l’atto di requisizione ... ha la stessa finalità di pace che aveva in diritto romano l’analogo interdetto uti possidetis in quanto che con tale interdetto il Pretore si intrometteva come paciere fra le parti in causa ordinando che, per evitare pubblici turbamenti, nell’attesa che la questione fosse sottoposta ad un giudizio di merito, la situazione controversa non subisse mutamenti di sorta» . Sempre alla logica dell’interdetto uti possidetis il La Pira si richiamò , durante la missione di pace del 1965, per convincere Ho Chi-Minh a trattare con gli americani malgrado la loro presenza sul territorio.

La teoria dei rapporti possessori nella riflessione di Giorgio La Pira

LAMBRINI, PAOLA
2006

Abstract

Dalle tesi sostenute da Giorgio La Pira in materia di possesso emerge quella personalità fuori degli schemi consueti, tipica in ogni suo atteggiamento. Colpisce in particolare il fatto che non richiami praticamente nessuna letteratura, mentre cita sempre le fonti su cui fonda le proprie idee. Certo, è prevalente lo sforzo di elaborazione dogmatica dei concetti giuridici e non sempre è sviscerato ogni possibile aspetto nella ricostruzione del pensiero della giurisprudenza romana; tuttavia, è ammirevole il coraggio dimostrato dal La Pira nella ricerca scientifica, come nella vita politica. Lo studio del possesso può anche essere considerato un emblematico esempio della sua concezione del diritto romano, il quale non deve essere soltanto studiato e insegnato, bensì anche applicato. Si possono ricordare alcuni importanti utilizzi pratici del concetto romano di possesso che in varie occasioni fece il La Pira nell’ambito della sua attività politica. Tra i più famosi, l’ordinanza del 1955 con la quale, in qualità di sindaco di Firenze, dispose la requisizione dello stabilimento della Fonderia Officine delle Cure per impedirne lo smantellamento e difendere quindi i lavoratori: tra le premesse di tale disposizione il La Pira evidenziò come «l’atto di requisizione ... ha la stessa finalità di pace che aveva in diritto romano l’analogo interdetto uti possidetis in quanto che con tale interdetto il Pretore si intrometteva come paciere fra le parti in causa ordinando che, per evitare pubblici turbamenti, nell’attesa che la questione fosse sottoposta ad un giudizio di merito, la situazione controversa non subisse mutamenti di sorta» . Sempre alla logica dell’interdetto uti possidetis il La Pira si richiamò , durante la missione di pace del 1965, per convincere Ho Chi-Minh a trattare con gli americani malgrado la loro presenza sul territorio.
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