Il lessico corrente di quanti esercitano le professioni sanitarie, si è arricchito nel recente passato di parole e locuzioni di provenienza lato sensu giuridica. Di queste, alcune hanno acquisito particolare pregnanza e straordinaria frequenza d’uso: responsabilità professionale, consenso informato, privacy. Svariati e non sempre rispettivamente sovrapponibili sono i motivi che hanno favorito la fortuna e la diffusione di questi termini. Di fonte alla loro frequenza d’uso ed ai contesti (non sempre appropriati) in cui vengono adottati, si discute: a) se questi termini abbiano un significato rigorosamente univoco (o esprimano sinonimi o concetti addirittura antinomici), se siano adottati da ogni singolo professionista per veicolare valori e concetti nei quali egli si riconosce, se siano adeguati per rappresentare siffatto veicolo, se coloro che li usano abbiano veramente chiaro che cosa esprimano; b) in caso di risposta negativa a tutte o a parte delle domande del punto precedente, se l’uso frequente ed indiscriminato di questi termini negli ambienti sanitari, spesso suggestivo e/o allusivo, contribuisca ad un condizionamento culturale deteriore degli studenti delle varie lauree della Facoltà di Medicina e Chirurgia, che in questi ambienti trovano il contesto che favorisce il loro apprendimento; c) in caso positivo alla domanda del punto precedente, quali strategie adottare per contrastare questa tendenza.

Contrastare i luoghi comuni fuorvianti per educare alla responsabilità  i futuri professionisti della salute

RODRIGUEZ, DANIELE
2004

Abstract

Il lessico corrente di quanti esercitano le professioni sanitarie, si è arricchito nel recente passato di parole e locuzioni di provenienza lato sensu giuridica. Di queste, alcune hanno acquisito particolare pregnanza e straordinaria frequenza d’uso: responsabilità professionale, consenso informato, privacy. Svariati e non sempre rispettivamente sovrapponibili sono i motivi che hanno favorito la fortuna e la diffusione di questi termini. Di fonte alla loro frequenza d’uso ed ai contesti (non sempre appropriati) in cui vengono adottati, si discute: a) se questi termini abbiano un significato rigorosamente univoco (o esprimano sinonimi o concetti addirittura antinomici), se siano adottati da ogni singolo professionista per veicolare valori e concetti nei quali egli si riconosce, se siano adeguati per rappresentare siffatto veicolo, se coloro che li usano abbiano veramente chiaro che cosa esprimano; b) in caso di risposta negativa a tutte o a parte delle domande del punto precedente, se l’uso frequente ed indiscriminato di questi termini negli ambienti sanitari, spesso suggestivo e/o allusivo, contribuisca ad un condizionamento culturale deteriore degli studenti delle varie lauree della Facoltà di Medicina e Chirurgia, che in questi ambienti trovano il contesto che favorisce il loro apprendimento; c) in caso positivo alla domanda del punto precedente, quali strategie adottare per contrastare questa tendenza.
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