Il contributo analizza i contesti di occorrenza dell'assai produttivo suffisso derivazionale del piemontese -òira, solo in apparenza controparte formale del 'toscano' -(t)ora, femminile dei nomi d'agente. L'esame di un ampio corpus lessicale permette infatti di riconoscere l'esistenza di due morfemi, omofoni e tra loro diacronicamente collegati, ma distinti nel significato, ognuno dei quali utilizzato in due diverse accezioni corrispondenti a diverse configurazioni strutturali di derivazione. A partire sempre da un VP (anche a testa non lessicale) incassato in una FP di cui -òira è la testa e a sua volta incassata in un NP, e dalla generalizzata incorporazione del V incassato alla testa derivazionale, le diverse possibili combinazioni degli eventuali movimenti degli argomenti di tale Verbo (+/- mov. S, +/-mov. O) trovano un correlato semantico nella quadripartizione dei predicati aggettivali così derivati (agentivi: '(N() che tipicamente V', oggettivo: '(N) che tipicamente fa/dà/prende N', causativi: '(N) che permette/provoca V' e causativo-oggettivi: '(N) che permette di fare N'). Le prime due classi di aggettivi erano assai diffuse nel piemontese tradizionale ma sono in netto regresso nella parlata attuale per la concorrenza del modello italiano che ha portato allo sviluppo di agentivi femminili in -t/driss; le seconde due hanno invece crescente diffusione nella lingua odierna, con vari casi di creativa reinterpretazione di elementi lessicali o toponimi desinenti in -òira ma semanticamente opachi e non frutto di derivazione da altri termini.

Piemontese -òira

BENUCCI, FRANCO
2008

Abstract

Il contributo analizza i contesti di occorrenza dell'assai produttivo suffisso derivazionale del piemontese -òira, solo in apparenza controparte formale del 'toscano' -(t)ora, femminile dei nomi d'agente. L'esame di un ampio corpus lessicale permette infatti di riconoscere l'esistenza di due morfemi, omofoni e tra loro diacronicamente collegati, ma distinti nel significato, ognuno dei quali utilizzato in due diverse accezioni corrispondenti a diverse configurazioni strutturali di derivazione. A partire sempre da un VP (anche a testa non lessicale) incassato in una FP di cui -òira è la testa e a sua volta incassata in un NP, e dalla generalizzata incorporazione del V incassato alla testa derivazionale, le diverse possibili combinazioni degli eventuali movimenti degli argomenti di tale Verbo (+/- mov. S, +/-mov. O) trovano un correlato semantico nella quadripartizione dei predicati aggettivali così derivati (agentivi: '(N() che tipicamente V', oggettivo: '(N) che tipicamente fa/dà/prende N', causativi: '(N) che permette/provoca V' e causativo-oggettivi: '(N) che permette di fare N'). Le prime due classi di aggettivi erano assai diffuse nel piemontese tradizionale ma sono in netto regresso nella parlata attuale per la concorrenza del modello italiano che ha portato allo sviluppo di agentivi femminili in -t/driss; le seconde due hanno invece crescente diffusione nella lingua odierna, con vari casi di creativa reinterpretazione di elementi lessicali o toponimi desinenti in -òira ma semanticamente opachi e non frutto di derivazione da altri termini.
2008
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