Virtù universali e liberali?

Il saggio prende in esame il tentativo di Martha Nussbaum di evitare un esito relativistico e tradizionalista nell’interpretazione delle virtù aristoteliche. Tuttavia nella sua prospettiva manca intenzionalmente una teoria critica dell’essere dell’uomo e della sua physis, che per Aristotele costituisce lo sfondo necessario per poter giustificare la funzione delle virtù e il ruolo direttivo della razionalità pratica. Questa carenza si spiega con il timore che una concezione sovradeterminata dell’essere dell’uomo non sia affatto garanzia di universalismo, ma rischi di limitare le possibilità di scelta dell’individuo. Lo stesso Sen si mostra preoccupato rispetto ad una possibile interpretazione in senso fissista e monistico della concezione aristotelica dell’eudaimonia, dalla quale far derivare una lista rigida di funzionamenti validi per ogni individuo. Egli tuttavia elabora una teoria complessa della libertà, che non si limita a considerare la semplice libertà di scelta.