Fino agli anni Settanta la provincia di Padova fu caratterizzata, soprattutto nella sua parte meridionale, da un contesto eminentemente agricolo e da una marcata presenza di manodopera bracciantile. Quest’ultima, in particolare, rappresentò una delle componenti più rilevanti per entità,organizzazione ed impatto economico, della società locale dell’epoca. Uniti da una forte coscienza di classe, organizzati entro una combattiva struttura sindacale, gli avventizi ingaggiarono un lungo confronto con il padronato il cui esito fu molto importante per gli sviluppi della Provincia e la cui rilevanza ebbe risonanza nella cronaca e nei dibattiti politici nazionali. Da un lato si schierarono i lavoratori della terra, che premevano per l’immediato consolidamento delle maggiori conquiste strappate sull’onda della Liberazione e, a medio termine, per un mutamento radicale dei rapporti di produzione, poggiati sullo sfruttamento di un lavoro contadino ancora fortemente subordinato al capitale agrario; dall’altro si attestarono le élites padronali, decise a preservare un modello economico certamente per molti aspetti arcaico ma l’unico, ai loro occhi, capace di garantire un livello di profitto ed una forma di ripartizione del valore aggiunto che soltanto le rivendicazioni del “biennio rosso” avevano realmente messo in discussione. Questa partita, a lungo incerta, trovò risoluzione non tanto per il prevalere di una delle parti sull’altra, bensì per il verificarsi di una evoluzione che, mutando radicalmente la struttura produttiva nell’arco di appena un decennio, creò nuove condizioni oggettive entro le quali nessuna delle due classi contendenti poteva trovare posto. Le trasformazioni avvenute nel settore primario a partire dalla metà degli anni Sessanta, il graduale progresso sociale, la vasta diffusione della piccola e media impresa, nonché la crescente specializzazione delle aziende agricole determinarono la contestuale scomparsa, almeno nelle loro caratteristiche tradizionali, tanto del bracciante quanto dell’agrario. Tale processo si svolse in un territorio per molti aspetti peculiare. Il Padovano, infatti, per le tipologie delle strutture produttive che a lungo lo caratterizzarono, ancorate a modelli arcaici e rurali seppure inserite entro un contesto in rapida modernizzazione già nel secondo dopoguerra; per i tratti chiaramente definiti dei principali attori socioeconomici; per il limitato arco temporale entro il quale si manifestarono trasformazioni di rilevanza epocale, rappresenta un caso emblematico e costituisce un interessante modello di studio per la ricostruzione e l’analisi dei grandi mutamenti strutturali che, con straordinaria rapidità, portarono il settore secondario ad essere il più produttivo e fecero del Veneto uno dei più importanti poli industriali del paese. La ricostruzione di queste vicende è fondamentale per interpretare e comprendere la nostra storia più recente e la realtà attuale. Coerentemente con tali premesse, il lavoro è stato strutturato in due parti: la prima analizza la posizione ed il ruolo del bracciante nell’ambito dell’economia e della società padovana così come si presentavano al momento della Liberazione e come evolsero nel corso del quarantennio successivo; la seconda si concentra sul sindacato, le azioni promosse ed i risultati conseguiti.

Contadini senza terra. La Federbraccianti nell'economia e nella società padovana dal dopoguerra agli anni Ottanta

NOVELLO, ELISABETTA;D. CELETTI
2007

Abstract

Fino agli anni Settanta la provincia di Padova fu caratterizzata, soprattutto nella sua parte meridionale, da un contesto eminentemente agricolo e da una marcata presenza di manodopera bracciantile. Quest’ultima, in particolare, rappresentò una delle componenti più rilevanti per entità,organizzazione ed impatto economico, della società locale dell’epoca. Uniti da una forte coscienza di classe, organizzati entro una combattiva struttura sindacale, gli avventizi ingaggiarono un lungo confronto con il padronato il cui esito fu molto importante per gli sviluppi della Provincia e la cui rilevanza ebbe risonanza nella cronaca e nei dibattiti politici nazionali. Da un lato si schierarono i lavoratori della terra, che premevano per l’immediato consolidamento delle maggiori conquiste strappate sull’onda della Liberazione e, a medio termine, per un mutamento radicale dei rapporti di produzione, poggiati sullo sfruttamento di un lavoro contadino ancora fortemente subordinato al capitale agrario; dall’altro si attestarono le élites padronali, decise a preservare un modello economico certamente per molti aspetti arcaico ma l’unico, ai loro occhi, capace di garantire un livello di profitto ed una forma di ripartizione del valore aggiunto che soltanto le rivendicazioni del “biennio rosso” avevano realmente messo in discussione. Questa partita, a lungo incerta, trovò risoluzione non tanto per il prevalere di una delle parti sull’altra, bensì per il verificarsi di una evoluzione che, mutando radicalmente la struttura produttiva nell’arco di appena un decennio, creò nuove condizioni oggettive entro le quali nessuna delle due classi contendenti poteva trovare posto. Le trasformazioni avvenute nel settore primario a partire dalla metà degli anni Sessanta, il graduale progresso sociale, la vasta diffusione della piccola e media impresa, nonché la crescente specializzazione delle aziende agricole determinarono la contestuale scomparsa, almeno nelle loro caratteristiche tradizionali, tanto del bracciante quanto dell’agrario. Tale processo si svolse in un territorio per molti aspetti peculiare. Il Padovano, infatti, per le tipologie delle strutture produttive che a lungo lo caratterizzarono, ancorate a modelli arcaici e rurali seppure inserite entro un contesto in rapida modernizzazione già nel secondo dopoguerra; per i tratti chiaramente definiti dei principali attori socioeconomici; per il limitato arco temporale entro il quale si manifestarono trasformazioni di rilevanza epocale, rappresenta un caso emblematico e costituisce un interessante modello di studio per la ricostruzione e l’analisi dei grandi mutamenti strutturali che, con straordinaria rapidità, portarono il settore secondario ad essere il più produttivo e fecero del Veneto uno dei più importanti poli industriali del paese. La ricostruzione di queste vicende è fondamentale per interpretare e comprendere la nostra storia più recente e la realtà attuale. Coerentemente con tali premesse, il lavoro è stato strutturato in due parti: la prima analizza la posizione ed il ruolo del bracciante nell’ambito dell’economia e della società padovana così come si presentavano al momento della Liberazione e come evolsero nel corso del quarantennio successivo; la seconda si concentra sul sindacato, le azioni promosse ed i risultati conseguiti.
2007
9788883144226
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