La (dis)articolazione del mercato del lavoro dovuta alla pervasività delle innovazioni tecnologiche ha prodotto uno sfarinamento delle condizioni professionali e dei profili del lavoratori. E, di conseguenza, anche delle culture del lavoro ad esse collegate. Il passaggio dalla grande impresa fordista, a quella post-fordista, alle piccole e piccolissime imprese dei distretti industriali ha prodotto una diversificazione del lavoratore operaio. Se nella grande impresa colui che presta la propria manodopera si distingue nettamente (nella condizione e negli orientamenti) da chi possiede i mezzi di produzione, nelle realtà di piccola impresa ciò avviene molto di rado. Anzi, molto spesso avviene che chi è operaio possa, a sua volta nel tempo, diventare lavoratore autonomo, imprenditore. La riflessione sul lavoro operaio, sulla sua identità sociale e sulla cultura del lavoro, non ha saputo seguire le trasformazioni sociali ed economiche che sono rapidamente intervenute. Trasformazioni che li hanno coinvolti e travolti. Senza di questa capacità riflessiva, senza una rappresentazione adeguata, viene meno un elemento di identificazione sociale, di riconoscimento per gli stessi lavoratori e per chi cerca di osservarli.
Titolo: | Ventunesimo secolo, dov'è finita la classe operaia |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2007 |
Rivista: | |
Abstract: | La (dis)articolazione del mercato del lavoro dovuta alla pervasività delle innovazioni tecnologiche ha prodotto uno sfarinamento delle condizioni professionali e dei profili del lavoratori. E, di conseguenza, anche delle culture del lavoro ad esse collegate. Il passaggio dalla grande impresa fordista, a quella post-fordista, alle piccole e piccolissime imprese dei distretti industriali ha prodotto una diversificazione del lavoratore operaio. Se nella grande impresa colui che presta la propria manodopera si distingue nettamente (nella condizione e negli orientamenti) da chi possiede i mezzi di produzione, nelle realtà di piccola impresa ciò avviene molto di rado. Anzi, molto spesso avviene che chi è operaio possa, a sua volta nel tempo, diventare lavoratore autonomo, imprenditore. La riflessione sul lavoro operaio, sulla sua identità sociale e sulla cultura del lavoro, non ha saputo seguire le trasformazioni sociali ed economiche che sono rapidamente intervenute. Trasformazioni che li hanno coinvolti e travolti. Senza di questa capacità riflessiva, senza una rappresentazione adeguata, viene meno un elemento di identificazione sociale, di riconoscimento per gli stessi lavoratori e per chi cerca di osservarli. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11577/1774799 |
Appare nelle tipologie: | 01.01 - Articolo in rivista |