Il volume racoglie, in una stesura riveduta e con i necessari aggiornamenti bibliografici, dodici studi alfieriani pubblicati in volumi miscellanei o in rivista tra il 2002 e il 2007. Come evidenzia il titolo, questi studi proseguono, sviluppandole in varie direzioni, le indagini che ho presentato in un volume precedente: «Tra mito e palinodia. Itinerari alfieriani» (1999). In questi saggi mi sono proposto di sviluppare un’interpretazione articolata e insieme scrupolosamente documentata dell’itinerario artistico e intellettuale alfieriano, affrontando una pluralità di argomenti con approcci critici e metodologici diversi. Il volume si apre con l'analisi del rapporto di Alfieri con il grande modello petrarchesco sviluppata nel saggio «I "pellegrinaggi poetici" di Alfieri ad Arquà e a Valchiusa». Nel saggio «Alfieri e Firenze. Dai viaggi letterari alla fuga nella classicità» viene ripercorsa l'elaborazione del mito alfieriano di Firenze come «patria» linguistica e letteraria. La «conversione linguistica» di Alfieri rappresenta un momento fondamentale nella storia della «toscanità», ovvero della centralità fiorentina all'interno della letteratura italiana. Alfieri viene spinto a Firenze dalla fermissima volontà di uscire dalla sua condizione «anfibia» – scissa fra il «gergaccio piemontese» e il francese, lingua di conversazione aristocratica e di comunicazione internazionale – per appropriarsi del toscano, lingua della tradizione classica e illustre. Nel saggio «Un itinerario intellettuale tra Illuminismo e Rivoluzione: Alfieri e Voltaire (con una sconosciuta “fonte” della satira "L'Antireligionería")» la complessa evoluzione dell'atteggiamento di Alfieri nei confronti di Voltaire viene ricostruita anche sulla base di nuove ricerche e di una documentazione inedita. Il saggio «Alfieri e Caluso» illustra il profondo legame di Alfieri con l'«incomparabile» Tommaso Valperga, abate di Caluso, esemplare figura di maestro e amico. Un'altra figura di «uomo incomparabile» è rappresentata da Francesco Gori Gandellini, con il quale Alfieri stringe un'amicizia fondamentale per la sua formazione durante il soggiorno senese del 1777 e al quale dedicherà dopo la sua morte il dialogo «La virtù sconosciuta». Al legame con Gori Gandellini e con il gruppo di amici senesi è dedicato il saggio «L’immagine di Siena nella "Vita" e nell’epistolario». In «Alfieri e la milizia: dalla "Tirannide" alle "Satire"» viene analizzata la durissima condanna della «milizia» (l'«infame mestier militare, infamissima e sola base dell'autorità arbitraria») operata da Alfieri in tutte le sue opere, in particolare nel capitolo «Della milizia» della «Tirannide» e nella satira «La milizia». Al mito alfieriano della libera Inghilterra è dedicato il saggio «"Quella sola terra un po' libera, e tanto diversa dall'altre tutte". L’Inghilterra di Vittorio Alfieri». Gli altri saggi spaziano da problemi filologici – come quelli che si sono posti per l'edizione critica delle traduzioni alfieriane del «Bellum Catilinarium» e del «Bellum Iugurthinum» di Sallustio – a momenti di storia della critica, come nel saggio «L’Alfieri di Gobetti». Nel volume «La filosofia politica di Vittorio Alfieri» Gobetti sviluppa la sua famosa interpretazione libertaria dell'Astigiano, nella quale da un lato eredita il mito di Alfieri profeta dell’«imminente Risorgimento» elaborato dalla critica ottocentesca – mito particolarmente coltivato nel Piemonte sabaudo – dall’altro inserisce su questa immagine elementi radicalmente innovatori, attualizzanti ed «eretici».

Nuovi itinerari alfieriani

SANTATO, GUIDO
2007

Abstract

Il volume racoglie, in una stesura riveduta e con i necessari aggiornamenti bibliografici, dodici studi alfieriani pubblicati in volumi miscellanei o in rivista tra il 2002 e il 2007. Come evidenzia il titolo, questi studi proseguono, sviluppandole in varie direzioni, le indagini che ho presentato in un volume precedente: «Tra mito e palinodia. Itinerari alfieriani» (1999). In questi saggi mi sono proposto di sviluppare un’interpretazione articolata e insieme scrupolosamente documentata dell’itinerario artistico e intellettuale alfieriano, affrontando una pluralità di argomenti con approcci critici e metodologici diversi. Il volume si apre con l'analisi del rapporto di Alfieri con il grande modello petrarchesco sviluppata nel saggio «I "pellegrinaggi poetici" di Alfieri ad Arquà e a Valchiusa». Nel saggio «Alfieri e Firenze. Dai viaggi letterari alla fuga nella classicità» viene ripercorsa l'elaborazione del mito alfieriano di Firenze come «patria» linguistica e letteraria. La «conversione linguistica» di Alfieri rappresenta un momento fondamentale nella storia della «toscanità», ovvero della centralità fiorentina all'interno della letteratura italiana. Alfieri viene spinto a Firenze dalla fermissima volontà di uscire dalla sua condizione «anfibia» – scissa fra il «gergaccio piemontese» e il francese, lingua di conversazione aristocratica e di comunicazione internazionale – per appropriarsi del toscano, lingua della tradizione classica e illustre. Nel saggio «Un itinerario intellettuale tra Illuminismo e Rivoluzione: Alfieri e Voltaire (con una sconosciuta “fonte” della satira "L'Antireligionería")» la complessa evoluzione dell'atteggiamento di Alfieri nei confronti di Voltaire viene ricostruita anche sulla base di nuove ricerche e di una documentazione inedita. Il saggio «Alfieri e Caluso» illustra il profondo legame di Alfieri con l'«incomparabile» Tommaso Valperga, abate di Caluso, esemplare figura di maestro e amico. Un'altra figura di «uomo incomparabile» è rappresentata da Francesco Gori Gandellini, con il quale Alfieri stringe un'amicizia fondamentale per la sua formazione durante il soggiorno senese del 1777 e al quale dedicherà dopo la sua morte il dialogo «La virtù sconosciuta». Al legame con Gori Gandellini e con il gruppo di amici senesi è dedicato il saggio «L’immagine di Siena nella "Vita" e nell’epistolario». In «Alfieri e la milizia: dalla "Tirannide" alle "Satire"» viene analizzata la durissima condanna della «milizia» (l'«infame mestier militare, infamissima e sola base dell'autorità arbitraria») operata da Alfieri in tutte le sue opere, in particolare nel capitolo «Della milizia» della «Tirannide» e nella satira «La milizia». Al mito alfieriano della libera Inghilterra è dedicato il saggio «"Quella sola terra un po' libera, e tanto diversa dall'altre tutte". L’Inghilterra di Vittorio Alfieri». Gli altri saggi spaziano da problemi filologici – come quelli che si sono posti per l'edizione critica delle traduzioni alfieriane del «Bellum Catilinarium» e del «Bellum Iugurthinum» di Sallustio – a momenti di storia della critica, come nel saggio «L’Alfieri di Gobetti». Nel volume «La filosofia politica di Vittorio Alfieri» Gobetti sviluppa la sua famosa interpretazione libertaria dell'Astigiano, nella quale da un lato eredita il mito di Alfieri profeta dell’«imminente Risorgimento» elaborato dalla critica ottocentesca – mito particolarmente coltivato nel Piemonte sabaudo – dall’altro inserisce su questa immagine elementi radicalmente innovatori, attualizzanti ed «eretici».
2007
9788870004816
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/1778992
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