Con questo saggio si è cominciato a render noti i risultati di una vasta ricerca iniziata dopo l’apertura alla consultazione degli archivi ecclesiastici, tanto vaticani che periferico-diocesani, relativi al periodo del primo Novecento includente il pontificato di Pio XI (1922-1939). Si è voluto portare all’attenzione della storiografia un interessante caso di misticismo e di santità carismatica femminile, oggetto di condanna da parte della Congregazione del Sant’Ufficio, intorno al quale si è sviluppata una intricata vicenda coinvolgente più soggetti istituzionali della Chiesa cattolica, che ebbe fra i suoi risvolti anche quello, assai rilevante, di determinare la decapitazione del vertice di una diocesi di spicco come Padova, con la rimozione del vescovo in carica decisa da papa Pio XI (1923), Luigi Pellizzo sostenitore della presunta santa, e la dura azione repressiva poi dispiegata -tramite il sinergico operato fra autorità centrali vaticane e quelle subentrate a livello locale- contro l’ex vicario generale e gli altri protagonisti, laici ed ecclesiastici, implicati nella causa, fra i quali pure il provinciale dei minori conventuali della basilica di Sant’Antonio. Dalla puntuale ricostruzione di questa storia alquanto complicata e protrattasi nel tempo, ma che ebbe il suo centro focale negli anni Venti del secolo scorso, sono emerse una pluralità di questioni di nodale importanza, che aprono prospettive inedite di lettura e comprensione del cattolicesimo di età contemporanea e consentono di chiarire aspetti finora non considerati in merito all’assetto e al funzionamento delle istituzioni ecclesiastiche. In questo primo contributo si è scelto di privilegiare la fase dell’intervento inquisitoriale svoltosi durante l’episcopato del nuovo ordinario Elia Dalla Costa, periodo della vicenda che permette, da un lato, di far luce sulle procedure adottate e sui meccanismi di funzionamento del Sant’Ufficio in quest’epoca, per la quale gli studi sono appena agli inizi, dall’altro di cogliere il peso decisivo di una lotta intestina in corso entro la diocesi padovana, condizionante l’attività del vescovo e in grado di influire sulla stessa suprema autorità romana. Mentre si registra rivestire centralità il tema, finora sottostimato, della conflittualità intraecclesiale, si ha nel contempo modo di scoprire l’allarme suscitato da quella che apparve una nuova emergenza, la presa del misticismo sulla società ecclesiastica del tempo, e le reazioni cui dette luogo, qui rilevate nel trattamento intollerante e persecutorio riservato alla giovane sconfessata mistica Lina Salvagnini, al carismatico suo padre spirituale don Giuseppe Paccagnella e agli altri convinti suoi estimatori, fino a coinvolgere pure il cappuccino, oggi santo, Leopoldo Mandić, nella sua veste di troppo accondiscendente confessore, costretto ad abbandonare i suoi penitenti, perché impedito ad assolverli.

Fra Sant'Ufficio e conflitti intraecclesiali: la mistica Lina Salvagnini, il confessore Leopoldo Mandic e il vescovo Elia Dalla Costa nella Padova degli anni venti

BILLANOVICH, LILIANA
2008

Abstract

Con questo saggio si è cominciato a render noti i risultati di una vasta ricerca iniziata dopo l’apertura alla consultazione degli archivi ecclesiastici, tanto vaticani che periferico-diocesani, relativi al periodo del primo Novecento includente il pontificato di Pio XI (1922-1939). Si è voluto portare all’attenzione della storiografia un interessante caso di misticismo e di santità carismatica femminile, oggetto di condanna da parte della Congregazione del Sant’Ufficio, intorno al quale si è sviluppata una intricata vicenda coinvolgente più soggetti istituzionali della Chiesa cattolica, che ebbe fra i suoi risvolti anche quello, assai rilevante, di determinare la decapitazione del vertice di una diocesi di spicco come Padova, con la rimozione del vescovo in carica decisa da papa Pio XI (1923), Luigi Pellizzo sostenitore della presunta santa, e la dura azione repressiva poi dispiegata -tramite il sinergico operato fra autorità centrali vaticane e quelle subentrate a livello locale- contro l’ex vicario generale e gli altri protagonisti, laici ed ecclesiastici, implicati nella causa, fra i quali pure il provinciale dei minori conventuali della basilica di Sant’Antonio. Dalla puntuale ricostruzione di questa storia alquanto complicata e protrattasi nel tempo, ma che ebbe il suo centro focale negli anni Venti del secolo scorso, sono emerse una pluralità di questioni di nodale importanza, che aprono prospettive inedite di lettura e comprensione del cattolicesimo di età contemporanea e consentono di chiarire aspetti finora non considerati in merito all’assetto e al funzionamento delle istituzioni ecclesiastiche. In questo primo contributo si è scelto di privilegiare la fase dell’intervento inquisitoriale svoltosi durante l’episcopato del nuovo ordinario Elia Dalla Costa, periodo della vicenda che permette, da un lato, di far luce sulle procedure adottate e sui meccanismi di funzionamento del Sant’Ufficio in quest’epoca, per la quale gli studi sono appena agli inizi, dall’altro di cogliere il peso decisivo di una lotta intestina in corso entro la diocesi padovana, condizionante l’attività del vescovo e in grado di influire sulla stessa suprema autorità romana. Mentre si registra rivestire centralità il tema, finora sottostimato, della conflittualità intraecclesiale, si ha nel contempo modo di scoprire l’allarme suscitato da quella che apparve una nuova emergenza, la presa del misticismo sulla società ecclesiastica del tempo, e le reazioni cui dette luogo, qui rilevate nel trattamento intollerante e persecutorio riservato alla giovane sconfessata mistica Lina Salvagnini, al carismatico suo padre spirituale don Giuseppe Paccagnella e agli altri convinti suoi estimatori, fino a coinvolgere pure il cappuccino, oggi santo, Leopoldo Mandić, nella sua veste di troppo accondiscendente confessore, costretto ad abbandonare i suoi penitenti, perché impedito ad assolverli.
2008
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2264760
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