Il lavoro analizza le problematiche relazioni esistenti tra i titoli edilizi e l’autorizzazione paesaggistica. Premessa la distinzione degli interessi tutelati e la necessaria separazione dei processi valutativi e delle competenze rispettivamente esercitate in materia urbanistico-edilizia e di tutela del paesaggio, l’autore individua nella mancanza di un adeguato coordinamento tra le norme che disciplinano i distinti procedimenti autorizza tori la principale causa dei contrasti e delle forzature interpretative registrati in dottrina e giurisprudenza. Ricorda, in particolare, come la giurisprudenza abbia espresso orientamenti contrastanti a proposito del condizionamento che una valutazione negativa dell’intervento sotto il profilo paesaggistico può esercitare sul parallelo procedimento di rilascio o di formazione del titolo edilizio, qualificando talvolta l’esistenza dell’autorizzazione paesaggistica come presupposto di efficacia del permesso di costruire e talaltra come presupposto di validità dello stesso. Peraltro, proprio il differente apprezzamento della compatibilità paesaggistica e della conformità urbanistico - edilizia di uno stesso intervento porta a riaffermare la validità dell’orientamento fondato sulla piena autonomia delle valutazioni compiute e a respingere la tesi secondo la quale l’autorizzazione paesaggistica sarebbe, in ogni caso, atto presupposto (e condizionante) rispetto al titolo edilizio. Una rigorosa autonomia di giudizio può, anzi, contribuire a risolvere alcuni dei problemi posti dalla segnalata mancanza di coordinamento tra norme settoriali, che rischia, in nome di una tutela eminentemente formale (e non sostanziale) dell’ambiente e del paesaggio, di vanificare gli sforzi compiuti e gli obiettivi attesi dalle più recenti politiche di semplificazione dei procedimenti autorizzatori. Soprattutto nei procedimenti di sanatoria, accertamento di conformità, condono edilizio e condono ambientale, partitamente analizzati nello scritto, si evidenziano i rischi che i limiti posti alla sanabilità dell’intervento sotto il profilo ambientale possano compromettere la possibilità di conseguire, anche solo ai fini dell’estinzione del reato “edilizio” eventualmente commesso e non tanto al fine di mantenere l’opera realizzata, gli effetti favorevoli di una sanatoria edilizia altrimenti possibile e pregiudicata esclusivamente dalla insanabilità dell’abuso sul piano squisitamente paesaggistico.

Autorizzazione paesaggistica e titoli edilizi: alla ricerca di un coordinamento (im)possibile, tra contrapposte esigenze di tutela e semplificazione

CALEGARI, ALESSANDRO
2009

Abstract

Il lavoro analizza le problematiche relazioni esistenti tra i titoli edilizi e l’autorizzazione paesaggistica. Premessa la distinzione degli interessi tutelati e la necessaria separazione dei processi valutativi e delle competenze rispettivamente esercitate in materia urbanistico-edilizia e di tutela del paesaggio, l’autore individua nella mancanza di un adeguato coordinamento tra le norme che disciplinano i distinti procedimenti autorizza tori la principale causa dei contrasti e delle forzature interpretative registrati in dottrina e giurisprudenza. Ricorda, in particolare, come la giurisprudenza abbia espresso orientamenti contrastanti a proposito del condizionamento che una valutazione negativa dell’intervento sotto il profilo paesaggistico può esercitare sul parallelo procedimento di rilascio o di formazione del titolo edilizio, qualificando talvolta l’esistenza dell’autorizzazione paesaggistica come presupposto di efficacia del permesso di costruire e talaltra come presupposto di validità dello stesso. Peraltro, proprio il differente apprezzamento della compatibilità paesaggistica e della conformità urbanistico - edilizia di uno stesso intervento porta a riaffermare la validità dell’orientamento fondato sulla piena autonomia delle valutazioni compiute e a respingere la tesi secondo la quale l’autorizzazione paesaggistica sarebbe, in ogni caso, atto presupposto (e condizionante) rispetto al titolo edilizio. Una rigorosa autonomia di giudizio può, anzi, contribuire a risolvere alcuni dei problemi posti dalla segnalata mancanza di coordinamento tra norme settoriali, che rischia, in nome di una tutela eminentemente formale (e non sostanziale) dell’ambiente e del paesaggio, di vanificare gli sforzi compiuti e gli obiettivi attesi dalle più recenti politiche di semplificazione dei procedimenti autorizzatori. Soprattutto nei procedimenti di sanatoria, accertamento di conformità, condono edilizio e condono ambientale, partitamente analizzati nello scritto, si evidenziano i rischi che i limiti posti alla sanabilità dell’intervento sotto il profilo ambientale possano compromettere la possibilità di conseguire, anche solo ai fini dell’estinzione del reato “edilizio” eventualmente commesso e non tanto al fine di mantenere l’opera realizzata, gli effetti favorevoli di una sanatoria edilizia altrimenti possibile e pregiudicata esclusivamente dalla insanabilità dell’abuso sul piano squisitamente paesaggistico.
2009
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