Squisito al selz è un grande dipinto a olio esposto alla XV Biennale di Venezia del 1926 e oggi disperso. Il suo autore, Fortunato Depero, lo considerava la punta audace della sua ricerca. Non si tratta di uno studio preparatorio per uno dei tanti, bellissimi, manifesti pubblicitari eseguiti dall’artista. Nella didascalia che ha accompagnato ogni sua pubblicazione, Depero stesso si è preoccupato di precisare che si tratta di un «quadro pubblicitario – non cartello». L’intervento di Bartorelli intende discutere la nozione di «quadro pubblicitario», con la quale il futurismo raggiunge la massima consapevolezza della centralità del linguaggio che oggi definiamo “mediatico”. Un linguaggio già allora maturo al punto da influenzare direttamente le arti visive, cosicché il pittore rinuncia a buona parte della propria autonomia creativa per adeguarsi a intervenire in seconda battuta rispetto al primato dell’immagine pubblicitaria. Depero realizza un doppio in pittura della sua produzione cartellonistica e lo espone alla Biennale. Grazie alla “macchina di visione” costituita dall’istituzione veneziana, egli rivela al pubblico dell’arte una verità che la consuetudine rischiava di lasciare inespressa: l’avvento di una nuova, potentissima estetica dell’immagine, fondata su di un linguaggio molto preciso ed efficace. Compresenti in Biennale con il dipinto di Depero, Numeri innamorati di Giacomo Balla e Incendio città di Gerardo Dottori contribuiscono alla riflessione, assimilando dall’immaginario proto-mediatico tanto l’aspetto meccanico quanto l’impatto irresistibile.

Depero, Balla, Dottori e il "quadro pubblicitario". Un tema emergente nella pittura futurista alla Biennale del 1926

BARTORELLI, GUIDO
2010

Abstract

Squisito al selz è un grande dipinto a olio esposto alla XV Biennale di Venezia del 1926 e oggi disperso. Il suo autore, Fortunato Depero, lo considerava la punta audace della sua ricerca. Non si tratta di uno studio preparatorio per uno dei tanti, bellissimi, manifesti pubblicitari eseguiti dall’artista. Nella didascalia che ha accompagnato ogni sua pubblicazione, Depero stesso si è preoccupato di precisare che si tratta di un «quadro pubblicitario – non cartello». L’intervento di Bartorelli intende discutere la nozione di «quadro pubblicitario», con la quale il futurismo raggiunge la massima consapevolezza della centralità del linguaggio che oggi definiamo “mediatico”. Un linguaggio già allora maturo al punto da influenzare direttamente le arti visive, cosicché il pittore rinuncia a buona parte della propria autonomia creativa per adeguarsi a intervenire in seconda battuta rispetto al primato dell’immagine pubblicitaria. Depero realizza un doppio in pittura della sua produzione cartellonistica e lo espone alla Biennale. Grazie alla “macchina di visione” costituita dall’istituzione veneziana, egli rivela al pubblico dell’arte una verità che la consuetudine rischiava di lasciare inespressa: l’avvento di una nuova, potentissima estetica dell’immagine, fondata su di un linguaggio molto preciso ed efficace. Compresenti in Biennale con il dipinto di Depero, Numeri innamorati di Giacomo Balla e Incendio città di Gerardo Dottori contribuiscono alla riflessione, assimilando dall’immaginario proto-mediatico tanto l’aspetto meccanico quanto l’impatto irresistibile.
2010
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