Una delle immagini simbolo a cui Leibniz ha costantemente affidato la sintesi del proprio pensiero riguarda l’idea di considerare una medesima città sotto differenti angolature prospettiche. Si tratta di un’immagine trasversalmente diffusa nei testi e riflette bene, in generale, la passione che il filosofo nutriva per i temi riguardanti la «prospettiva» e per lo studio dei fenomeni ottici. L’idea che ogni sostanza individuale esprima un «punto di vista» sul mondo e che sia la particolare angolazione prospettica a rendere ragione della individualità propria di ciascuna, rappresenta, infatti, un pensiero radicato in Leibniz fin dalle primissime fasi del periodo giovanile. Ma è poi a partire dalla ripetizione e dall’approfondimento di questo concetto lungo gli anni parigini (1672-1676) e sulla scorta dei testi «classici» della maturità, che l’immagine della «città pluriprospettica» si consolida fino a diventare un «topos» del suo pensiero. Considerando che l’intervallo diacronico che intercorre tra le prime ricorrenze e le ultime coincide con un arco di tempo di quasi cinquant’anni, e che in tale enorme lasso di tempo Leibniz ha più volte (e radicalmente) mutato il corso del proprio pensiero, diventa inevitabile chiedersi se sia corretto assumere l’ipotesi di un’ipotesi interpretativa «unica» nei confronti di quest’immagine e non piuttosto plurale. Da questo punto di vista, le indagini qui proposte si ispirano a un criterio fondamentalmente «tassonomico», nel senso che vorrebbero provare a fare un pò di ordine nel perturbato mare dei testi e delle interpretazioni di questo delicato snodo del pensiero leibniziano.

Sulla struttura "a specchio" della mente in Leibniz. Tra solipsismo, individuazione e concezione organica della materia

NUNZIANTE, ANTONIO MARIA
2010

Abstract

Una delle immagini simbolo a cui Leibniz ha costantemente affidato la sintesi del proprio pensiero riguarda l’idea di considerare una medesima città sotto differenti angolature prospettiche. Si tratta di un’immagine trasversalmente diffusa nei testi e riflette bene, in generale, la passione che il filosofo nutriva per i temi riguardanti la «prospettiva» e per lo studio dei fenomeni ottici. L’idea che ogni sostanza individuale esprima un «punto di vista» sul mondo e che sia la particolare angolazione prospettica a rendere ragione della individualità propria di ciascuna, rappresenta, infatti, un pensiero radicato in Leibniz fin dalle primissime fasi del periodo giovanile. Ma è poi a partire dalla ripetizione e dall’approfondimento di questo concetto lungo gli anni parigini (1672-1676) e sulla scorta dei testi «classici» della maturità, che l’immagine della «città pluriprospettica» si consolida fino a diventare un «topos» del suo pensiero. Considerando che l’intervallo diacronico che intercorre tra le prime ricorrenze e le ultime coincide con un arco di tempo di quasi cinquant’anni, e che in tale enorme lasso di tempo Leibniz ha più volte (e radicalmente) mutato il corso del proprio pensiero, diventa inevitabile chiedersi se sia corretto assumere l’ipotesi di un’ipotesi interpretativa «unica» nei confronti di quest’immagine e non piuttosto plurale. Da questo punto di vista, le indagini qui proposte si ispirano a un criterio fondamentalmente «tassonomico», nel senso che vorrebbero provare a fare un pò di ordine nel perturbato mare dei testi e delle interpretazioni di questo delicato snodo del pensiero leibniziano.
2010
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