ABSTRACT: Con l'accrescere dell'età media aumenta proporzionalmente anche l'incidenza delle malattie croniche invalidanti che determinano elevati costi sociali e limitano la qualità di vita dell'anziano. Il processo di invecchiamento è strettamente legato al deterioramento delle capacità fisiche, che può arrivare a compromettere l'abilità dell’individuo a svolgere le attività quotidiane, limitandone il grado di indipendenza fino a deteriorarne la qualità di vita. La spettanza di vita attiva e indipendente è il numero medio di anni privo di disabilità che resta da vivere ad un individuo ad una determinata età. Rispetto alla generica spettanza di vita, essa fornisce importanti indicazioni circa la qualità di vita dei soggetti anziani, ma anche sui probabili costi futuri a carico del sistema sanitario nazionale. Esistono oggi delle chiare dimostrazioni scientifiche che lo svolgimento di una regolare di un’attività fisica offre ai suoi praticanti la grande opportunità di aumentare significativamente proprio la loro spettanza di vita funzionalmente indipendente, riducendo la prevalenza e il grado delle possibili limitazioni funzionali correlate alle patologie croniche e al processo stesso di invecchiamento. Malgrado ciò, i soggetti che raggiungono il livello minimo di attività fisica consigliata sono ancora la minoranza della popolazione dei paesi industrializzati. In Italia, ad esempio, i dati ISTAT 2003 confermano la presenza di una elevata percentuale di individui anziani (pari al 70,6% delle donne, e il 53,4% degli uomini nella fascia di età > 65 anni) che non pratica né sport né attività fisica, e classificabile quindi come sedentaria. In materia di sanità pubblica, uno degli obiettivi principali della prevenzione deve essere il raggiungimento e mantenimento di un livello adeguato di attività fisica da parte di una porzione sempre maggiore della popolazione italiana, per il possibile enorme impatto che può comportare sulla salute e sui costi sanitari, sia nel breve che nel lungo termine. Accanto a questo obiettivo primario, il crescente numero di conoscenze circa i fattori e i meccanismi determinanti la comparsa della disabilità, e la messa a punto di nuove metodiche di valutazione specifica, consentono oggi di sviluppare nuovi protocolli di attività motoria mirata e adattata agli specifici deficit e alle problematiche cliniche del singolo individuo. È questo un concetto che ben si inserisce nell’idea dell’attività fisica come farmaco di scelta da prescrivere al paziente, dopo attenta e mirata valutazione clinico-funzionale dello stesso.

Valutazione delle funzioni motorie e prescrizione mirata di esercizio nell'anziano

ERMOLAO, ANDREA;ZACCARIA, MARCO
2006

Abstract

ABSTRACT: Con l'accrescere dell'età media aumenta proporzionalmente anche l'incidenza delle malattie croniche invalidanti che determinano elevati costi sociali e limitano la qualità di vita dell'anziano. Il processo di invecchiamento è strettamente legato al deterioramento delle capacità fisiche, che può arrivare a compromettere l'abilità dell’individuo a svolgere le attività quotidiane, limitandone il grado di indipendenza fino a deteriorarne la qualità di vita. La spettanza di vita attiva e indipendente è il numero medio di anni privo di disabilità che resta da vivere ad un individuo ad una determinata età. Rispetto alla generica spettanza di vita, essa fornisce importanti indicazioni circa la qualità di vita dei soggetti anziani, ma anche sui probabili costi futuri a carico del sistema sanitario nazionale. Esistono oggi delle chiare dimostrazioni scientifiche che lo svolgimento di una regolare di un’attività fisica offre ai suoi praticanti la grande opportunità di aumentare significativamente proprio la loro spettanza di vita funzionalmente indipendente, riducendo la prevalenza e il grado delle possibili limitazioni funzionali correlate alle patologie croniche e al processo stesso di invecchiamento. Malgrado ciò, i soggetti che raggiungono il livello minimo di attività fisica consigliata sono ancora la minoranza della popolazione dei paesi industrializzati. In Italia, ad esempio, i dati ISTAT 2003 confermano la presenza di una elevata percentuale di individui anziani (pari al 70,6% delle donne, e il 53,4% degli uomini nella fascia di età > 65 anni) che non pratica né sport né attività fisica, e classificabile quindi come sedentaria. In materia di sanità pubblica, uno degli obiettivi principali della prevenzione deve essere il raggiungimento e mantenimento di un livello adeguato di attività fisica da parte di una porzione sempre maggiore della popolazione italiana, per il possibile enorme impatto che può comportare sulla salute e sui costi sanitari, sia nel breve che nel lungo termine. Accanto a questo obiettivo primario, il crescente numero di conoscenze circa i fattori e i meccanismi determinanti la comparsa della disabilità, e la messa a punto di nuove metodiche di valutazione specifica, consentono oggi di sviluppare nuovi protocolli di attività motoria mirata e adattata agli specifici deficit e alle problematiche cliniche del singolo individuo. È questo un concetto che ben si inserisce nell’idea dell’attività fisica come farmaco di scelta da prescrivere al paziente, dopo attenta e mirata valutazione clinico-funzionale dello stesso.
2006
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