Diverse analisi retrospettive di movimenti franosi quiescenti hanno indicato la possibilità che la resistenza al taglio mobilizzata in sito, alla riattivazione degli scorrimenti, possa essere superiore a quella residua ottenuta in laboratorio con l’apparecchio di taglio anulare. Tale tematica, di rilevante interesse pratico negli studi di stabilità dei corpi di frana quiescenti, coinvolge diversi processi fisico-chimici legati al tempo di invecchiamento del terreno (ageing). La memoria riporta i primi risultati di alcune esperienze di laboratorio condotte su campioni di flysch per lo studio dei processi di incremento della resistenza alla riattivazione degli scorrimenti lungo preesistenti superfici di scorrimento. I materiali utilizzati nelle sperimentazioni provengono dalla formazione denominata flysch di Cormons e sono stati prelevati da due distinti corpi di frana, nelle località di Montona e di Rosazzo, ubicati nella fascia collinare pedemontana orientale del Collio del Friuli-Venezia Giulia. Sotto il profilo geologico tale area è stata interessata da cicli di sedimentazione e da processi di tettonizzazione, gli ultimi legati alla formazione dei rilievi alpini nell’Italia settentrionale. Ambedue i terreni appartengono allo strato di alterazione più superficiale del flysch di Cormons, caratterizzato da marcata eterogeneità e dalla presenza di diffusi dissesti gravitativi che periodicamente si attivano lungo le preesistenti superfici di scorrimento. Dopo una iniziale caratterizzazione della resistenza residua dei due terreni flyschoidi, si discutono i risultati delle prove di riattivazione condotte con l’apparecchio di taglio anulare di Bromhead, eseguendo cicli di invecchiamento sui campioni precedentemente portati in condizioni residue. I cicli di invecchiamento, con tempi variabili da pochi minuti fino a circa un mese, hanno consentito di definire i recuperi di resistenza alla riattivazione in funzione del tempo e del livello della tensione normale. In tale contesto, sono state attuate due distinte modalità di prova, volte a evidenziare, durante il processo di invecchiamento, l’effetto dello stato di tensione residua sulla superficie di scorrimento. Altri aspetti legati alle variazioni delle condizioni ambientali (chimismo del fluido interstiziale, variazioni di temperatura, storia tensionale sulla superficie di scorrimento, velocità di riattivazione degli scorrimenti), sebbene di preminente interesse per la problematica trattata non sono stati approfonditi in questa memoria. I principali risultati ottenuti indicano la possibilità dell’insorgere di recuperi di resistenza, al di sopra di quella residua, in relazione al tempo trascorso e alla tensione normale. Per i massimi tempi d’invecchiamento investigati, i recuperi di resistenza sono stati mediamente dell’ordine del 20% per il flysch di Rosazzo e del 30% per quello di Montona. Questi sembrano originati da due principali meccanismi di incrudimento: il primo, a breve termine, legato alle proprietà tixotropiche delle argille, mentre il secondo, di lungo termine, funzione delle deformazioni viscose volumetriche e deviatoriche, maturate durante il periodo di invecchiamento.

Resistenza residua alla riattivazione del flysch di Cormons.

CARRUBBA, PAOLO;
2006

Abstract

Diverse analisi retrospettive di movimenti franosi quiescenti hanno indicato la possibilità che la resistenza al taglio mobilizzata in sito, alla riattivazione degli scorrimenti, possa essere superiore a quella residua ottenuta in laboratorio con l’apparecchio di taglio anulare. Tale tematica, di rilevante interesse pratico negli studi di stabilità dei corpi di frana quiescenti, coinvolge diversi processi fisico-chimici legati al tempo di invecchiamento del terreno (ageing). La memoria riporta i primi risultati di alcune esperienze di laboratorio condotte su campioni di flysch per lo studio dei processi di incremento della resistenza alla riattivazione degli scorrimenti lungo preesistenti superfici di scorrimento. I materiali utilizzati nelle sperimentazioni provengono dalla formazione denominata flysch di Cormons e sono stati prelevati da due distinti corpi di frana, nelle località di Montona e di Rosazzo, ubicati nella fascia collinare pedemontana orientale del Collio del Friuli-Venezia Giulia. Sotto il profilo geologico tale area è stata interessata da cicli di sedimentazione e da processi di tettonizzazione, gli ultimi legati alla formazione dei rilievi alpini nell’Italia settentrionale. Ambedue i terreni appartengono allo strato di alterazione più superficiale del flysch di Cormons, caratterizzato da marcata eterogeneità e dalla presenza di diffusi dissesti gravitativi che periodicamente si attivano lungo le preesistenti superfici di scorrimento. Dopo una iniziale caratterizzazione della resistenza residua dei due terreni flyschoidi, si discutono i risultati delle prove di riattivazione condotte con l’apparecchio di taglio anulare di Bromhead, eseguendo cicli di invecchiamento sui campioni precedentemente portati in condizioni residue. I cicli di invecchiamento, con tempi variabili da pochi minuti fino a circa un mese, hanno consentito di definire i recuperi di resistenza alla riattivazione in funzione del tempo e del livello della tensione normale. In tale contesto, sono state attuate due distinte modalità di prova, volte a evidenziare, durante il processo di invecchiamento, l’effetto dello stato di tensione residua sulla superficie di scorrimento. Altri aspetti legati alle variazioni delle condizioni ambientali (chimismo del fluido interstiziale, variazioni di temperatura, storia tensionale sulla superficie di scorrimento, velocità di riattivazione degli scorrimenti), sebbene di preminente interesse per la problematica trattata non sono stati approfonditi in questa memoria. I principali risultati ottenuti indicano la possibilità dell’insorgere di recuperi di resistenza, al di sopra di quella residua, in relazione al tempo trascorso e alla tensione normale. Per i massimi tempi d’invecchiamento investigati, i recuperi di resistenza sono stati mediamente dell’ordine del 20% per il flysch di Rosazzo e del 30% per quello di Montona. Questi sembrano originati da due principali meccanismi di incrudimento: il primo, a breve termine, legato alle proprietà tixotropiche delle argille, mentre il secondo, di lungo termine, funzione delle deformazioni viscose volumetriche e deviatoriche, maturate durante il periodo di invecchiamento.
2006
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2470288
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