Obiettivo. Lo scopo di questa ricerca consistette nell’identificare i tempi necessari per l’apprendimento della tecnica di blocco del nervo mandibolare secondo Gow-Gates e nel valutare l’efficacia, l’affidabilità e gli effetti collaterali quando l’operatore aveva familiarizzato con la tecnica e, infine, nello studio della diffusibilità dell’anestetico locale nello spazio pterigomandibolare. Metodi. In una prima serie di 30 pazienti il blocco di Gow-Gates venne effettuato a scopo di apprendimento. Nella seconda serie di 31 pazienti il blocco di Gow-Gates era stato eseguito quando l’operatore aveva acquisito la totale padronanza della tecnica. Il volume di anestetico locale impiegato corrispondeva a 2,2 ml iniettato nell’aspetto laterale del collo del condilo nel rispetto delle impostazioni geometriche predisposte per l’esecuzione del blocco. Nei pazienti del secondo gruppo era stata valutata la sensibilità del primo premolare e primo molare inferiore, omolaterale al blocco, mediante pulp test e valutati gli effetti collaterali accusati durante l’esecuzione del blocco e la qualità del blocco. In due volontari sani era stata infine valutata la diffusibilità di 1,8 ml di anestetico locale nello spazio pterigomandibolare mediante risonanza magnetica. Risultati. L’acquisizione della tecnica richiese un periodo di apprendimento di due settimane nel corso delle quali vennero eseguiti 30 blocchi consecutivi. L’incidenza dei successi in questo periodo corrispose al 76%. L’incidenza dei successi nella fase di padronanza della tecnica corrispose al 97%. L’abolizione della sensibilità alla massima stimolazione elettrica del primo premolare risultò più ritardata (10 minuti circa) rispetto a quella del primo molare (7 minuti circa) e l’incidenza di effetti collaterali è risultata limitata a sensazione di fastidio o di rigonfiamento, mentre pressoché nulla è risultata l’intensità di dolore durante l’esecuzione del blocco. La profondità dell’analgesia ottenuta permise di effettuare interventi di estrazioni chirurgiche semplici ed interventi sulla polpa ricorrendo a blocchi aggiuntivi in un solo caso. L’indagine radiologica della zona di iniezione dell’anestetico locale ha dimostrato un riempimento incompleto, specie nella parte inferiore dello spazio pterigomandibolare. Conclusioni. Lo studio dimostra che la tecnica di Gow-Gates può sostituire quella convenzionale ed evitare i blocchi supplementari di tronchi nervosi. Dopo un breve periodo di apprendimento può essere eseguita con successo ottenendo una incidenza molto elevata di risultati positivi purché vengano utilizzati volumi di anestetico locale superiori o almeno uguali al volume dello spazio pterigomandibolare. Il blocco di Gow-Gates infine è ben tollerato dal paziente e la sua esecuzione provoca livelli di intensità di dolore pressoché nulli.

The Gow-Gates’ block. training, clinical and X-ray evaluation

MANANI, GIOVANNI;ZANETTE, GASTONE
2005

Abstract

Obiettivo. Lo scopo di questa ricerca consistette nell’identificare i tempi necessari per l’apprendimento della tecnica di blocco del nervo mandibolare secondo Gow-Gates e nel valutare l’efficacia, l’affidabilità e gli effetti collaterali quando l’operatore aveva familiarizzato con la tecnica e, infine, nello studio della diffusibilità dell’anestetico locale nello spazio pterigomandibolare. Metodi. In una prima serie di 30 pazienti il blocco di Gow-Gates venne effettuato a scopo di apprendimento. Nella seconda serie di 31 pazienti il blocco di Gow-Gates era stato eseguito quando l’operatore aveva acquisito la totale padronanza della tecnica. Il volume di anestetico locale impiegato corrispondeva a 2,2 ml iniettato nell’aspetto laterale del collo del condilo nel rispetto delle impostazioni geometriche predisposte per l’esecuzione del blocco. Nei pazienti del secondo gruppo era stata valutata la sensibilità del primo premolare e primo molare inferiore, omolaterale al blocco, mediante pulp test e valutati gli effetti collaterali accusati durante l’esecuzione del blocco e la qualità del blocco. In due volontari sani era stata infine valutata la diffusibilità di 1,8 ml di anestetico locale nello spazio pterigomandibolare mediante risonanza magnetica. Risultati. L’acquisizione della tecnica richiese un periodo di apprendimento di due settimane nel corso delle quali vennero eseguiti 30 blocchi consecutivi. L’incidenza dei successi in questo periodo corrispose al 76%. L’incidenza dei successi nella fase di padronanza della tecnica corrispose al 97%. L’abolizione della sensibilità alla massima stimolazione elettrica del primo premolare risultò più ritardata (10 minuti circa) rispetto a quella del primo molare (7 minuti circa) e l’incidenza di effetti collaterali è risultata limitata a sensazione di fastidio o di rigonfiamento, mentre pressoché nulla è risultata l’intensità di dolore durante l’esecuzione del blocco. La profondità dell’analgesia ottenuta permise di effettuare interventi di estrazioni chirurgiche semplici ed interventi sulla polpa ricorrendo a blocchi aggiuntivi in un solo caso. L’indagine radiologica della zona di iniezione dell’anestetico locale ha dimostrato un riempimento incompleto, specie nella parte inferiore dello spazio pterigomandibolare. Conclusioni. Lo studio dimostra che la tecnica di Gow-Gates può sostituire quella convenzionale ed evitare i blocchi supplementari di tronchi nervosi. Dopo un breve periodo di apprendimento può essere eseguita con successo ottenendo una incidenza molto elevata di risultati positivi purché vengano utilizzati volumi di anestetico locale superiori o almeno uguali al volume dello spazio pterigomandibolare. Il blocco di Gow-Gates infine è ben tollerato dal paziente e la sua esecuzione provoca livelli di intensità di dolore pressoché nulli.
2005
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2473467
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