Gli psicologi clinici, i terapeuti e gli studiosi dello sviluppo da anni sono interessati a comprendere e a osservare le modalità con cui esperienze di varia natura, soprattutto quelle affettivo-relazionali vissute nelle fasi precoci della vita, divengono un patrimonio di eventi, parole, emozioni che, immagazzinato nella memoria, può essere ricordato e "raccontato" a un altro attraverso due principali canali di comunicazione: il comportamento e la narrazione. A questo proposito, la teoria dell’attaccamento costituisce un quadro di riferimento particolarmente utile in quanto ha delineato un percorso evolutivo che descrive le modalità attraverso cui l’individuo interiorizza, cioè "mette e porta dentro di sé", le esperienze più importanti vissute durante l’infanzia. Secondo questo modello, nel corso del tempo, tra le interazioni con le persone che accudiscono il bambino vengono estrapolate quelle più frequenti che, riprodotte nel tempo e ricordate, diventano relazioni. Le relazioni costituiscono quindi una sorta di modello mentale, una struttura schematica di conoscenza, che ognuno di noi possiede e che può evocare e "ripetere": • attraverso i comportamenti interattivi che, a sua volta, la persona metterà in atto nelle relazioni con altri significativi (per esempio, con il partner nella relazione di coppia, oppure con il bambino nelle pratiche di accudimento); • attraverso la narrazione di sé che la persona costruisce e comunica, dando struttura e significato alla propria storia. Con il termine di trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento si definisce proprio tale processo che, schematicamente, prevede le seguenti tappe: 1. l’esperienza di essere stati accuditi e protetti nell’infanzia da parte delle figure di attaccamento; 2. l’interiorizzazione di tali esperienze, ripetute nel tempo e nello sviluppo, diventando contenuti schematici, rappresentazioni mentali, nella memoria autobiografica di ogni individuo; 3. la ripetizione delle modalità di accudimento e di protezione (sperimentate da bambini) con i propri figli una volta divenuti genitori, quindi figure di attaccamento per il bambino. Di fatto, tale percorso costituisce uno degli assunti chiave del modello dell’attaccamento, anche se nel tempo è stato più volte sottoposto a critiche, a revisioni e a ripensamenti, nonché a tentativi più o meno riusciti di verifica empirica.

Qualità dell'attaccamento e trasmissione tra generazioni

SIMONELLI, ALESSANDRA;VIZZIELLO, GRAZIA MARIA
2007

Abstract

Gli psicologi clinici, i terapeuti e gli studiosi dello sviluppo da anni sono interessati a comprendere e a osservare le modalità con cui esperienze di varia natura, soprattutto quelle affettivo-relazionali vissute nelle fasi precoci della vita, divengono un patrimonio di eventi, parole, emozioni che, immagazzinato nella memoria, può essere ricordato e "raccontato" a un altro attraverso due principali canali di comunicazione: il comportamento e la narrazione. A questo proposito, la teoria dell’attaccamento costituisce un quadro di riferimento particolarmente utile in quanto ha delineato un percorso evolutivo che descrive le modalità attraverso cui l’individuo interiorizza, cioè "mette e porta dentro di sé", le esperienze più importanti vissute durante l’infanzia. Secondo questo modello, nel corso del tempo, tra le interazioni con le persone che accudiscono il bambino vengono estrapolate quelle più frequenti che, riprodotte nel tempo e ricordate, diventano relazioni. Le relazioni costituiscono quindi una sorta di modello mentale, una struttura schematica di conoscenza, che ognuno di noi possiede e che può evocare e "ripetere": • attraverso i comportamenti interattivi che, a sua volta, la persona metterà in atto nelle relazioni con altri significativi (per esempio, con il partner nella relazione di coppia, oppure con il bambino nelle pratiche di accudimento); • attraverso la narrazione di sé che la persona costruisce e comunica, dando struttura e significato alla propria storia. Con il termine di trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento si definisce proprio tale processo che, schematicamente, prevede le seguenti tappe: 1. l’esperienza di essere stati accuditi e protetti nell’infanzia da parte delle figure di attaccamento; 2. l’interiorizzazione di tali esperienze, ripetute nel tempo e nello sviluppo, diventando contenuti schematici, rappresentazioni mentali, nella memoria autobiografica di ogni individuo; 3. la ripetizione delle modalità di accudimento e di protezione (sperimentate da bambini) con i propri figli una volta divenuti genitori, quindi figure di attaccamento per il bambino. Di fatto, tale percorso costituisce uno degli assunti chiave del modello dell’attaccamento, anche se nel tempo è stato più volte sottoposto a critiche, a revisioni e a ripensamenti, nonché a tentativi più o meno riusciti di verifica empirica.
2007
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