La teoria generativa considera la grammatica una conoscenza rappresentata nella mente del parlante, e mette il parlante al centro della ricerca. La teoria considera il suo oggetto di ricerca, la lingua interiore (I-language), come un sistema ideale, completamente fisso e compatto, con regole ineccepibili che producono un unico risultato osservabile; il “parlante nativo” ideale è competente di una sola lingua. D’altra parte è facile osservare che nella realtà le comunità linguistiche non sono compatte e uniformi, e, cosa ancor più problematica per la teoria, che uno stesso parlante produce dati variabili in momenti diversi. La teoria generativa non può ignorare la variazione, sia dentro la mente del parlante nativo reale (la variabilità dei dati che egli produce), sia dentro una qualsiasi comunità linguistica; anche se la teoria ha come oggetto la lingua interiore, la variazione nella comunità a cui il parlante appartiene è altrettanto rilevante, in quanto è proprio a partire dai dati linguistici variabili prodotti da questa comunità che l’individuo — acquisendo una lingua — deve formarsi una grammatica coerente, ovvero un insieme di grammatiche coerenti. Anche se tutto questo è indiscutibile, è necessario che la teoria tratti la variazione in modo da poter produrre sul linguaggio e su singole grammatiche un’ipotesi empirica falsificabile. Il lavoro presenta situazioni concrete di variazione e cerca di elaborare riflessioni più preciseSi trattano separatamente i diversi aspetti, cercando ugualmente di non oscurare i legami forti e complessi che li collegano. Il lavoro si concentra esclusivamente sulla sintassi, perché è l’area su cui più intensamente le autrici hanno fatto ricerca; la stessa discussione potrebbe essere applicata, o adattata, alla variazione fonologica e morfologica. Nel § 2, si esamina la variazione laboviana dal punto di vista del parlante e dal punto di vista del linguista. Nel § 3, si affronta il problema che questo tipo di variazione presenta per la teoria del clustering, l’aggregazione di fenomeni riconoscibili come la manifestazione di un’unica proprietà astratta della grammatica; nel § 4 si discute la relazione fra variazione e mutamento linguistico; nel § 5, come conclusione, si esamina una serie di variazioni relative alla negazione postverbale in varietà romanze del nord Italia, che permettono di ricapitolare i concetti presentati nel lavoro. Benché apparentemente simili, i comportamenti delle diverse varietà rivelano all'analisi meccanismi distinti: accanto a variazioni riconducibili a diverse proprietà minime della grammatica, troviamo un caso che si deve riconoscere come possibilità di libera scelta per il parlante, senza alcun correlato grammaticale, connesso a una specifica condizione sociolinguistica.

Grammatica generativa e variazione

BENINCA', PAOLA;
2011

Abstract

La teoria generativa considera la grammatica una conoscenza rappresentata nella mente del parlante, e mette il parlante al centro della ricerca. La teoria considera il suo oggetto di ricerca, la lingua interiore (I-language), come un sistema ideale, completamente fisso e compatto, con regole ineccepibili che producono un unico risultato osservabile; il “parlante nativo” ideale è competente di una sola lingua. D’altra parte è facile osservare che nella realtà le comunità linguistiche non sono compatte e uniformi, e, cosa ancor più problematica per la teoria, che uno stesso parlante produce dati variabili in momenti diversi. La teoria generativa non può ignorare la variazione, sia dentro la mente del parlante nativo reale (la variabilità dei dati che egli produce), sia dentro una qualsiasi comunità linguistica; anche se la teoria ha come oggetto la lingua interiore, la variazione nella comunità a cui il parlante appartiene è altrettanto rilevante, in quanto è proprio a partire dai dati linguistici variabili prodotti da questa comunità che l’individuo — acquisendo una lingua — deve formarsi una grammatica coerente, ovvero un insieme di grammatiche coerenti. Anche se tutto questo è indiscutibile, è necessario che la teoria tratti la variazione in modo da poter produrre sul linguaggio e su singole grammatiche un’ipotesi empirica falsificabile. Il lavoro presenta situazioni concrete di variazione e cerca di elaborare riflessioni più preciseSi trattano separatamente i diversi aspetti, cercando ugualmente di non oscurare i legami forti e complessi che li collegano. Il lavoro si concentra esclusivamente sulla sintassi, perché è l’area su cui più intensamente le autrici hanno fatto ricerca; la stessa discussione potrebbe essere applicata, o adattata, alla variazione fonologica e morfologica. Nel § 2, si esamina la variazione laboviana dal punto di vista del parlante e dal punto di vista del linguista. Nel § 3, si affronta il problema che questo tipo di variazione presenta per la teoria del clustering, l’aggregazione di fenomeni riconoscibili come la manifestazione di un’unica proprietà astratta della grammatica; nel § 4 si discute la relazione fra variazione e mutamento linguistico; nel § 5, come conclusione, si esamina una serie di variazioni relative alla negazione postverbale in varietà romanze del nord Italia, che permettono di ricapitolare i concetti presentati nel lavoro. Benché apparentemente simili, i comportamenti delle diverse varietà rivelano all'analisi meccanismi distinti: accanto a variazioni riconducibili a diverse proprietà minime della grammatica, troviamo un caso che si deve riconoscere come possibilità di libera scelta per il parlante, senza alcun correlato grammaticale, connesso a una specifica condizione sociolinguistica.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2489759
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact