In questo mia breve nota vorrei soffermarmi su due tesi che caratterizzano quella che Morganti chiama «la buona metafisica». La prima tesi, in negativo, consiste nel sostenere che la metafisica non si identifica con l’ontologia, in particolare non s’identifica con l’ontologia quiniana intesa come lo studio di ciò che esiste. La seconda, in positivo, consiste nel difendere la tesi che la metafisica è «lo studio di uno spazio di possibilità». Quello che vorrei provare a sostenere è che c’è un modo in cui – date per buone alcune obiezioni standard all’ontologia alla Quine – una revisione del criterio quiniano che chiamerò minimalista non differisce da una (specifica) concezione della buona metafisica che mantenga alcuni dei caratteri che Morganti assegna alla stessa, che sia quindi compatibile con la sua concezione della metafisica.

Sui vantaggi della "buona metafisica"

CARRARA, MASSIMILIANO
2013

Abstract

In questo mia breve nota vorrei soffermarmi su due tesi che caratterizzano quella che Morganti chiama «la buona metafisica». La prima tesi, in negativo, consiste nel sostenere che la metafisica non si identifica con l’ontologia, in particolare non s’identifica con l’ontologia quiniana intesa come lo studio di ciò che esiste. La seconda, in positivo, consiste nel difendere la tesi che la metafisica è «lo studio di uno spazio di possibilità». Quello che vorrei provare a sostenere è che c’è un modo in cui – date per buone alcune obiezioni standard all’ontologia alla Quine – una revisione del criterio quiniano che chiamerò minimalista non differisce da una (specifica) concezione della buona metafisica che mantenga alcuni dei caratteri che Morganti assegna alla stessa, che sia quindi compatibile con la sua concezione della metafisica.
2013
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