L’articolo analizza la posizione della grandi compagnie petrolifere durante i negoziati con i paesi produttori di fine 1970-inizio 1971, quando per la prima volta divenne evidente il cambiamento degli equilibri sui mercati petroliferi, preparando la svolta di fine 1973. Contrariamente all’interpretazione prevalente, le “sette sorelle” non furono un recettore inerme delle istanze dei Paesi esportatori, ma, una volta appurata l’impossibilità di conservare lo status quo, “volentieri” cedettero alle pressioni per un rialzo del prezzo del greggio. Ciò avrebbe loro consentito di invertire, a spese dei consumatori, una decennale tendenza all’abbassamento del saggio di profittoe al contempo, rendendo sfruttabili nuovi giacimenti ad alti costi, avrebbe aperto una via di uscita da una dipendenza ormai insostenibile dalle risorse di aree politicamente “calde” come il Medio Oriente e il Nord Africa. La ricerca si basa su archivi aziendali (British Petroleum, Compagnie Française de Pétrole, ENI), governativi (francesi e britannici) e su fonti edite (Foreign Relations of the US, US Senate Hearings). This article analyses the position of the major oil companies during the negotiations with the producing countries in late 1970-early 1971, a passage which, by marking a change in the balance of power in the oil market, paved the way for the turning point of late 1973. Contrary to the prevailing view, the “seven sisters” were not a helpless recipient of exporting countries’ demands, but, once shown the impossibility of preserving the status quo, they “willingly” gave in to the pressures to increase the oil price. This would have allowed a reversal, at the expense of consumers, of a decade-long downward trend in their rate of profit. At the same time, by making profitable the exploitation of new high-cost reserves, higher prices of crude would have eased an increasingly unsustainable dependence on the resources of politically “hot” areas such as the Middle East and North Africa. The research is based on company archives (British Petroleum, Compagnie Française de Pétrole, ENI), government archives (French and British) and published sources (Foreign Relations of the US, U.S. Senate Hearings).

La crisi energetica del 1973. Le multinazionali del petrolio e la fine dell'età dell'oro (nero)

PETRINI, FRANCESCO
2012

Abstract

L’articolo analizza la posizione della grandi compagnie petrolifere durante i negoziati con i paesi produttori di fine 1970-inizio 1971, quando per la prima volta divenne evidente il cambiamento degli equilibri sui mercati petroliferi, preparando la svolta di fine 1973. Contrariamente all’interpretazione prevalente, le “sette sorelle” non furono un recettore inerme delle istanze dei Paesi esportatori, ma, una volta appurata l’impossibilità di conservare lo status quo, “volentieri” cedettero alle pressioni per un rialzo del prezzo del greggio. Ciò avrebbe loro consentito di invertire, a spese dei consumatori, una decennale tendenza all’abbassamento del saggio di profittoe al contempo, rendendo sfruttabili nuovi giacimenti ad alti costi, avrebbe aperto una via di uscita da una dipendenza ormai insostenibile dalle risorse di aree politicamente “calde” come il Medio Oriente e il Nord Africa. La ricerca si basa su archivi aziendali (British Petroleum, Compagnie Française de Pétrole, ENI), governativi (francesi e britannici) e su fonti edite (Foreign Relations of the US, US Senate Hearings). This article analyses the position of the major oil companies during the negotiations with the producing countries in late 1970-early 1971, a passage which, by marking a change in the balance of power in the oil market, paved the way for the turning point of late 1973. Contrary to the prevailing view, the “seven sisters” were not a helpless recipient of exporting countries’ demands, but, once shown the impossibility of preserving the status quo, they “willingly” gave in to the pressures to increase the oil price. This would have allowed a reversal, at the expense of consumers, of a decade-long downward trend in their rate of profit. At the same time, by making profitable the exploitation of new high-cost reserves, higher prices of crude would have eased an increasingly unsustainable dependence on the resources of politically “hot” areas such as the Middle East and North Africa. The research is based on company archives (British Petroleum, Compagnie Française de Pétrole, ENI), government archives (French and British) and published sources (Foreign Relations of the US, U.S. Senate Hearings).
2012
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