Il saggio conclude il volume che raccoglie i contributi della ricerca sulla formzione coninua. Per avviare processi di sviluppo legati anche a significativi incrementi qualitativi della produttività, è dimostrato che non basta la sola innovazione tecnologica, ma è indispensabile operare una trasformazione organizzativa del lavoro, potenziando le capacità di produzione di beni relazionali, attraverso il lavoro di squadra (in team), correlato all’attivazione di reti telematiche e alla loro capacità senza precedenti di reperimento, accumulazione, trasmissione e condivisione di dati, informazioni, conoscenze tecniche e scientifiche . Le imprese e le pubbliche amministrazioni non possono limitarsi quindi a promuovere l’accumulazione delle abilità tecniche dei dipendenti, ma sono chiamate ad assicurare la produzione di beni relazionali, ovvero di rapporti interpersonali di cooperazione e scambio di informazioni, in grado di favorire la costruzione di relazioni di fiducia e la “partecipazione cognitiva”, la quale si manifesta attraverso l’apprendimento individuale e collettivo, lo sviluppo di competenze specifiche, l’assunzione di responsabilità e, quindi, la capacità di innovare, ma anche di accogliere con favore l’innovazione. Sotto il profilo funzionale, i beni relazionali sono definibili come quei beni, quei rapporti sociali, quelle istituzioni, che consentono di stabilire i canali di riconoscimento, reciprocità, lealtà e trasparenza che permettono la diffusione della fiducia tra gli attori e la trasmissione delle informazioni e delle conoscenze necessarie ad orientare le scelte individuali e collettive, abbattendo sistematicamente i costi di transazione . Tra i beni relazionali adeguati a un nuovo contesto produttivo caratterizzato da “partecipazione cognitiva” vanno segnalati, per esempio: la riduzione delle gerarchie; la trasparenza dei risultati dell’impresa ai dipendenti; l’organizzazione del lavoro per processi orientati al cliente/utente, anziché per funzioni; il lavoro di gruppo, con autonomia e capacità di problem solving e accountability affidati al gruppo stesso; l’attivazione di strumenti organizzativi atti a favorire la condivisione della conoscenza nella pratica di lavoro quotidiana; la valutazione sistematica delle performance. A queste condizioni, l’impresa o, meglio, il contesto produttivo può diventare una comunità di pratica con le caratteristiche di una learning organisation, ovvero, un’organizzazione capace di apprendere criticamente dal proprio operato secondo un approccio che possiamo definire di learning by doing. A fronte di un profondo bisogno di cambiamento delle regole e dei paradigmi che orientano e interpretano i processi e le politiche per lo sviluppo in questa direzione, sembrano tuttavia prevalere, invece, ancora forti resistenze al cambiamento dovuti al prevalere di modi di pensare e di agire ereditati dal fordismo, essenzialmente centrati su modelli gerarchici e individualistici, con le loro proiezioni sociali e politiche, rilevabili anche nelle strutture di rappresentanza politica degli interessi, che si riverberano anche sui modi di concepire la formazione, soprattutto quella professionale. In questo scenario se, da un lato, comincia ad emergere una chiara consapevolezza sull’opportunità strategica di un ripensamento complessivo delle politiche per la formazione alla luce dei mutati fabbisogni del territorio, delle imprese e della Pubblica Amministrazione, dall’altro gli stessi attori del territorio che operano sul campo nei diversi ambiti non sono ancora in grado di fare emergere i fabbisogni formativi in modo compiuto e consapevole, formulando domande di formazione adeguate al cambiamento, che vengano poi recepite compiutamente dalle agenzie formative. La ricerca empirica mette infatti in evidenza il persistere di una marcata distanza fra domanda e offerta di formazione, la quale tende a rispondere ancora ad una logica di azione tipicamente fordista, di tipo “verticale”, centrata sull'offerta anzicchè sulla domanda di formazione.

La conoscenza come bene comune. Politiche per la formazione continua, comunità di pratica e sviluppo locale

MESSINA, PATRIZIA
2012

Abstract

Il saggio conclude il volume che raccoglie i contributi della ricerca sulla formzione coninua. Per avviare processi di sviluppo legati anche a significativi incrementi qualitativi della produttività, è dimostrato che non basta la sola innovazione tecnologica, ma è indispensabile operare una trasformazione organizzativa del lavoro, potenziando le capacità di produzione di beni relazionali, attraverso il lavoro di squadra (in team), correlato all’attivazione di reti telematiche e alla loro capacità senza precedenti di reperimento, accumulazione, trasmissione e condivisione di dati, informazioni, conoscenze tecniche e scientifiche . Le imprese e le pubbliche amministrazioni non possono limitarsi quindi a promuovere l’accumulazione delle abilità tecniche dei dipendenti, ma sono chiamate ad assicurare la produzione di beni relazionali, ovvero di rapporti interpersonali di cooperazione e scambio di informazioni, in grado di favorire la costruzione di relazioni di fiducia e la “partecipazione cognitiva”, la quale si manifesta attraverso l’apprendimento individuale e collettivo, lo sviluppo di competenze specifiche, l’assunzione di responsabilità e, quindi, la capacità di innovare, ma anche di accogliere con favore l’innovazione. Sotto il profilo funzionale, i beni relazionali sono definibili come quei beni, quei rapporti sociali, quelle istituzioni, che consentono di stabilire i canali di riconoscimento, reciprocità, lealtà e trasparenza che permettono la diffusione della fiducia tra gli attori e la trasmissione delle informazioni e delle conoscenze necessarie ad orientare le scelte individuali e collettive, abbattendo sistematicamente i costi di transazione . Tra i beni relazionali adeguati a un nuovo contesto produttivo caratterizzato da “partecipazione cognitiva” vanno segnalati, per esempio: la riduzione delle gerarchie; la trasparenza dei risultati dell’impresa ai dipendenti; l’organizzazione del lavoro per processi orientati al cliente/utente, anziché per funzioni; il lavoro di gruppo, con autonomia e capacità di problem solving e accountability affidati al gruppo stesso; l’attivazione di strumenti organizzativi atti a favorire la condivisione della conoscenza nella pratica di lavoro quotidiana; la valutazione sistematica delle performance. A queste condizioni, l’impresa o, meglio, il contesto produttivo può diventare una comunità di pratica con le caratteristiche di una learning organisation, ovvero, un’organizzazione capace di apprendere criticamente dal proprio operato secondo un approccio che possiamo definire di learning by doing. A fronte di un profondo bisogno di cambiamento delle regole e dei paradigmi che orientano e interpretano i processi e le politiche per lo sviluppo in questa direzione, sembrano tuttavia prevalere, invece, ancora forti resistenze al cambiamento dovuti al prevalere di modi di pensare e di agire ereditati dal fordismo, essenzialmente centrati su modelli gerarchici e individualistici, con le loro proiezioni sociali e politiche, rilevabili anche nelle strutture di rappresentanza politica degli interessi, che si riverberano anche sui modi di concepire la formazione, soprattutto quella professionale. In questo scenario se, da un lato, comincia ad emergere una chiara consapevolezza sull’opportunità strategica di un ripensamento complessivo delle politiche per la formazione alla luce dei mutati fabbisogni del territorio, delle imprese e della Pubblica Amministrazione, dall’altro gli stessi attori del territorio che operano sul campo nei diversi ambiti non sono ancora in grado di fare emergere i fabbisogni formativi in modo compiuto e consapevole, formulando domande di formazione adeguate al cambiamento, che vengano poi recepite compiutamente dalle agenzie formative. La ricerca empirica mette infatti in evidenza il persistere di una marcata distanza fra domanda e offerta di formazione, la quale tende a rispondere ancora ad una logica di azione tipicamente fordista, di tipo “verticale”, centrata sull'offerta anzicchè sulla domanda di formazione.
2012
Formare per Tras-formare. La formazione continua come bene comune per lo sviluppo locale
9788897385233
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2526223
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