La necessità e l’opportunità di procedere ad una rivisitazione degli statuti per migliorare i modelli di governance delle cooperative deriva anche e soprattutto da rilievi critici mossi dagli stessi ambienti politici ed economici nei quali si trovano ad operare. Emerge l’esigenza di rendere la governance più funzionale alla piena attuazione dei valori cooperativi, all’accresciuto ruolo sociale della cooperazione, all’esigenza di dare risposte chiare e trasparenti alle mutate attese sociali, alle opportunità aperte dal nuovo quadro normativo, alle maggiori dimensioni aziendali, agli obiettivi di efficienza e competitività. Le critiche che vengono mosse ai manager si riassumono in una terminologia ricorrente che accusa le tecnostrutture di essere autoreferenziali, di autoperpetuarsi, di vivere in una sorta di cronico immobilismo che vede nel leader carismatico una scarsa propensione all’ingresso di figure nuove nella più consolidata delle gestioni. Ma qualunque riflessione sul governo delle società cooperative e sulle eventuali necessità di interventi non può prescindere dalla ricognizione di alcuni punti della specifica realtà cooperativa che è indispensabile analizzare per evitare di formulare ipotesi troppo generiche o astratte. Non avrebbe senso la mera riproposizione in ambito cooperativo di soluzioni sperimentate nelle società di capitali e nemmeno una riflessione che si limitasse a ragionare sui modelli in sé e per sé considerati; non avrebbe senso nemmeno la ricerca di un modello di governo delle cooperative valido in sé ed utilizzabile per tutte le cooperative, perché le cooperative si articolano in una realtà economica talmente varia da essere difficilmente riducibile ad unità, sotto questo profilo.

Lo sviluppo del cooperativismo: nuove prospettive di governance.

SEGA, DANIELA
2012

Abstract

La necessità e l’opportunità di procedere ad una rivisitazione degli statuti per migliorare i modelli di governance delle cooperative deriva anche e soprattutto da rilievi critici mossi dagli stessi ambienti politici ed economici nei quali si trovano ad operare. Emerge l’esigenza di rendere la governance più funzionale alla piena attuazione dei valori cooperativi, all’accresciuto ruolo sociale della cooperazione, all’esigenza di dare risposte chiare e trasparenti alle mutate attese sociali, alle opportunità aperte dal nuovo quadro normativo, alle maggiori dimensioni aziendali, agli obiettivi di efficienza e competitività. Le critiche che vengono mosse ai manager si riassumono in una terminologia ricorrente che accusa le tecnostrutture di essere autoreferenziali, di autoperpetuarsi, di vivere in una sorta di cronico immobilismo che vede nel leader carismatico una scarsa propensione all’ingresso di figure nuove nella più consolidata delle gestioni. Ma qualunque riflessione sul governo delle società cooperative e sulle eventuali necessità di interventi non può prescindere dalla ricognizione di alcuni punti della specifica realtà cooperativa che è indispensabile analizzare per evitare di formulare ipotesi troppo generiche o astratte. Non avrebbe senso la mera riproposizione in ambito cooperativo di soluzioni sperimentate nelle società di capitali e nemmeno una riflessione che si limitasse a ragionare sui modelli in sé e per sé considerati; non avrebbe senso nemmeno la ricerca di un modello di governo delle cooperative valido in sé ed utilizzabile per tutte le cooperative, perché le cooperative si articolano in una realtà economica talmente varia da essere difficilmente riducibile ad unità, sotto questo profilo.
2012
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