Gli eventi sismici che hanno colpito un’ampia fascia immediatamente a nord di Bologna, tra Ferrara, Mantova, Reggio Emilia, lambendo anche Mantova e Rovigo, hanno avuto effetti, in termini di scuotimento del suolo, molto inferiori a quelli provocati dal terremoto dell’Abruzzo, con conseguenze molto più selettive. I danni strutturali si sono infatti manifestati, anche con gravi ed estesi crolli, pressoché esclusivamente su due sistemi edilizi, evidentemente i più vulnerabili: l’edilizia storico/monumentale e gli edifici industriali. Le attività di salvaguardia del patrimonio architettonico di interesse culturale si sono svolte facendo ampio ricorso alle precedenti esperienze, ma secondo un nuovo e diverso modello di gestione dell’emergenza, facente capo direttamente al MIBAC. Sono state istituite: l’Unità di Crisi-Coordinamento Nazionale (UCCN-MiBAC) per il coordinamento generale, e le Unità di Crisi-Coordinamento Regionale (UCCR-MiBAC) facenti capo ai Direttori Regionali territorialmente competenti, per il coordinamento e lo svolgimento delle attività sul campo. Il rilievo del danno è stato effettuato con le stesse modalità operative utilizzate in seguito al terremoto de L’Aquila (6 Aprile 2009), mediante la sistematica compilazione di specifiche schede per chiese e palazzi predisposte dalla Protezione Civile (Gruppo di Lavoro Beni Culturali – GLABEC). Le squadre compilatrici sono composte da tecnici della Sovrintendenza, funzionari dei Vigili del Fuoco e, quando necessario, da una tecnico con competenza specifica sulla tipologia di beni culturali presenti nell’edificio. Nelle stesse schede, vengono fornite le indicazioni necessarie per gli interventi di messa in sicurezza, successivamente progettati ed eseguiti, nella maggior parte dei casi, dai Vigili del Fuoco impegnati contemporaneamente sul fronte, nuovo rispetto all’Abruzzo e di evidente straordinaria importanza socio-economica, della limitazione delle perdite e dei danni all’apparato produttivo delle zone colpite dal terremoto. Un effetto di particolare criticità, in relazione alle attività di salvaguardia del costruito storico, connesso con la selettività del danno di cui si è sopra accennato, è stato il fatto che: nonostante la maggioranza degli edifici adibiti a residenza e/o alle normali attività commerciali di un centro abitato siano risultati immediatamente agibili, il centro o il quartiere venivano dichiarati inagibili per il pericolo indiretto causato dalla presenza di un campanile e/o di una chiesa fortemente danneggiati. A fronte quindi di un quadro globale di danno strutturale inferiore a quello riscontrato in Abruzzo, la gestione dell’emergenza post-sisma è risultata in generale non meno complessa e impegnativa, e la selettività del danno è stato un fattore di complicazione, e non di semplificazione, soprattutto per quanto riguarda le attività di salvaguardia dei beni architettonici.

Edilizia storica monumentale - Salvaguardia degli edifici di interesse storico-artistico nell’emergenza post-sisma

MODENA, CLAUDIO;DA PORTO, FRANCESCA;GIARETTON, MARTA
2012

Abstract

Gli eventi sismici che hanno colpito un’ampia fascia immediatamente a nord di Bologna, tra Ferrara, Mantova, Reggio Emilia, lambendo anche Mantova e Rovigo, hanno avuto effetti, in termini di scuotimento del suolo, molto inferiori a quelli provocati dal terremoto dell’Abruzzo, con conseguenze molto più selettive. I danni strutturali si sono infatti manifestati, anche con gravi ed estesi crolli, pressoché esclusivamente su due sistemi edilizi, evidentemente i più vulnerabili: l’edilizia storico/monumentale e gli edifici industriali. Le attività di salvaguardia del patrimonio architettonico di interesse culturale si sono svolte facendo ampio ricorso alle precedenti esperienze, ma secondo un nuovo e diverso modello di gestione dell’emergenza, facente capo direttamente al MIBAC. Sono state istituite: l’Unità di Crisi-Coordinamento Nazionale (UCCN-MiBAC) per il coordinamento generale, e le Unità di Crisi-Coordinamento Regionale (UCCR-MiBAC) facenti capo ai Direttori Regionali territorialmente competenti, per il coordinamento e lo svolgimento delle attività sul campo. Il rilievo del danno è stato effettuato con le stesse modalità operative utilizzate in seguito al terremoto de L’Aquila (6 Aprile 2009), mediante la sistematica compilazione di specifiche schede per chiese e palazzi predisposte dalla Protezione Civile (Gruppo di Lavoro Beni Culturali – GLABEC). Le squadre compilatrici sono composte da tecnici della Sovrintendenza, funzionari dei Vigili del Fuoco e, quando necessario, da una tecnico con competenza specifica sulla tipologia di beni culturali presenti nell’edificio. Nelle stesse schede, vengono fornite le indicazioni necessarie per gli interventi di messa in sicurezza, successivamente progettati ed eseguiti, nella maggior parte dei casi, dai Vigili del Fuoco impegnati contemporaneamente sul fronte, nuovo rispetto all’Abruzzo e di evidente straordinaria importanza socio-economica, della limitazione delle perdite e dei danni all’apparato produttivo delle zone colpite dal terremoto. Un effetto di particolare criticità, in relazione alle attività di salvaguardia del costruito storico, connesso con la selettività del danno di cui si è sopra accennato, è stato il fatto che: nonostante la maggioranza degli edifici adibiti a residenza e/o alle normali attività commerciali di un centro abitato siano risultati immediatamente agibili, il centro o il quartiere venivano dichiarati inagibili per il pericolo indiretto causato dalla presenza di un campanile e/o di una chiesa fortemente danneggiati. A fronte quindi di un quadro globale di danno strutturale inferiore a quello riscontrato in Abruzzo, la gestione dell’emergenza post-sisma è risultata in generale non meno complessa e impegnativa, e la selettività del danno è stato un fattore di complicazione, e non di semplificazione, soprattutto per quanto riguarda le attività di salvaguardia dei beni architettonici.
2012
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