Appoggiandosi all’esito critico della dissoluzione kantiana della tradizione delle prove dell’esistenza di Dio, Hegel mette in luce il limite che le inficia tutte, ossia il fatto che la proposizione ‘Dio esiste’ connette estrinsecamente determinazioni di pensiero astratte. Pensare speculativamente comporta un radicale cambiamento di prospettiva per ciò che riguarda il destino delle prove. Ciò che deve essere messo a tema non è la congiunzione estrinseca di termini eterogenei, quali finito e infinito, ma il movimento che li connette intrinsecamente, un movimento che si precisa come passaggio da finito a infinito o, espresso in termini teologici, come elevazione dello spirito umano a Dio. Questo movimento esige l’annientamento della pretesa fissità del finito, in quanto questa pretesa fissità finisce per produrre un doppio effetto, ossia l’assolutizzazione del finito e la finitizzazione dell’infinito. Il movimento che connette dinamicamente finito e infinito esprime al contrario la necessità del trapassare di tutto ciò che ha il carattere della finitezza, il superamento dell’unilateralità prodotta da un conoscere intellettualistico e soggettivo a partire dall’autotrascendimento del finito.

Immanenza e trascendenza nella riabilitazione hegeliana delle prove dell'esistenza di Dio

MENEGONI, FRANCESCA
2013

Abstract

Appoggiandosi all’esito critico della dissoluzione kantiana della tradizione delle prove dell’esistenza di Dio, Hegel mette in luce il limite che le inficia tutte, ossia il fatto che la proposizione ‘Dio esiste’ connette estrinsecamente determinazioni di pensiero astratte. Pensare speculativamente comporta un radicale cambiamento di prospettiva per ciò che riguarda il destino delle prove. Ciò che deve essere messo a tema non è la congiunzione estrinseca di termini eterogenei, quali finito e infinito, ma il movimento che li connette intrinsecamente, un movimento che si precisa come passaggio da finito a infinito o, espresso in termini teologici, come elevazione dello spirito umano a Dio. Questo movimento esige l’annientamento della pretesa fissità del finito, in quanto questa pretesa fissità finisce per produrre un doppio effetto, ossia l’assolutizzazione del finito e la finitizzazione dell’infinito. Il movimento che connette dinamicamente finito e infinito esprime al contrario la necessità del trapassare di tutto ciò che ha il carattere della finitezza, il superamento dell’unilateralità prodotta da un conoscere intellettualistico e soggettivo a partire dall’autotrascendimento del finito.
2013
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2805282
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