«Gentile professor Horkheimer, gentile professor Adorno, vorrei aprire la nostra discussione sul mondo amministrato constatando che l’uomo moderno vaga senza meta, alla ricerca della sua libertà». Così si apriva un dibattito radiofonico, destinato a rimanere celebre, fra Theodor W. Adorno, Max Horkheimer ed Eugen Kogon; fu questa l’occasione per i tre studiosi, per fare il punto rispetto a una tematica di grande rilevanza per la Scuola di Francoforte: la libertà dell’individuo moderno e il suo essere irrimediabilmente in crisi. Lo scenario tratteggiato è il seguente: l’epoca moderna si caratterizza per una profonda trasformazione, la ragione, esaltata e celebrata durante l’età dei lumi, conosce, dinnanzi alla macchina, un rapido tramonto e l’individuo, il soggetto dell’illuminismo, accompagna la ragione in questo lento declino. Questo breve scritto, ben lungi dal costituire quell’approfondimento che il pensiero adorniano, oggi più che mai, meriterebbe, ha la sola modesta pretesa di fornire uno spunto di riflessione a riguardo del tema proposto: in particolare vuole ridisegnare la costellazione tracciata da Adorno che lega indissolubilmente la crisi dell’individuo moderno alla più grande barbarie del ‘900. Le sue riflessioni appaiono centrali per comprendere la natura di comportamenti idiosincratici dei nostri giorni: lo schema adorniano, infatti, non esaurisce la sua veridicità con il mutare delle circostanze storiche, se è vero, infatti, quel che abbiamo detto sul meccanismo dei tickets, ossia che il loro contenuto è così vago da poter essere in qualche modo continuamente sostituito, si può ben immaginare che non sia sufficiente lo sfumare della minaccia antisemita per far fronte a un meccanismo che è, per la stessa forma del suo funzionamento, discriminatorio. Le grandi scoperte scientifiche nell’epoca dei lumi erano divenute presto così ingenti da persuadere l’individuo della possibilità di poter escludere qualsiasi elemento fantastico, variabile, non convenzionale dalla propria percezione della realtà. L’individuo aveva finalmente preso coscienza di sé, e si era finalmente preso sul serio, mettendosi al centro di ogni processo. Ogni ragionamento veniva così agilmente ridotto al particolare, all’individuale, e poi nuovamente all’universale come un elastico sempre troppo corto: poiché la pretesa universale conduce sovente a uno schematismo eccessivo, finendo per appiattire le differenze anziché sradicare le disuguaglianze.

La crisi dell’individuo moderno: alle origini delle barbarie del '900 (Riflessioni adorniane sull’antisemitismo)

GOISIS, ORSOLA
2013

Abstract

«Gentile professor Horkheimer, gentile professor Adorno, vorrei aprire la nostra discussione sul mondo amministrato constatando che l’uomo moderno vaga senza meta, alla ricerca della sua libertà». Così si apriva un dibattito radiofonico, destinato a rimanere celebre, fra Theodor W. Adorno, Max Horkheimer ed Eugen Kogon; fu questa l’occasione per i tre studiosi, per fare il punto rispetto a una tematica di grande rilevanza per la Scuola di Francoforte: la libertà dell’individuo moderno e il suo essere irrimediabilmente in crisi. Lo scenario tratteggiato è il seguente: l’epoca moderna si caratterizza per una profonda trasformazione, la ragione, esaltata e celebrata durante l’età dei lumi, conosce, dinnanzi alla macchina, un rapido tramonto e l’individuo, il soggetto dell’illuminismo, accompagna la ragione in questo lento declino. Questo breve scritto, ben lungi dal costituire quell’approfondimento che il pensiero adorniano, oggi più che mai, meriterebbe, ha la sola modesta pretesa di fornire uno spunto di riflessione a riguardo del tema proposto: in particolare vuole ridisegnare la costellazione tracciata da Adorno che lega indissolubilmente la crisi dell’individuo moderno alla più grande barbarie del ‘900. Le sue riflessioni appaiono centrali per comprendere la natura di comportamenti idiosincratici dei nostri giorni: lo schema adorniano, infatti, non esaurisce la sua veridicità con il mutare delle circostanze storiche, se è vero, infatti, quel che abbiamo detto sul meccanismo dei tickets, ossia che il loro contenuto è così vago da poter essere in qualche modo continuamente sostituito, si può ben immaginare che non sia sufficiente lo sfumare della minaccia antisemita per far fronte a un meccanismo che è, per la stessa forma del suo funzionamento, discriminatorio. Le grandi scoperte scientifiche nell’epoca dei lumi erano divenute presto così ingenti da persuadere l’individuo della possibilità di poter escludere qualsiasi elemento fantastico, variabile, non convenzionale dalla propria percezione della realtà. L’individuo aveva finalmente preso coscienza di sé, e si era finalmente preso sul serio, mettendosi al centro di ogni processo. Ogni ragionamento veniva così agilmente ridotto al particolare, all’individuale, e poi nuovamente all’universale come un elastico sempre troppo corto: poiché la pretesa universale conduce sovente a uno schematismo eccessivo, finendo per appiattire le differenze anziché sradicare le disuguaglianze.
2013
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