Bene ha fatto la rivista “Chioggia” a dedicare uno dei suoi ultimi Quaderni alla figura di Umberto d’Ancona, zoologo di fama internazionale, che ha dato lustro all’Ateneo Patavino, dove ha ricoperto la carica di Direttore dell’Istituto di Zoologia e Anatomia Comparata dal 1937 fino alla morte prematura nell’estate del 1964. I contributi raccolti nell’agile volumetto, di docenti dell’Ateneo patavino e non solo, ne delineano la levatura di uomo, scienziato e maestro che ha contribuito ad aprire nuovi campi di ricerca, tuttora meritevoli di esplorazione e fecondi per risultati e potenzialità applicative. Ancora oggi, non pochi dei filoni di ricerca presenti presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, vanno ricondotti a d’Ancona, alle sue curiosità, alle sue intuizioni e ai suoi tentativi di rinnovare la biologia italiana aprendola alle nuove discipline allora emergenti (si pensi all’ecologia, alla genetica di popolazioni, alla fisiologia). Lo sottolineano, in particolare, i contributi di G.A. Danieli (che ha avuto il privilegio di una interazione diretta con d’Ancona) e di A. Minelli. Quest’ultimo ricorda la collaborazione preziosa col suocero matematico, V. Volterra, che portò alla formulazione di un modello matematico in grado di descrivere l’andamento nel tempo dei sistemi predatore-preda e che fu usato da d’Ancona, sempre attento agli aspetti applicativi della ricerca, di sottolineare quanto delicato fosse l’equilibrio tra le specie ittiche in Adriatico, cercando di sensibilizzare autorità e pescatori, rimanendo profeta inascoltato, sul fatto che lo sforzo di pesca avrebbe dovuto essere controllato e gestito in un momento nel quale stava aumentando in modo inusitato. Alquanto interessante il contributo di M.B. Rasotto che presenta in maniera assai esauriente il contributo di d’Ancona, biologo marino, in uno dei filoni di ricerca, quello sulla sessualità dei pesci, che più lo appassionarono e verso il quale mantenne vivo l’interesse per tutta la vita. Non poteva mancare un riferimento alla Stazione idrobiologica di Chioggia, voluta da d’Ancona e oggi a lui intitolata. Essa fu pensata quale “porta” verso la laguna, ecosistema di notevole interesse, e come strumento per facilitare lo studio “diretto”, sul campo, della biologia marina, non trascurando le potenzialità applicative che gli studi sull’ecosistema lagunare potevano fornire ai pescatori. E qui si inserisce l’ultimo contributo, quello del Direttore della Rivista, C. Gibin, che mette in risalto lo stretto rapporto che d’Ancona volle instaurare con Chioggia, la sua municipalità e la sua popolazione, rapporto che iniziò molto prima della fondazione della Stazione e che si rinsaldò grazie a questa. In effetti, la presenza in Chioggia della Stazione Idrobiologica ha rappresentato, dal dopoguerra ad oggi, un collegamento importante tra l’Ateneo patavino ed il territorio di Chioggia che ultimamente si è rafforzato con l’apertura a Chioggia dell’attività didattica del corso di studio in Biologia Marina a Palazzo Grassi e l’apertura del Museo Olivi, nella stessa sede; quest’ultimo espone l’importante collezione di fauna adriatica proveniente dalla stazione di Biologia Marina di Rovigno.
Umberto d'Ancona scienziato dell'Università di Padova, fondatore della Stazione Idrobiologica di Chioggia
BALLARIN, LORIANO
2014
Abstract
Bene ha fatto la rivista “Chioggia” a dedicare uno dei suoi ultimi Quaderni alla figura di Umberto d’Ancona, zoologo di fama internazionale, che ha dato lustro all’Ateneo Patavino, dove ha ricoperto la carica di Direttore dell’Istituto di Zoologia e Anatomia Comparata dal 1937 fino alla morte prematura nell’estate del 1964. I contributi raccolti nell’agile volumetto, di docenti dell’Ateneo patavino e non solo, ne delineano la levatura di uomo, scienziato e maestro che ha contribuito ad aprire nuovi campi di ricerca, tuttora meritevoli di esplorazione e fecondi per risultati e potenzialità applicative. Ancora oggi, non pochi dei filoni di ricerca presenti presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, vanno ricondotti a d’Ancona, alle sue curiosità, alle sue intuizioni e ai suoi tentativi di rinnovare la biologia italiana aprendola alle nuove discipline allora emergenti (si pensi all’ecologia, alla genetica di popolazioni, alla fisiologia). Lo sottolineano, in particolare, i contributi di G.A. Danieli (che ha avuto il privilegio di una interazione diretta con d’Ancona) e di A. Minelli. Quest’ultimo ricorda la collaborazione preziosa col suocero matematico, V. Volterra, che portò alla formulazione di un modello matematico in grado di descrivere l’andamento nel tempo dei sistemi predatore-preda e che fu usato da d’Ancona, sempre attento agli aspetti applicativi della ricerca, di sottolineare quanto delicato fosse l’equilibrio tra le specie ittiche in Adriatico, cercando di sensibilizzare autorità e pescatori, rimanendo profeta inascoltato, sul fatto che lo sforzo di pesca avrebbe dovuto essere controllato e gestito in un momento nel quale stava aumentando in modo inusitato. Alquanto interessante il contributo di M.B. Rasotto che presenta in maniera assai esauriente il contributo di d’Ancona, biologo marino, in uno dei filoni di ricerca, quello sulla sessualità dei pesci, che più lo appassionarono e verso il quale mantenne vivo l’interesse per tutta la vita. Non poteva mancare un riferimento alla Stazione idrobiologica di Chioggia, voluta da d’Ancona e oggi a lui intitolata. Essa fu pensata quale “porta” verso la laguna, ecosistema di notevole interesse, e come strumento per facilitare lo studio “diretto”, sul campo, della biologia marina, non trascurando le potenzialità applicative che gli studi sull’ecosistema lagunare potevano fornire ai pescatori. E qui si inserisce l’ultimo contributo, quello del Direttore della Rivista, C. Gibin, che mette in risalto lo stretto rapporto che d’Ancona volle instaurare con Chioggia, la sua municipalità e la sua popolazione, rapporto che iniziò molto prima della fondazione della Stazione e che si rinsaldò grazie a questa. In effetti, la presenza in Chioggia della Stazione Idrobiologica ha rappresentato, dal dopoguerra ad oggi, un collegamento importante tra l’Ateneo patavino ed il territorio di Chioggia che ultimamente si è rafforzato con l’apertura a Chioggia dell’attività didattica del corso di studio in Biologia Marina a Palazzo Grassi e l’apertura del Museo Olivi, nella stessa sede; quest’ultimo espone l’importante collezione di fauna adriatica proveniente dalla stazione di Biologia Marina di Rovigno.Pubblicazioni consigliate
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