Preambolo e stimolo a più sistematiche indagini, il contributo propone una prima recensione della demografia attorica femminile nell’Italia settecentesca. Al di là della sua considerevole incidenza quantitativa, la componente muliebre appare significativa anche e soprattutto per il suo testimoniare la persistenza di quell’impasto di diversi linguaggi performativi che costituisce la cifra distintiva della tradizione dell’Arte, e che, non ancora travolta dal progredire settoriale delle competenze professionali, nel Settecento appare ancora ben visibile. Da una prima ricognizione ‘anagrafica’, e attraverso il vaglio di vicende esemplari (come quella di vari attrici goldoniane e non: la Medebach e la Marliani, la Passalacqua e Rosina Costa, Teresa Gandini; Maria Donati, Antonia D’Arbes, Teodora Ricci e le sue sorelle, Faustina Tesi), emerge infatti distintamente il fenomeno di attrici che costruiscono la propria professionalità anche in quanto acrobate, ballerine, cantanti e addirittura impresarie: un dato quest’ultimo particolarmente eloquente, se rapportato ad un contesto storico-giuridico in cui aveva pieno vigore di legge il deficit di capacità che escludeva le donne dalla sfera pubblica e dall’esercizio di officia e munera, e in cui lo statuto di ‘proprietario’ entrava in collisione con quello di minus habens. Sulla scena dell’Italia settecentesca, insomma, vanno affermandosi nuove identità, giuridiche (di fatto) non meno che artistiche.

I ‘numeri’ delle comiche italiane del Settecento. Primi appunti

SCANNAPIECO, ANNA
2015

Abstract

Preambolo e stimolo a più sistematiche indagini, il contributo propone una prima recensione della demografia attorica femminile nell’Italia settecentesca. Al di là della sua considerevole incidenza quantitativa, la componente muliebre appare significativa anche e soprattutto per il suo testimoniare la persistenza di quell’impasto di diversi linguaggi performativi che costituisce la cifra distintiva della tradizione dell’Arte, e che, non ancora travolta dal progredire settoriale delle competenze professionali, nel Settecento appare ancora ben visibile. Da una prima ricognizione ‘anagrafica’, e attraverso il vaglio di vicende esemplari (come quella di vari attrici goldoniane e non: la Medebach e la Marliani, la Passalacqua e Rosina Costa, Teresa Gandini; Maria Donati, Antonia D’Arbes, Teodora Ricci e le sue sorelle, Faustina Tesi), emerge infatti distintamente il fenomeno di attrici che costruiscono la propria professionalità anche in quanto acrobate, ballerine, cantanti e addirittura impresarie: un dato quest’ultimo particolarmente eloquente, se rapportato ad un contesto storico-giuridico in cui aveva pieno vigore di legge il deficit di capacità che escludeva le donne dalla sfera pubblica e dall’esercizio di officia e munera, e in cui lo statuto di ‘proprietario’ entrava in collisione con quello di minus habens. Sulla scena dell’Italia settecentesca, insomma, vanno affermandosi nuove identità, giuridiche (di fatto) non meno che artistiche.
2015
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