Questo lavoro cerca di mettere a punto un possibile metodo di lettura di un tema ad alto tenore sociologico e politico, come la rappresentazione del rapporto servo/padrone, mediante gli strumenti desunti dalla teoria letteraria di René Girard e di Francesco Orlando. Si sono in tal modo individuati sei testi romanzeschi italiani, dislocati lungo un secolo (Capuana, Svevo, Pirandello, Calvino Ottieri, Volponi), e un “archetipo” europeo: il racconto di Tolstoj Il padrone e il lavorante (1895). Si è proceduto, dunque, contaminando, nell’analisi dei rapporti fra personaggi, la relazione oppositiva e antagonista fra padroni e servi con le strutture reversibili, confusive e simmetriche del desiderio e assumendo la letteratura come forma simbolica che, grazie alla sua polisemia, consente la dicibilità del represso socioeconomico. Questo approccio è parso disporre di una sua tenuta, trasversale alla modernità: valida cioè sia a inizio che a fine secolo, quando l'illimitata "naturalità" con cui si configura l'odierno capitalismo, il suo riprodursi su scala mondiale senza più alterità apparente, sembrerebbe aver cancellato l’ identità di classe, servile o padronale.
Mimesi e simmetria: la rappresentazione del rapporto servo/padrone nella narrativa del Novecento italiano
ZINATO, EMANUELE
2016
Abstract
Questo lavoro cerca di mettere a punto un possibile metodo di lettura di un tema ad alto tenore sociologico e politico, come la rappresentazione del rapporto servo/padrone, mediante gli strumenti desunti dalla teoria letteraria di René Girard e di Francesco Orlando. Si sono in tal modo individuati sei testi romanzeschi italiani, dislocati lungo un secolo (Capuana, Svevo, Pirandello, Calvino Ottieri, Volponi), e un “archetipo” europeo: il racconto di Tolstoj Il padrone e il lavorante (1895). Si è proceduto, dunque, contaminando, nell’analisi dei rapporti fra personaggi, la relazione oppositiva e antagonista fra padroni e servi con le strutture reversibili, confusive e simmetriche del desiderio e assumendo la letteratura come forma simbolica che, grazie alla sua polisemia, consente la dicibilità del represso socioeconomico. Questo approccio è parso disporre di una sua tenuta, trasversale alla modernità: valida cioè sia a inizio che a fine secolo, quando l'illimitata "naturalità" con cui si configura l'odierno capitalismo, il suo riprodursi su scala mondiale senza più alterità apparente, sembrerebbe aver cancellato l’ identità di classe, servile o padronale.Pubblicazioni consigliate
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