Freedom Time è un lavoro ambizioso: si propone di ripensare la storia coloniale sfidando le coppie categoriali che la sostengono. Tramite un’accurata genealogia della riflessione di Léopold Senghor e Aimé Césaire nel periodo cruciale tra il 1945 e il 1960, il volume rende porosi i confini delle categorie tradizionali del pensiero occidentale, provocando nel lettore quello strano senso di straniamento che solo un buon libro riesce a suscitare. Instaurando un dialogo proficuo tra questi autori e Walter Benjamin, Albert Camus, John Dewey, Wilder scuote alcune delle assunzioni principali del periodo coloniale e postcoloniale: la supposta ineluttabilità dello Stato-nazione come unico orizzonte giuridico-amministrativo possibile, l’isomorfismo di territorio-Stato-popolo e la presunta simmetria tra cittadinanza e nazionalità
G. Wilder, Freedom Time
STENGHEL, CHIARA
2016
Abstract
Freedom Time è un lavoro ambizioso: si propone di ripensare la storia coloniale sfidando le coppie categoriali che la sostengono. Tramite un’accurata genealogia della riflessione di Léopold Senghor e Aimé Césaire nel periodo cruciale tra il 1945 e il 1960, il volume rende porosi i confini delle categorie tradizionali del pensiero occidentale, provocando nel lettore quello strano senso di straniamento che solo un buon libro riesce a suscitare. Instaurando un dialogo proficuo tra questi autori e Walter Benjamin, Albert Camus, John Dewey, Wilder scuote alcune delle assunzioni principali del periodo coloniale e postcoloniale: la supposta ineluttabilità dello Stato-nazione come unico orizzonte giuridico-amministrativo possibile, l’isomorfismo di territorio-Stato-popolo e la presunta simmetria tra cittadinanza e nazionalitàFile | Dimensione | Formato | |
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