Da settembre 2012 a marzo 2014 ho condotto un’etnografia online nel gruppo Facebook “No Lombroso”. La partecipazione quotidiana alla circolazione virale di immagini e commenti razzisti, di cui l’allora ministra dell’integrazione Cécile Kyenge era il principale bersaglio, mi ha dato accesso ai nodi della rete di diffusione delle retoriche razziste sui social media. Il saggio si propone di esplorare la fenomenologia del linguaggio dell’odio nello spazio comunicativo di Facebook, a partire dall’analisi del palinsesto degli eventi costruito da uno dei partecipanti più attivi del gruppo oggetto della ricerca. La decisione di seguire il punto di vista di un singolo attore, selezionato come “caso esemplare”, fornisce un utile ancoraggio metodologico per ordinare l’enorme proliferazione di dati, connaturati alla specificità del terreno virtuale della ricerca, e contribuisce a evitare la costruzione stereotipata e astratta del profilo del razzista. Nella stessa persona, infatti, convive l’appassionata militanza antirazzista contro il razzismo antimeridionale insieme con il razzismo contro gli “stranieri”. Le forme di interazione quotidiana online riproducono un ambiente performativo che agisce come rituale di trasformazione di sé e della relazione con l’altro da sé. In questo senso, Kyenge assume la funzione di un’alterità spettrale evocata per l’edificazione di una communitas dell’immaginario che offre un rifugio salvifico alla deriva politica delle identità minacciate.

Nel laboratorio sociale dell'odio: un anno di ordinario razzismo su Facebook

MILICIA, MARIA TERESA
2016

Abstract

Da settembre 2012 a marzo 2014 ho condotto un’etnografia online nel gruppo Facebook “No Lombroso”. La partecipazione quotidiana alla circolazione virale di immagini e commenti razzisti, di cui l’allora ministra dell’integrazione Cécile Kyenge era il principale bersaglio, mi ha dato accesso ai nodi della rete di diffusione delle retoriche razziste sui social media. Il saggio si propone di esplorare la fenomenologia del linguaggio dell’odio nello spazio comunicativo di Facebook, a partire dall’analisi del palinsesto degli eventi costruito da uno dei partecipanti più attivi del gruppo oggetto della ricerca. La decisione di seguire il punto di vista di un singolo attore, selezionato come “caso esemplare”, fornisce un utile ancoraggio metodologico per ordinare l’enorme proliferazione di dati, connaturati alla specificità del terreno virtuale della ricerca, e contribuisce a evitare la costruzione stereotipata e astratta del profilo del razzista. Nella stessa persona, infatti, convive l’appassionata militanza antirazzista contro il razzismo antimeridionale insieme con il razzismo contro gli “stranieri”. Le forme di interazione quotidiana online riproducono un ambiente performativo che agisce come rituale di trasformazione di sé e della relazione con l’altro da sé. In questo senso, Kyenge assume la funzione di un’alterità spettrale evocata per l’edificazione di una communitas dell’immaginario che offre un rifugio salvifico alla deriva politica delle identità minacciate.
2016
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