Il saggio affronta il tema del giardino nella pittura romana, facendo interagire fonti letterarie e fonti materiali. Proiettata a superare il limite fisico della parete, la pittura di giardino inganna l’occhio dell’osservatore e lo induce a contemplare luoghi meravigliosi e rasserenanti. Luoghi dell’immaginazione, affrescati con abilità da pittori specializzati, che possono costruire un’amplificazione dello spazio reale di un giardino delimitato da superfici murarie o evocare mondi dell’ ‘altrove’ in contesti ambientali connotati da funzioni che dal giardino prescindono completamente. Il censimento delle evidenze, analizzate in tutte le loro componenti, permette di individuare gli elementi ‘formulari’ del sistema parietale, la sua evoluzione, nonché la circolazione dei motivi. Il focus sul rapporto tra le pitture di giardino e lo spazio architettonico permette di cogliere differenziazioni (preferenze e dismissione di motivi) in rapporto alla funzione dell’ambiente. Dall’analisi emerge quanto il giardino dipinto costituisca una delle più esplicite testimonianze di una congruente adesione del tema iconografico alla destinazione dell’ambiente: i vani scoperti, quali giardini e corti, sono infatti gli spazi maggiormente caratterizzati dalla presenza degli horti picti, i quali sottolineano, con un processo di amplificazione illusionistica, le funzioni proprie degli ambienti. In essi emerge il pressoché costante ricorrere del tema sulla superficie del muro di fondo, che determina il limite dell’ambiente; talvolta il medesimo soggetto è ripetuto su una o entrambe le pareti laterali, testimoniando in un gran numero di casi attestati nell’area vesuviana una tendenza ad essere riproposto sull’intera superficie perimetrale del vano scoperto. Se il periodo tra la fine del I sec. a. C. a tutto il I sec. d. C. è quello che permette di definire a tutto tondo il tema degli horti picti nella loro versione illusionistica, l’esame esteso al periodo medio e tardo imperiale guadagna originali elementi che si impostano sul nuovo assetto socio-culturale. In questa prospettiva, la metamorfosi del modello – anche nel suo slittamento semantico – è fondante per la ricezione (e riformulazione) del tema tanto nella pittura catacombale quanto nel sontuoso e complesso programma della Basilica di Aquileia.

Horti Picti. Forma e significato del giardino dipinto nella pittura romana

SALVADORI, MONICA
2017

Abstract

Il saggio affronta il tema del giardino nella pittura romana, facendo interagire fonti letterarie e fonti materiali. Proiettata a superare il limite fisico della parete, la pittura di giardino inganna l’occhio dell’osservatore e lo induce a contemplare luoghi meravigliosi e rasserenanti. Luoghi dell’immaginazione, affrescati con abilità da pittori specializzati, che possono costruire un’amplificazione dello spazio reale di un giardino delimitato da superfici murarie o evocare mondi dell’ ‘altrove’ in contesti ambientali connotati da funzioni che dal giardino prescindono completamente. Il censimento delle evidenze, analizzate in tutte le loro componenti, permette di individuare gli elementi ‘formulari’ del sistema parietale, la sua evoluzione, nonché la circolazione dei motivi. Il focus sul rapporto tra le pitture di giardino e lo spazio architettonico permette di cogliere differenziazioni (preferenze e dismissione di motivi) in rapporto alla funzione dell’ambiente. Dall’analisi emerge quanto il giardino dipinto costituisca una delle più esplicite testimonianze di una congruente adesione del tema iconografico alla destinazione dell’ambiente: i vani scoperti, quali giardini e corti, sono infatti gli spazi maggiormente caratterizzati dalla presenza degli horti picti, i quali sottolineano, con un processo di amplificazione illusionistica, le funzioni proprie degli ambienti. In essi emerge il pressoché costante ricorrere del tema sulla superficie del muro di fondo, che determina il limite dell’ambiente; talvolta il medesimo soggetto è ripetuto su una o entrambe le pareti laterali, testimoniando in un gran numero di casi attestati nell’area vesuviana una tendenza ad essere riproposto sull’intera superficie perimetrale del vano scoperto. Se il periodo tra la fine del I sec. a. C. a tutto il I sec. d. C. è quello che permette di definire a tutto tondo il tema degli horti picti nella loro versione illusionistica, l’esame esteso al periodo medio e tardo imperiale guadagna originali elementi che si impostano sul nuovo assetto socio-culturale. In questa prospettiva, la metamorfosi del modello – anche nel suo slittamento semantico – è fondante per la ricezione (e riformulazione) del tema tanto nella pittura catacombale quanto nel sontuoso e complesso programma della Basilica di Aquileia.
2017
9788869380723
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